Nainggolan: "Spalletti dormì con me a Trigoria per tre notti. Giocai Roma-Barcellona da infortunato"
Il rapporto col tecnico e la preparazione alla sfida che aprì le porte per la semifinale Champions 2018. Le anticipazioni delle parole del belga al podcast di Radio Romanista “S.R.Q.R. – Sono Romanisti e Quasi Romani”
(GETTY IMAGES)
Nel primo episodio della serie, che sarà pubblicato il 10 dicembre sull’app dell’emittente e su tutte le piattaforme streaming, il Ninja ha ricordato di come Spalletti avesse capito sia il suo aspetto caratteriale che le sue capacità tecniche: "Io avevo bisogno di fare un certo tipo di vita fuori dal campo per star bene ma poi la domenica ribaltavo tutti. Spalletti lo aveva compreso così come i tifosi romanisti che sono i migliori che potessi incontrare, perché mi giudicavano solo per quello che davo in campo".
Il belga ha poi spiegato ancora meglio il concetto: "La migliore soddisfazione per una persona che fa dei sacrifici e spende soldi per vedere le partite della sua squadra, è quella di vedere uno che in campo dia l’anima e sputi sangue per la maglia. Io ero così ma per farlo non potevo fare casa-campo e campo-casa, perché sono un altro tipo di persona, non sono uno che va in chiesa".
L’ex centrocampista giallorosso ha poi svelato un curioso aneddoto sempre legato al tecnico toscano: "Spalletti dormì con me per tre notti perché non voleva che mi distraessi troppo. Non abbiamo dormito a letto insieme ma eravamo entrambi a Trigoria e questa cosa l’ho anche apprezzata molto perché se una persona fa un gesto del genere significa che a te ci tiene".
Un feeling che ha poi avuto uno sviluppo anche sul campo: "Io ero bravissimo nell’interdizione ma lui mi portò più avanti perché voleva andare ad interrompere la costruzione dal basso degli avversari. Infatti, da quando mi ha messo in quella posizione, non so quanti gol abbiamo fatto sulle pressioni alte. Sono arrivato a fare anche 14 gol".
Nainggolan si è poi emozionato nel rivivere la notte del 10 aprile 2018, quando la Roma con un 3 a 0 al Barcellona riuscì a conquistare una storica qualificazione alla semifinale di Champions League: "Penso si possa dire che i romanisti parleranno di questa partita anche tra cento anni. Gli scudetti sono molto più importanti ed è giusto così ma qui siamo andati in semifinale eliminando la squadra di Messi, il giocatore più forte del mondo. E come lo abbiamo fatto? In rimonta,
proprio contro la squadra simbolo delle “remuntada”, come la chiamano loro".
Il trionfo di quella mitica serata si iniziò a costruire già dalla gara di andata: "A Barcellona io non c’ero perché infortunato e anche al ritorno sono stato sostituito dopo settantacinque minuti perché non avevo ancora superato uno stiramento ma non avrei rinunciato ad esserci per nulla al mondo. Mi sentivo un elemento importante di quel gruppo ed avevo la convinzione che anche soltanto la mia presenza avrebbe dato maggior sicurezza ai miei compagni".
È proprio lo spirito di squadra fece la differenza per il passaggio del turno: "Manolas mi diceva che avrei dovuto comunque giocare anche perché nonostante la sconfitta per 4-1, avevamo disputato una bella partita a casa loro e quindi in quella settimana si percepiva un’aria strana. Kolarov era un martello e anche De Rossi rompeva il c***o ogni giorno. Sono cose importanti perché se uno come Daniele ti dice che si può fare, allora inizi a crederci davvero".
Proprio a DDR è legato un retroscena che si verificò poco prima del calcio d’inizio: "Kolarov e De Rossi fecero anche un discorso in spogliatoio dicendoci semplicemente di provare a fare due gol cercando di non rischiare niente dietro. Se fossimo riusciti a fare questo, poi forse sarebbe andata a finire in maniera memorabile ed è andata veramente così".
L’autore del gol qualificazione è Manolas, uno dei pochi che non credeva davvero nell’impresa: "Kostas è entrato nella storia ma penso che abbia preso più cazzotti nell’esultanza che in tutta la sua vita".
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PRECEDENTE