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tatticamente

Quando l'Europa diventa Trigoria: la gestione perfetta di Fonseca

Sia pur contro avversari non irresistibili l’allenatore della Roma ha saputo usare perfettamente gli impegni infrasettimanali di Europa League

05 Dicembre 2020 - 11:00

Tra Napoli e Sassuolo, vale a dire due tra le squadre che giocano meglio in Italia, la Roma ha affrontato e battuto senza troppe sofferenze lo Young Boys di Berna, squadra pluricampione di Svizzera ben allenata da un signore, Gerardo Seoane, che prova con i suoi mezzi a giocare anche un calcio divertente. Poteva essere una partita ricca di insidie, sia dal punto di vista tattico sia da un punto di vista mentale, e l'ingiusto svantaggio arrivato dopo mezz'ora di una partita dominata avrebbe potuto ulteriormente complicare la situazione. Ma la Roma ne è uscita alla grande, pareggiando subito e trovando nella ripresa le reti che hanno reso giustizia a ciò che si era visto in campo. Le prime giornate di Europa League sono dunque servite a Fonseca per tenere sulla corda tutti i giocatori della sua rosa compresi quelli che, rimasti in giallorosso solo per la difficoltà nel portare a termine le cessioni, si pensava dovessero rimanere ai margini della prima squadra. L'esempio più significativo al riguardo è Juan Jesus, il difensore brasiliano che per la mancanza contemporanea di tanti suoi colleghi di reparto ha giocato giovedì la sua terza partita consecutiva (anche se a Napoli è entrato solo dopo l'infortunio di Mancini). Il vantaggio di giocare l'Europa League invece della Champions League nella fase a gironi è evidente: affrontando squadre di secondo livello europeo non c'è la necessità di far giocare sempre i migliori giocatori e questo porta indubbi benefici nella gestione delle forze anche in campionato. Il conto si farà a Natale ma è indubbio che senza lo scivolone di Napoli la Roma sarebbe considerata oggi forse la vera rivale del lanciatissimo Milan nella corsa verso le prime posizioni della classifica…

Il misurino di Fonseca

Di sicuro la gestione di Fonseca degli impegni infrasettimanali di questa prima parte di stagione è stata esemplare. La Roma ha ottenuto il massimo, conquistando la qualificazione con due turni d'anticipo e il primo posto prima dell'ultima trasferta, che adesso, incastrata tra Sassuolo e Bologna, e quindi tra la via Emilia e il West, sarà poco più di un allenamento, nel gelo di Sofia. Insomma l'Europa, invece di essere una scocciatura anche un po' rischiosa (visto che la sottovalutazione degli avversari può spesso portare a spiacevoli sorprese) è servita all'allenatore per dare ulteriore compattezza al suo gruppo, lavorando in campo laddove tra ripetuti impegni, complicazioni da Covid, e trasferte per le nazionali, a Trigoria non riesce più a fare. È solo un peccato che in questa competizione la Roma non sia ancora riuscita a farsi largo fino alle finali, e chissà che non sia questa la stagione giusta. Di certo il rango della squadra giallorossa è ormai considerato da osservatori e avversari di primissimo livello. Lo testimoniano le parole che al termine delle partite arrivano dai tecnici sconfitti. In cinque partite la Roma ha segnato 10 gol subendone appena 2, entrambi da Nsamé, vigoroso attaccante dello Young Boys. Ma soprattutto ha sciorinato in casa e in trasferta il suo calcio quasi a prescindere dagli interpreti che di volta in volta sono stati chiamati a giocare, senza peraltro lesinare mai le sostituzioni. A differenza di quello che è accaduto in campionato (la Roma è la squadra che ha utilizzato meno le sostituzioni in Italia), in Europa Fonseca ha utilizzato tutte le alternative possibili dalla panchina, dosando le energie con il misurino del farmacista. Il risultato è che, al netto delle difficoltà causate dalla diffusione del virus e dagli infortuni muscolari (e almeno quest'anno siamo nella media delle altre squadre), Fonseca è andato in difficoltà solo nella gestione dei difensori, per la sfortunata casualità di averne contemporaneamente fuori cinque su sei, come è capitato la settimana scorsa in Romania. Peccato che il periodo più difficile da questo punto di vista sia coinciso con la trasferta di Napoli, di cui però si è già abbondantemente parlato.

Il Sassuolo in overperformance

E adesso arriva all'Olimpico la bella squadra di De Zerbi, probabilmente il più lanciato allenatore italiano di nuova generazione. Quest'anno il Sassuolo sta finalmente raccogliendo i frutti di tanta semina, a conferma del fatto che i bravi allenatori vanno lasciati lavorare perché più tempo passano sul campo più le loro squadre migliorano… In questa stagione il Sassuolo ha il terzo migliore attacco, la quinta migliore difesa (esattamente come la Roma), è una delle squadre più giovani del campionato (rispetto alla media della Roma ha anni 1,3 in meno ), è terza nella classifica dei dribbling e dei duelli uno contro uno (dopo Bologna e Torino), è la squadra che cade meno in fuorigioco (per il perfetto tempismo delle giocate dei suoi attaccanti), è seconda per numero di attacchi alla profondità e, ovviamente, prima per numero di passaggi tra i suoi giocatori, a conferma delle straordinarie capacità raggiunte da De Zerbi nell'insegnamento dell'impostazione dal basso. Di questo tema il tecnico bresciano ha fatto una vera e propria arte. Nell'impostazione del suo gioco ogni singola modalità di pressione avversaria è codificata e in qualche modo studiata. Questo non significa che poi il tasso di rischio di certe giocate sia inesistente (con l'Inter, ad esempio, si sono trovati subito in svantaggio proprio per un errore nella prima impostazione), ma che sono sempre di più i vantaggi rispetto ai rischi che si corrono. Quando esce dalla pressione avversaria, il Sassuolo punta la porta correndo in verticale con una capacità che poche altre squadre in Europa hanno così definito. Ma attenzione a un dato: il Sassuolo in questo momento è la squadra più in overperformance d'Italia. In pratica, è la squadra che ha raccolto di più rispetto a quello che ha prodotto. Il differenziale tra i goal realizzati e i goal attesi (quel numero di goal che statisticamente si dovrebbero segnare in rapporto alle probabilità di far gol di tutte le conclusioni registrate verso la porta) è di quasi -7. Cioè il Sassuolo ha prodotto occasioni per segnare 13 reti e in realtà ne ha segnate 20. Nessun altro raggiunge questo valore. Tra le grandi hanno un differenziale favorevole anche l'Atalanta (+2) e il Napoli (+4). La Roma è invece una squadra che ha segnato meno rispetto a quello che ha creato (ma con uno scarto minimo: -0,5 ). La Juventus è in linea. La più penalizzata in questo senso è invece il Milan, con quattro goal in meno rispetto a quelli che le conclusioni avrebbero potuto garantire.

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