L'equilibrio della lotta: la storia di Morten Frendrup
Da un piccolo villaggio fino a Genova, il danese è l'equilibratore della squadra di De Rossi. Tra i migliori per contrasti vinti e palloni recuperati, un profilo da grande squadra
(GETTY IMAGES)
Equilibrio. È forse la prima parola che salta in mente vedendo Morten Frendrup in campo. Classe 2001 e nato a Tuse, un piccolo villaggio di 1.380 abitanti nel comune di Holbæk, in Danimarca. Sin da piccolissimo, Morten inizia a giocare per la squadra della sua città natale. Poi, a dodici anni, passa all'Holbæk: ma solo pochi mesi dopo arriva la chiamata del Brondby. Un'occasione da sfruttare in uno dei club più prestigiosi del paese. La pressione è tanta, ma Morten ha una sola via: giocare a calcio. Riuscire a realizzarsi, arrivare ad alti livelli. E allora tutta la trafila nel Brondby, fino ad arrivare in prima squadra. Il primo a riconoscerne le potenzialità è Alexander Zorniger, nel 2017. Esordio a 16 anni tra i grandi, divenendo il più giovane nella storia del club. L'anno successivo è ancora di rodaggio, anche se nelle 4 presenze registrate arriva il primo gol tra i grandi, in coppa.
Centrocampista box to box per eccellenza, ma non solo: affidabilità e duttilità. Frendrup gioca ovunque, l'unica cosa che non cambia è l'animo da guerriero. Una lotta continua, ma quasi mai fallosa, senza però rinunciare a geometrie e tecnica individuale. In campo la trasformazione è evidente, ancor di più se paragonato alla personalità di Morten nella vita di tutti i giorni. Antisocial al massimo, lascia spazio solo alle fotografie più importanti della sua carriera e della sua vita. Riservato e completamente immerso nel suo mondo, il calcio. Un obiettivo inseguito con tutta la forza possibile: nel 2019 diventa titolare in pianta stabile del Brondby, dove rimane fino alla stagione 2021-22. Prime soddisfazioni anche in Europa, dove può mettersi in mostra in Champions ed Europa League. E a proposito di fotografie e di Europa: uno dei fermi immagine più importante resta sicuramente la sfida contro i Rangers di Steven Gerrard, suo idolo ed esempio di sempre.
L'ultimo anno al Brondby, in patria, si interrompe a gennaio. Arriva il Genoa, la Serie A, il calcio che conta. E che Morten ha sempre sognato. L'occasione è ghiotta, Frendrup ringrazia tutti e prepara le valigie, destinazione Italia. Più precisamente, Liguria. Subito dieci presenze col Grifone (dove fa il suo esordio addirittura come terzino), nell'anno della retrocessione. Un periodo decisamente delicato per la storia del club, ma che forgia in maniera indissolubile Morten. In Serie B, il danese si prende non solo la scena, anche la squadra sulle spalle, direzione Serie A. Una promozione che arriva immediatamente e che permette al ragazzo, negli anni successivi, di misurarsi con il calcio dei grandi. L'impatto è ottimo: basti pensare che, nella prima stagione in Serie A da protagonista, è il calciatore con il numero più alto di contrasti vinti in campionato, 131, e terzo in Europa. Quella lotta che lo ha sempre caratterizzato in tutto il corso della sua carriera. Sempre con una certa pulizia negli interventi, che infatti hanno permesso a Frendrup di essere primo anche nella classifica dei palloni recuperati nella stessa annata. Qualità innate per un preciso motivo, come ha raccontato in un'intervista a Cronache di Spogliatoio: "Sono diventato bravo a leggere il gioco da piccolo: non ero molto grande, dovevo trovare un altro modo per trovare vantaggio. Ecco perché sono diventato bravo nel recupero palloni. Ecco perché sono diventato un ruba-palloni".
Personalità atipica, idee chiare e caratteristiche da guerriero astuto. Al momento, Morten vanta 144 presenze e 7 gol con il suo Genoa, di cui è ormai bandiera: un profilo che piace alla Roma e a Gasperini, che lo segue dai tempi dell'Atalanta. Strada facendo, il percorso di Frendrup continua a illuminare gli occhi di tante big del calcio italiano e non solo. E se tutte le strade portano a Roma, chissà che anche quella del danese possa incrociarsi con la Capitale.
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