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L'analisi tattica di Roma-Entella: missione compiuta. Ora c'è il tabù 3-5-2

Sbrigata la pratica in Coppa Italia, Di Francesco si prepara a giocare contro il Torino e un sistema tattico che quest’anno sta soffrendo

Robin Olsen contro l'Entella, di LaPresse

Robin Olsen contro l'Entella, di LaPresse

16 Gennaio 2019 - 09:52

Ogni volta che si vince largamente contro squadre meno forti dal punto di vista tecnico, si tende a pensare che non si sia fatto granché. Poi la storia del calcio è piena di esempi contrari (anche alla Roma, ce ne sono di recentissimi) e quindi non si può evitare di partire in questa analisi dalla considerazione che una nuova consapevolezza da un po' di tempo sembra animare la squadra giallorossa e la sfida ad una squadra moderna e ben preparata come la Virtus Entella di Boscaglia ne ha dato un'altra dimostrazione, dopo le recenti prove con Sassuolo e Parma. Indubbiamente, quando si gioca contro squadre non asserragliate in difesa le virtù tecnico-tattiche della Roma vengono esaltate, ma anche contro i fortini alla D'Aversa (l'allenatore del Parma), una volta trovata la chiave poi il muro viene giù facilmente.

Dunque ammesso (e non concesso) che difendendo a oltranza si possa resistere agli attacchi di avversari maggiormente dotati dal punto di vista tecnico, ci teniamo sempre dalla parte degli allenatori che insegnano prima a giocare il pallone e poi, semmai, a toglierlo agli avversari: perché costruiscono non solo per il presente ma anche per il futuro e i loro giocatori si divertiranno sempre di più dei loro colleghi costretti solo a correre dietro agli avversari. Però i dati di quest'anno ci dicono pure che esiste un sistema di gioco (solitamente interpretato in maniera molto difensiva) che quest'anno fa soffrire la Roma di Di Francesco. Ma ci arriveremo più avanti.

Il festival dei tacchi

Intanto partiamo dalla gara con la Virtus, in cui ad esempio si sono esaltati gli aspetti tecnici, prima che tattici, della squadra giallorossa. E il gesto in cui maggiormente si evidenziano le proprietà tecniche di un giocatore è il colpo di tacco. E lunedì sera all'Olimpico si è assistito a un vero e proprio festival del genere.

Ha cominciato dopo 21 secondi Schick realizzando in quella maniera il suo gol (il quarto, peraltro, nella stagione della Roma: ed è curioso annotare come Totti in 25 anni di spettacolare carriera non sia mai riuscito a segnare una rete così), ci ha provato anche Ünder, per non parlare degli assist dello stesso Schick (vincente, per Marcano a fine primo tempo), di Pastore per Cristante nel primo tempo e di Kluivert per Pastore nel secondo, senza effetti per dettagli sfortunati. E ne ricordiamo altri sparsi per il campo, a colorare di brasiliano una serata molto giallorossa.

I numeri parlano chiaro

Dal punto di vista della partita c'è stato un po' di equilibrio solo nella parte centrale del primo tempo, quando dopo essere passata in vantaggio la squadra giallorossa s'è rilassata pensando che il compito fosse più facile del previsto. Non è mai facile giocare contro squadra dalle conoscenze sofisticate come l'Entella, non pensando per un attimo alle differenze tecniche. Boscaglia ad esempio aveva studiato una modalità di immediata transizione con palla trasversa dietro la linea difensiva e anche una con palla lunga sul secondo palo negli scarichi sulla trequarti avversaria, e un paio di volte è andato vicino a costruire la giocata giusta.

Ma poi la Roma ha saputo assorbire quasi tutte le iniziative ed è ripartita con mille azioni offensive e soprattutto con la giusta determinazione e a poco a poco ha sovrastato gli avversari, come testimoniano i numeri: 13 tiri in porta contro 4 (21 in totale contro 7, e addirittura 15 da dentro l'area), 7 fuorigioco provocati con l'atteggiamento altissimo della linea difensiva, 86,7% di passaggi riusciti (contro il 72,3%, a proposito di qualità), 653 passaggi a 329, appena 53 lanci (contro 84) e ben 190 verticalizzazioni (contro 139). Con sviluppo peraltro quasi sempre centrale, come confermano i dati dei palloni giocati dai singoli giocatori (comandano Fazio, Pellegrini, Cristante e Pastore).

A volte sembra che sia solo casualità quando un portiere respinge su un avversario, ma poi a guardar bene si capisce l'errore commesso. Sulla punizione dal limite concessa dall'arbitro al 16' del primo tempo, la presenza di due possibili tiratori (di destro e di sinistro) spinge Olsen a chiedere otto uomini in barriera. Ma sono troppi, perché, come si vede nel primo fotogramma, alla destra della barriera si piazzano tre biancocelesti col presidio del solo Karsdorp. Oltretutto, degli otto in barriera nessuno si sdraia a evitare il tiro rasoterra (come fece una volta Florenzi), così la palla passa una prima volta e sulla respinta di Olsen è fatale che a replicare sia di nuovo un giocatore dell'Entella dei tre liberi: per fortuna Olsen respingerà anche il tentativo ravvicinato di Eramo

E ora Mazzarri

Buona la prima (del 2019) si riparte ora con il girone di ritorno e il primo avversario sarà quel maestro del contro gioco che è il tecnico del Torino, Walter Mazzarri. Come si è visto già all'andata, la Roma soffre parecchio le squadre che si chiudono e cercano di sfruttare il suo minimo errore in possesso per colpirla con immediate transizioni, come il Toro sa fare bene.

In più c'è una curiosa concomitanza che lascia pensare come la Roma soffra, tra le squadre che si chiudono e ripartono, soprattutto quelle che lo fanno muovendosi sul campo secondo i dettarmi del 3-5-2 interpretato evidentemente in una maniera molto difensiva. Non sappiamo se sia solo un caso che le uniche tre sconfitte arrivate quest'anno in campionato contro squadre molto più deboli tecnicamente siano maturate giocando contro il sistema con tre difensori, cinque centrocampisti (con i due esterni molto mobili e bravi prima a difendere e poi a riattaccare) e due punte vicine.

È capitato a Bologna, con la Spal in casa e a Udine, mentre gli altri due ko di campionato sono arrivati sui campi di due squadra di prima fascia schierate col 4-3-3 (Milan e Juventus). Può essere ovviamente anche solo un caso, ma non dimentichiamo le parole di Nicola, allenatore dell'Udinese: «Con gli esterni avevamo visto che avremmo potuto provare ad allargare un po' la diagonale tra il terzino e il centrale della difesa romanista, provando poi a colpire rapidamente contando sul due contro due in zona centrale, con i nostri attaccanti veloci». In pratica, il tipo di azione che abbiamo analizzato nella pagina accanto e che si è verificato anche con l'Entella. Un pericolo in più per la Roma che all'andata ha battuto il Torino (e il 352) con molta fatica. Vediamo di superare questo tabù.

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