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tra l’iter e il covid-19

Stadio della Roma: cambio area fuori discussione ma il progetto è vecchio

L’area di Tor di Valle non è in discussione per ragioni soprattutto procedurali. Ma il progetto è dello scorso decennio. E non c’era di mezzo una pandemia a cui adeguarsi

17 Ottobre 2020 - 08:30

Anche in questi giorni si rincorrono voci su possibile aree alternative a Tor di Valle per la costruzione del nuovo stadio della Roma. In realtà la proprietà giallorossa non vorrebbe prendere in considerazione siti diversi da quello su cui si lavora ormai praticamente da un decennio a meno di clamorosi colpi di scena che imporrebbero una scelta diversa.

Quello su cui ci risulta si starebbero interrogando i nuovi proprietari del club è il progetto dello stadio. Progetto datato 2014 e firmato dall'architetto Dan Meis e dall'ingegnere Scott Ferebee, che proprio per lo stadio della Roma sono stati premiati lo scorso dal World Stadium Congress, che si è tenuto ad Amsterdam dal 20 al 22 maggio 2019. Eppure ad oggi occorre appunto riflettere su quel progetto, che prevede una capienza di 55 mila posti e una serie di strutture di intrattenimento assolutamente innovative per il nostro Paese ma in linea con gli stadi del resto del mondo. Una riflessione dovuta quindi non alla qualità del progetto in sé, ma alle condizioni generali che oggi sono necessariamente cambiate.

E non si tratta di un pensiero dei soli Friedkin. A condividerlo sarebbero anche gli uomini di Radovan Vitek, da poco subentrato ai Parnasi nella proprietà di Eurnova. Le condizioni generali a cui ci riferiamo sono ovviamente quelle legate alla pandemia da Covid 19. Gli effetti nel lungo periodo del virus ancora non sono chiari e certi, ma su questi la UEFA già dallo scorso aprile ha commissionato una serie di studi che oggi sono al centro delle attenzioni dei principali club del continente, ed ovviamente anche del management giallorosso.

In particolare viene preso in considerazione lo studio realizzato dalla Fenwick Iribarren Architects. Fondata nel 1990 da Mark Fenwick e Javier Iribarren, si è occupata della progettazione, tra gli altri, degli impianti che ospiteranno i prossimi mondiali in Qatar, e dei nuovi stadi di Valencia ed Espanyol. Nello studio si suggerisce per esempio la riduzione delle capacità degli stadi, il miglioramento dei sistemi di ventilazione e il pagamento mobile (on line o attraverso app) per biglietti e bevande (o in generale consumazioni) all'interno degli impianti. Ancora lo studio suggerisce che per rafforzare la distanza sociale, i club dovrebbero sviluppare sedi più grandi con lo stesso numero di posti o, come scritto, ridurre la capacità, con quest'ultima soluzione più probabile, ma che porterebbe a un calo delle entrate. Dallo studio viene evidenziata anche la necessità di procedure di screening sanitario negli stadi, suggerendo l'uso del riconoscimento facciale che si collega a una base di dati sanitari per identificare gli individui a rischio. Tecnologia quest'ultima già prevista nel nuovo impianto giallorosso e su cui l'ex presidente James Pallotta aveva puntato molto. Mark Fenwick, Ceo e fondatore di Fenwick Iribarren Architects, intervenendo lo scorso luglio in un convegno organizzato dall'UEFA, ha pronosticato che i club ridurranno significativamente la capacità degli stadio per garantire un ragionevole livello di sicurezza. «Ricordo che i grandi disastri in Inghilterra hanno cambiato l'esperienza negli stadi, portando ad una riduzione della capienza del 30%», ha detto Fenwick, riferendosi alle tragedie di Hillsborough e Heysel negli Anni 80.

La tecnologia giocherà un ruolo fondamentale secondo Fenwick. Alcune soluzioni sono già disponibili, come, ad esempio, le porte automatiche o sensori e sistemi di rilevamento a infrarossi per attivare luci o altre funzioni e, soprattutto nelle aree dei servizi igienici, utilizzando WC con sciacquone e distributori automatici di sapone. Sarà fondamentale anche l'uso di materiali igienici e superfici facilmente pulibili e disinfettabili. Fenwick stima che la capienza degli impianti dovrà essere ridotta «tra il 10 e il 15 per cento».

L'implementazione di tutte queste soluzioni sarà costosa. Fatto questo che, ancora secondo lo studio, inciderà inevitabilmente sul prezzo del biglietto. Si tratta ovviamente di considerazioni che valgono non tanto e non solo per la Roma, ma per tutti i grandi club europei, e sulle quali le risposte sono ancora da definire. Del resto l'evoluzione della pandemia è ancora poco chiara, come poco chiari sono i tempi entro i quali potremo uscire dalla situazione di emergenza. Nel caso della Roma ridisegnare l'area di Tor di Valle comporterebbe far ripartire l'iter da zero, e questo non lo vuole nessuno. Degli spazi per ragionare su possibili accorgimenti esistono. Ed in questo senso è bene non farsi trovare impreparati.

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