La rabbia, l’orgoglio e l’isola che ci sarà
La direzione è chiara, il percorso per arrivarci potrà essere più o meno tortuoso, ma non si può più sbandare. Seconda stella a destra, quello è il cammino

(GETTY IMAGES)
La rabbia, dissimulata bene in una chiacchierata che ha poi toccato diversi altri temi, e l’orgoglio, per quel riconoscimento arrivato in maniera probabilmente inattesa. Se dovessimo sintetizzare i concetti espressi ieri sera da Gian Piero Gasperini, nei venti minuti di conferenza stampa nella pancia dell’Allianz Riviera di Nizza, lo faremmo così, scomodando la memoria di Oriana Fallaci e riportando la questione ai due temi che ci sembra opportuno evidenziare maggiormente. Al di là dei festeggiamenti che almeno sul campo la vittoria nel derby di domenica ha scatenato, appare evidente che al tecnico piemontese non sia andato giù quel finale di partita con la Lazio così moscio da parte dei suoi giocatori, in una circostanza che invece dopo l’espulsione di Belahyane avrebbe suggerito tutt’altra condotta.
Questo tema l’aveva sollevato già De Rossi, come se fosse insito nel Dna di una squadra così caratterizzata negli anni passati (soprattutto nella gestione Mourinho) a difendere vantaggi risicati tirando su il ponte levatoio e mettendosi compatti a difesa del fortino. Non andava bene ieri a De Rossi questo atteggiamento, non va bene oggi a Gasperini. Il primo non ha avuto il tempo di lavorarci, il secondo lo sta facendo in maniera assai convinta, anche a parole, anche in sala stampa. E l’esempio della sua Atalanta, una squadra famosa proprio per la capacità di mordere al collo avversari moribondi e non mollarli più, garantisce per lui. Chissà quanto tempo ci vorrà, ma la Roma dovrà perdere questo vizio di abbassarsi a difesa del vantaggio. Correrà qualche rischio in più, ma la posta in palio è particolarmente ricca.
L’orgoglio è quello invece che ha tirato fuori l’allenatore quando gli abbiamo riferito del bel complimento che gli aveva rivolto in mattinata Franck Haise, il tecnico del Nizza, quando aveva confidato di essersi ispirato a Gasp dopo averlo studiato per anni: «In effetti - ha gongolato il tecnico - ho avuto un ritorno importante quando ho iniziato a giocare le coppe, sia in Europa League, sia in Champions. Il fatto di aver ispirato allenatori così importanti, così bravi, anche solo per piccole cose, è un motivo d’orgoglio. E lo ringrazio per questo».
Più o meno dello stesso tenore era stata la frase nella conferenza stampa prederby quando aveva annunciato di essere disposto anche ad uscire dalla sua comfort zone pur di rendere la Roma una squadra vincente (concetto ribadito anche ieri a Sky) senza però rinunciare ai principi tattici che lo hanno portato così in alto: «Mi avevano detto che passando dalla C alla B non avrei potuto proporre lo stesso calcio, poi me l’hanno detto quando sono arrivato in A, poi in Europa, poi in Champions League, e io invece vado dritto ancora per la mia strada». Questa strada la sta percorrendo ora la Roma. La direzione è chiara, il percorso per arrivarci potrà essere più o meno tortuoso, ma non si può più sbandare. Seconda stella a destra, quello è il cammino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA