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L'analisi di Roma-Udinese: il capolavoro di Gasp più valore per la squadra

Giocatori rigenerati, gambe che volano, tattiche vincenti. E un altro gioiello con un’azione durata 64 secondi e in dieci a toccare il pallone

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
11 Novembre 2025 - 06:30

Ops, he did it again, direbbero gli inglesi. L’ha fatto di nuovo. Chi? Gasperini. Che cosa? La meraviglia di un gol corale alla cui gestazione partecipano tutti i giocatori in campo con gli avversari che restano a guardare. 53 secondi e 11 giocatori su 11 a partecipare all’azione del raddoppio a Glasgow; 64 secondi e 10 giocatori (tutti tranne Wesley) a partecipare all’azione del raddoppio contro l’Udinese: nasce tutto da Svilar che, al 14’33” del secondo tempo, serve di mano Mancini che poi la dà a Pellegrini e poi da lì a Koné, Pellegrini, Cristante, Baldanzi, Hermoso, Ndicka, Cristante, Soulé, Baldanzi, Cristante, Baldanzi, Mancini, Cristante, Ndicka, Koné col triangolo geniale di Pellegrini e ancora Koné per Celik, con la sovrapposizione interna di Mancini che la restituisce a Celik che fa gol quando il cronometro è arrivato a 15’37”. Una bellezza assoluta.

I giocatori già valorizzati

Se poi allargassimo il punto di vista e volessimo sintetizzare in alcuni punti tutti gli obiettivi già raggiunti da Gian Piero Gasperini, dovremmo partire da quelli più visibili, e di conseguenza esaltati da tifosi e osservatori esterni, per finire a quelli meno evidenti, ma non per questo meno importanti, anzi… Il primo punto che sta facendo aumentare il suo fascino anche agli occhi dei proprietari del club è proprio quello della valorizzazione del suo parco giocatori, motivo principale alla base del suo ingaggio, preso atto dei conti sempre floridi dell’Atalanta sotto la sua gestione. La sua capacità di far rendere al massimo non solo i campioni affermati o comunque quelli dal rendimento sempre costante, ma soprattutto i gregari che in lui vedono la prospettiva, quasi unica nella loro carriera, di dare una svolta in positivo per uscire da quella mediocrità in cui si sono spesso trovati avviluppati, diventa un clamoroso moltiplicatore di motivazioni. Celik è un po’ lo Zappacosta della Roma e ne abbiamo parlato abbastanza nelle pagine precedenti. Con lui è stato recuperato Hermoso, riposizionato Ndicka centrale e da qui l’intuizione di Mancini braccetto di destra libero di costruire e Wesley spostato largo a sinistra, “scoperta” di Gasp nelle due settimane della precedente sosta, quando con il brasiliano ha lavorato nel dettaglio, scoprendo una sorprendente adattabilità anche sulla fascia già “orfana” di Angeliño. Così adesso la Roma ha un pacchetto di cinque giocatori dal rendimento assoluto, cementati nella loro intesa e con tanti benefici indiretti per l’autostima crescente. E pian piano anche i Ghilardi, gli Ziolkowski, i Rensch sanno che il loro impiego dipende da loro stessi: hanno l’esempio da emulare di chi “ce l’ha fatta”. Lo stesso discorso si potrebbe fare in mezzo al campo per Cristante, spinto al massimo del suo rendimento sia da mediano sia da trequartista, ruolo che lo stesso giocatore aveva sperimentato proprio nella precedente esperienza con Gasperini all’Atalanta e che viene utilizzato qui o lì a seconda del sistema di gioco degli avversari. Anche per questo Cristante ha riconquistato la Nazionale, proprio come Mancini, nel frattempo diventato leader assoluto del reparto difensivo e ormai dell’intero gruppo. E per chiudere il terzetto degli italiani spesso contestati, ecco che anche Pellegrini è tornato ad essere il giocatore decisivo che negli anni passati aveva convinto non solo i tifosi, ma anche tutti i commissari tecnici delle diverse nazionali.

Quelli ancora da valorizzare

Se manca qualcosa, in questo momento, sotto il profilo della valorizzazione dei giocatori è solo nel reparto offensivo. Se Dybala infatti continua ad essere utilizzato secondo la disponibilità delle sue fragili fibre muscolari, non si può certo dire che altri attaccanti siano riusciti ad esprimersi al massimo, come invece è accaduto a quasi tutti quelli che sono passati all’Atalanta tra le sapienti mani sapienti dell’artigiano Gasperini. Tra Ferguson e Dovbyk sembra una gara al ribasso, ma nessuno dei due sembra ancora entrato nella giusta sintonia con lui, El Shaarawy è sparito dai radar e colleziona solo spezzoni di partite quando non sono a disposizione alternative diverse, lo stesso Baldanzi sta provando a dare il suo contributo ma dopo essere stato escluso dalla lista Uefa non è ancora riuscito a incidere in campionato. Di Bailey capiremo di più quando sarà uscito dalla spirale degli infortuni, mentre Soulé, indiscusso titolare di questa prima fase di stagione, è perennemente alla ricerca della giusta continuità.

L’alternativa a Guardiola

Un altro punto in cui ha sicuramente inciso fino a oggi Gasperini è quello della mentalità offensiva della squadra, quasi una diretta conseguenza dell’atteggiamento di base ostruzionistico portato però, e questa è la grande intuizione della sua filosofia, fino al limite dell’area avversaria, e non sulla propria tre quarti come avveniva nel vecchio calcio all’italiana. Uno spostamento di baricentro in avanti di 40-50 metri nelle marcature individuali che ha rappresentato un’alternativa praticamente unica dal punto di vista tattico in un contesto totalmente asseverato alle intuizioni altrettanto geniali di un signore che proprio domenica ha festeggiato le 1000 panchine professionistiche, Pep Guardiola. Non a caso, sono moltissimi gli allenatori interpreti ormai convinti del calcio posizionale di Guardiola che si sono in qualche modo convertiti alle pressioni offensive individuali trovando un compromesso tra le diverse mentalità.

Un cuore, un’anima, un futuro

Un aspetto da non sottovalutare nell’avventura romanista è l’empatia quasi feroce che si sta generando tra la filosofia tattica dell’allenatore e l’ambizione della tifoseria, da sempre attratta da una modalità di gioco che sappia fondere la produttività del calcio offensivo all’anima testaccina del club. Il calcio di Gasperini sembra fatto apposta per richiamare questa alchimia. E se è vero che ai romanisti da sempre piacciono i giocatori più dotati sul piano dinamico («falli córe» l’immutabile richiesta) ecco che le virtù atletiche pian piano mostrate dalla squadra garantiscono un ulteriore surplus di incoraggiamento. Il resto lo fa l’ambizione dell’allenatore, uno in grado di richiamare Dybala all’inizio della stagione ad un concetto semplice: «Spero che Paulo abbia la voglia di vivere la stagione migliore della sua carriera». La stessa ambizione che in un recente vertice di mercato ha portato l’allenatore a chiedere innesti vincenti e adeguata programmazione per i prossimi anni per porre le basi per aprire un ciclo. Possibilmente vincente.

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