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Quando non brilla il jolly Cristante: l'analisi di Zorya-Roma

La generosità del centrocampista tuttofare rischia di essere un limite: anche con gli ucraini sono stati persi troppi palloni

Bryan Cristante @Mancini

Bryan Cristante @Mancini

02 Ottobre 2021 - 13:18

Non scherzando e non ridendo la Roma ha giocato in Ucraina la sua 10ª partita ufficiale sotto la guida di José Mourinho raccogliendo la sua ottava vittoria. Se avessimo la certezza di poter proiettare questo score sul resto della stagione metteremmo la firma oggi. Conseguire l'80% delle vittorie sulle partite giocate, o anche abbassando leggermente lo standard, significherebbe raggiungere sicuramente uno, forse due traguardi stagionali: la vittoria in una delle due coppe (perdendo magari qualche partita in più in campionato) o il raggiungimento di un posto di prestigio nella classifica della serie A (l'Inter l'anno scorso ha vinto lo scudetto con il 75% delle partite vinte).

È indubbiamente vero che nessuna partita è stata dominata e che gli avversari non erano dello stesso livello tecnico della Roma, ma chiedete al Napoli di coppa o alla Juventus di campionato quanto può essere importante in ogni caso vincerle quelle sfide. L'atmosfera che c'è intorno alla Roma resta invece di grande scetticismo, come se Mourinho oltre alle teste dei calciatori (esercizio in cui si è rivelato ancora una volta il fuoriclasse che è sempre stato) avesse la bacchetta magica per poter risolvere tutta un'altra serie di questioni che in realtà non hanno a che fare con il valore di un allenatore, ma con quello estrinseco e oggettivo della qualità dei calciatori. Semmai lui può e dovrà lavorare di più sull'impermeabilità difensiva, ma la rosa fino a gennaio sarà questa. E pur avendo risolto brillantemente il problema del portiere (tesserando nello scetticismo dei soliti ciarlatani un giocatore di sicuro affidamento come Rui Patricio, scommessa già vinta) e avendo coperto la fuga di Džeko con l'ingaggio di un potenziale fuoriclasse come Tammy Abraham, restano però alcune carenze strutturali che potranno essere risolte solo con il tempo visto che i mezzi finanziari e le opportunità di mercato ad agosto non lo consentivano.

In difesa, ad esempio, manca qualcosa se Smalling non è al 100% e se Karsdorp ha un raffreddore. In attacco ci sono soluzioni a sufficienza per poter serenamente gestire presente e futuro di questa squadra (considerando il potenziale di valore assoluto di giocatori come Pellegrini, Zaniolo e lo stesso Abraham). Dove permangono, invece, problemi difficili da risolvere è probabilmente in mezzo al campo. E se su Veretout c'è unanimità di giudizio e semmai gli unici dubbi sono legati al fatto che ogni tanto anche lui abbia bisogno di tirare il fiato, il vero dilemma del reparto, della squadra e, di conseguenza, anche della stagione romanista è legato al rendimento di Cristante.

I limiti di Bryan

Anche contro i non irresistibili ucraini sono state tante le palle perse dal centrocampista azzurro (8, di cui 4 nella propria metà campo). Col Verona furono 12, con la Lazio 10. E negli occhi restano le dimostrazioni di scarsa mobilità in occasione del primo gol al derby (Milinkovic che attacca lo spazio ignorato dal suo dirimpettaio) e l'inutile rincorsa a Pedro nell'azione del raddoppio. Forse il problema è proprio questo: per il relativo dinamismo e per la stessa composizione tattica del centrocampo della Roma, l'ex atalantino non riesce a garantire l'impermeabilità di cui la squadra avrebbe bisogno in fase di non possesso palla, né brilla per acutezza in cabina di regia, al netto delle indubbie qualità di visione di gioco verticale e della generosità che lo porta a dare sempre il massimo.

Cristante, insomma, resta quell'ottimo giocatore di cui nessun allenatore farebbe mai a meno, ma probabilmente è un valore aggiunto quando non deve essere il fulcro su cui poggiare i destini di una squadra ambiziosa. Nella vittoria della Nazionale agli Europei è stato indubbiamente un fattore, ma sempre partendo dalla panchina. Difficile pensare invece che nel centrocampo a 2 della Roma possa giocare per tutta la stagione con il rendimento sempre al top e garantendo ciò che alla squadra serve realmente nelle due fasi di gioco e, soprattutto, nelle fasi di transizione.

Quali soluzioni?

Se compito di chi scrive è individuare elementi di discussione tattica utili a capire meglio vizi e virtù della squadra giallorossa, è indubbio che le soluzioni spettano a chi la squadra la dirige sul campo. E probabilmente Mourinho ha già individuato gli aspetti su cui la squadra potrà migliorare innanzitutto sul piano del filtro. Altra cosa potrebbe essere invece una variazione del sistema di gioco, sia magari con il passaggio alla difesa a tre (soluzione più volte evocata dal portoghese, ma mai realmente provata) sia distribuendo in maniera diversa gli uomini tra attacco e centrocampo.

Ad esempio immaginare un reparto di metà campo a tre, con un trequartista e due punte oppure con tre punte potrebbe anche essere un'altra soluzione. Pellegrini e Zaniolo hanno struttura e qualità per essere fantastiche mezzeali di forma e sostanza, Veretout (o lo stesso Cristante) potrebbe esserne l'equilibratore centrale. E davanti in caso di 433 possono distribuirsi a piacere punte centrali o esterne, o nel 4312 con un trequarti (Mkhitaryan, o gli stessi Pellegrini o Zaniolo inserendo magari Diawara nelle rotazioni) e due punte, per affiancare Shomurodov o Borja a Abraham. Soluzioni non ne mancano, ma solo Mourinho può testarle con il lavoro sul campo. Fermo restando il fatto che finora ha vinto otto partite su dieci e dunque ha ottenuto forse anche più di quello che gli veniva richiesto all'inizio dell'avventura.

Tra Zorya ed Empoli

La sfida in Ucraina è stata subito indirizzata da El Shaarawy (un altro che dà sostanza numerica più che forma estetica alle sue presenze) e quindi si è incanalata nel verso giusto. I numeri confermano come la squadra giallorossa abbia decisamente meritato la larga vittoria anche se ha rischiato qualcosa in più del necessario. Concedere 12 tiri verso la porta ad un avversario di questo livello resta ad esempio un motivo di preoccupazione per un allenatore. Ma il risultato non è stato mai in discussione, per cui ogni valutazione dubbiosa scivola facilmente sopra la corazza del portoghese. Adesso però, prima della sosta (e quindi della sfida in casa della Juventus al rientro), sarà l'Empoli di Andreazzoli a rendere visita ai giallorossi all'Olimpico, con la sua rosa giovane (la seconda dopo lo Spezia), acerba (sono la prima squadra per expected gol concessi), ma a cui piace giocare (sono nella metà di sinistra della classifica per possesso palla, addirittura i primi per cross fatti e per tocchi in area avversaria). Occhio.

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