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L'analisi di Roma-Napoli: il gap è stato colmato, per vincere serve di più

Una squadra del Gasp prenderà sempre certe reti. Ma con maggior qualità nella manovra se ne potrà segnare qualcuno in più

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
02 Dicembre 2025 - 06:30

La prima considerazione che sorge spontanea alla fine della sfida con il Napoli, e che rimanda anche ai confronti vissuti contro l’Inter e il Milan (la partita con il Bologna sfugge invece a questa logica, perché effettivamente oggi la squadra di Italiano sembra altro rispetto a quella dell’esordio), è che la Roma grazie al lavoro di Gasperini ha fatto un salto in avanti evidente ed è ormai nell’elite del calcio italiano, oltretutto con la prospettiva di poter solo migliorare. Sono ancora davanti ai nostri occhi, infatti, gli impacci dei confronti diretti delle precedenti stagioni, quando contro squadre di questo livello, a volte anche se non sconfitti, comunque si tornava a casa con la sensazione di aver davanti ancora troppa strada da percorrere per raggiungere quel livello. Oggi invece la sensazione è che la Roma sia davvero vicina al top e se non ci si fa prendere dalle isterie in seguito alle sconfitte e se si dà il giusto peso alle vittorie, affidandosi ai professionisti che per fortuna adesso amministrano la Roma su diversi livelli, si può davvero guardare al futuro con misurata e giustificata ambizione. 

Investimenti necessari

La partita col Napoli ha detto però anche altro e cioè che quella dimensione per stare già da ora davanti a tutti non è ancora stata raggiunta. Per quello servono ancora investimenti economici importanti e, se possibili, ancor di più tecnici. Sarà fondamentale, sin da gennaio, non sbagliare i rinforzi della rosa, sia quando si metterà mano al portafoglio, sia quando si andranno a cercare talenti magari non ancora espressi e per questo meno costosi. La vera differenza la faranno le conoscenze e siamo sicuri che lavorando con la giusta programmazione giocatori migliori di quelli che sono adesso nella rosa potranno presto sbarcare a Trigoria. Perché poi la terza verità emersa domenica sera è che i risultati top level li raggiungono giocatori top level e se il Napoli, tormentato dagli infortuni, è riuscito ad uscire dalle tempeste è grazie alla profondità della sua rosa (e agli investimenti che Conte ha preteso quest’estate, conditio sine qua non per abbandonare la baracca). Così domenica, senza il centravanti titolare, Lukaku, il Napoli ha messo in difficoltà la Roma con Hojlund, che poi è stato sostituito da Elmas, con Neres spostato centravanti che a sua volta è stato sostituito da Lucca, uno dei talenti offensivi italiani più ambiti. Certo, poi ci sono i meriti evidenti degli allenatori con i loro pregi (enormi) e i loro difetti, pochi ma non sempre secondari. 

Certi gol si prenderanno sempre

Guardiamo ad esempio nella valutazione generale che si può fare del gioco di Gasperini, la tipologia delle reti subite in campionato che hanno portato la Roma a perdere quattro delle prime 13 partite: con il Bologna, è stata letale una ripartenza in fascia su azione insistita della Roma nell’area avversaria; con l’Inter, Bonny è andato solo al cospetto di Svilar per una mancata marcatura e uno sbadato tentativo di fuorigioco a metà campo; con il Milan, una ripartenza dritto per dritto di Leão su un’azione offensiva, romanista con sovrapposizione del centrale di difesa sull’esterno; con il Napoli, un’altra transizione verticale e centrale dopo aver rubato un pallone, con annesso possibile fallo che l’arbitro non si è sentito di rilevare, a Koné all’ingresso in area. Sono le controindicazioni del gioco di Gasperini, una filosofia prima che un dispositivo tattico, che impone coraggio e aggressività estesi fino al cuore dell’area avversaria e che portano la Roma inevitabilmente ad esporsi al contropiede perché non è sempre “geograficamente” possibile coprire tutti i punti di una possibile ripartenza quando si attacca e si ha la necessità di staccarsi dagli avversari. Se, dunque, Hermoso è chiamato a partecipare all’azione offensiva insistita, diventa logico che il suo avversario diretto (Neres, che lo spagnolo stava marcando con profitto) si ritrovi senza avversario e i meccanismi per andarlo a prendere non sempre funzionano oppure, come nel caso di domenica, l’uomo che è chiamato a tamponare l’emergenza (Cristante) non è in grado da un punto di vista dinamico di contenere l’accelerazione dell’avversario. 

Quei lanci pigri su Ferguson

La ripetitività di certe conseguenze è il motivo stesso per cui la principale critica che viene mossa proprio a livello didattico alla filosofia tattica di Gasperini è che la stessa esasperazione che porta tanti vantaggi e tante partite dominate e vinte con forza e dinamismo, ti espone poi a quasi inevitabili sconfitte, soprattutto contro squadre tecnicamente attrezzate, e questi episodi alla resa dei conti sono quelli che ti impediscono di vincere qualcosa. L’eccezione alla regola in questi anni di dominio atalantino senza vittorie su campionato e coppe è stata proprio la vittoria in Europa League di due stagioni fa. Vincendo in quella maniera Gasperini ha infranto un tabù che forse lui stesso aveva cominciato a temere. Giocare contro le sue squadre non è divertente per chiunque, e spesso non è divertente neanche per gli spettatori neutri: è un calcio di grande fisicità, di duelli individuali, di annullamento delle potenzialità avversarie. Ma quando si liberano l’estro e la fantasia può essere anche molto spettacolare. Ecco perché si divertono molto i tifosi delle sue squadre (e se ne sono accorti quelli dell’Atalanta quando Gasp è andato via). Perché vedono un calcio aggressivo, coraggioso, proattivo. La vera scommessa (sua e dei dirigenti che lo hanno cercato) di questi anni di contratto alla guida della Roma è comunque affascinante: se sarà possibile alzare il livello tecnico fino a valori assoluti, probabilmente le conseguenze di questo calcio così aggressivo sofferte fino a oggi potranno essere decisamente attenuate. E quell’episodio negativo, tipo il gol subito con il Napoli, potrà facilmente essere superato in virtù, magari delle giocate offensive che consentiranno alla Roma di segnare più di quanto non stia accadendo in queste prime 13 giornate. Una considerazione finale poi sulla partita: nelle esibizioni più recenti il palleggio e il giro palla della squadra è stato sempre più veloce e produttivo. Contro il Napoli le pressioni avversarie sono state diverse e più efficaci e questo ha rallentato inevitabilmente il dialogo tra i romanisti. Ma c’è stata anche una tendenza nel primo tempo ad alzare il pallone verso Ferguson che ha impigrito la manovra, come se i giocatori preferissero calciare lungo piuttosto che rischiare una giocata corta. Per il calcio di Gasperini questo è un errore molto grave. Se ne sarà sicuramente reso conto l’allenatore.

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