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tatticamente

L'analisi di Cska Sofia-Roma: quanti errori di concentrazione

Peres, Diawara, Fazio, Kumbulla. L’eccesso di sicurezza può portare a fare i conti con i propri limiti, le leggerezze hanno condotto alla sconfitta

12 Dicembre 2020 - 10:30

I numeri di Cska Sofia-Roma fanno riferimento a una partita che una squadra sembrerebbe aver gestito con tanta autorevolezza tranne che in un dato, che però è quello che conta di più: l'indice di pericolosità delle conclusioni. Poi dice che i numeri non contano per capire una partita. Qui spiegano tutto: una squadra, la Roma, ha gestito la partita, ha tenuto un possesso palla infinito (69%, con punte di 80% nei quindici minuti finali dei due tempi), ha tirato più in porta, ha costruito il maggior numero di azioni offensive, tirato più calci d'angolo, ha portato più palloni nella metà campo avversaria e nell'area avversaria, eppure ha lasciato tirare agli avversari da più vicino e per un valore di pericolosità di 1,32 xg contro il misero 0,78 creato. Il dato del Cska Sofia fa riferimento alla somma dei quattro valori determinati dalle quattro occasioni nate da quattro errori di gestione del pallone commessi dai giocatori della Roma illustrati nella loro totalità nelle grafiche (online sui nostro profili Instagram e Twitter nel pomeriggio). Cioè, al netto del poker degli errori servito dai romanisti, il Cska non è stato mai pericoloso. Tutte le azioni più incisive della Roma sono nate invece da sviluppi più o meno lineari disegnati dai giocatori a superare linee difensive sempre piuttosto folte.

Le attenuanti

Ce n'è abbastanza per dire che la Roma non ha sbagliato la prestazione in senso generale, se non per l'inadeguato grado di partecipazione e di concentrazione di alcuni (molti) dei suoi giocatori e non certo solo quelli protagonisti degli errori. A determinarlo vanno considerate indubbiamente le attenuanti generiche relative all'importanza più o meno nulla della partita, alle scelte strategiche dell'allenatore sull'opportunità di portare i giocatori titolari già piuttosto stressati dal calendario fitto e l'emergenza delle ultime ore che ha tolto di mezzo anche Calafiori e Mirante, costringendo il tecnico a far esordire oltre al già designato Milanese anche gli altri due 2002 Boer, il portierino molto considerato nel settore giovanile giallorosso, e Bamba, attaccante reinventato esterno di centrocampo con compiti anche difensivi (inevitabilmente disattesi).

Le mancanze

Al netto di tutto questo, si può tranquillamente sostenere che in una partita più importante, immaginiamo una gara da dentro o fuori che decida il destino di una squadra, tre se non tutti e quattro gli errori commessi che hanno portato alle conclusioni (e alle tre reti) degli attaccanti del Cska non sarebbero stati commessi. Due sono peraltro anche più comprensibili: e ci riferiamo a quello iniziale di Kumbulla (che ha tentato un difficile controllo invece di un più facile passaggio verso Pedro) e quello immediatamente successivo di Peres (che ha sbagliato tempo e forza di un passaggio a Milanese). Il primo perché non era facilissimo controllare quel pallone, il secondo perché era a metà campo e non ha portato ad una conseguente palla gol ma solo ad uno sviluppo da cui poi è nata la svirgolata di Sankharé che ha determinato il successivo tiro di Rodrigues. Decisamente meno comprensibili gli errori di Diawara e Fazio che hanno portato ai due gol che hanno scavato il solco definitivo tra le ambizioni della Roma e il risultato. Nel caso del guineano sia la consuetudine a cui senza alcun dubbio Fonseca ha allenato la sua squadra nella prima impostazione (era il classico caso in cui il portiere, in questo caso Boer, per raggiungere un suo compagno schermato, Kumbulla, passa da uno non schermato, anche se sotto pressione, Diawara, per raggiungere proprio il terzo uomo originariamente coperto, Kumbulla) sia lo schieramento troppo aperto in quel momento della difesa (con Kumbulla, centrale di mezzo, largo a sinistra, Jesus alto e Fazio aperto dalla parte opposta) avrebbero dovuto consigliare Diawara di non cercare di saltare l'avversario, ma di appoggiarsi facilmente al compagno libero. Quanto a Fazio, il suo passaggio verso Boer è stato troppo superficiale nell'esecuzione (senza neanche guardare) e sbagliato nel senso, perché in quel caso si invita il portiere a spostarsi lateralmente rispetto allo specchio della porta proprio per non correre rischi di contatto con gli avversari. La sensazione insomma è che certi giocatori debbano mantenere sempre altissima la concentrazione per mascherare magari dei limiti tecnici o tattici che altrimenti rischiano di uscire fuori. E questo è proprio quello che è accaduto, magari a livello inconscio, ai giocatori impegnati giovedì a Sofia.

L'estroso Mihajlovic

Ora però bisogna rialzare l'asticella perché la Roma è attesa da quattro partite ravvicinate prima di Natale e tre subito dopo Capodanno che porteranno il campionato a vivere sette giornate che saranno decisive per determinare gli indirizzi definitivi. Perché poi per chiudere il girone d'andata mancheranno solo le ultime due gare che vedranno la Roma impegnata contro Lazio e Spezia all'Olimpico. Prima, durante e dopo le feste il calendario prevede in rapida successione Bologna, poi Torino, Atalanta, Cagliari, Sampdoria, Crotone e Inter. Tra una festività e l'altra insomma si capirà in maniera più o meno definitiva il valore di tutte le squadre che oggi in Italia ambiscono all'eccellenza. La Roma è ancora in corsa per inserirsi in questa ristretta élite anche se indubbiamente alcuni segnali possono essere considerati sinistri per definirne almeno le potenzialità: le due sconfitte di Napoli e Sofia, ovviamente per motivi diversi, non autorizzano troppi entusiasmi. Ora bisogna ritrovare motivazioni e concentrazione per affrontare nella maniera migliore il complicato impegno con il Bologna dell'estroso Mihajlovic. L'allenatore serbo cambia spesso le carte in tavola: a Milano con l'Inter ha schierato per la prima volta la sua squadra proprio sulla falsariga della Roma di Fonseca, con tre difensori centrali (Medel aggiunto a Danilo e Tomiyasu), quattro centrocampisti, due mezzepunte e Palacio. Lo schieramento era stato provato in settimana e quando il cronista del Corriere dello Sport l'ha svelato, in una successiva conferenza il tecnico si è arrabbiato annunciando severissimi provvedimenti nei confronti della talpa colpevole della spiata aggiungendo che la difesa a tre era stata provata solo per ingannare qualche ficcanaso. Invece a Milano ha giocato proprio così. Ma gli è andata male e a quanto pare contro la Roma tornerà sui suoi passi, col 4231 o il 4141 alternati negli ultimi tempi. Si vedrà.

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