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L'analisi di Milan-Roma: l'Atalanta col Bayer Leverkusen ha costruito meno

Nella serata del suo capolavoro in Europa League, Gasperini ha solo sfruttato meglio tutte le occasioni. Ma la Roma c’è. Eccome

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
04 Novembre 2025 - 06:30

Il calcio è quella strana materia per cui un candidato si prepara al meglio ed è pronto a rispondere a tutte le domande dell’esame, ma viene bocciato perché al momento di dare le risposte più importanti, che lui peraltro conosce perfettamente, per una curiosa coincidenza gli vengono un paio di colpi di tosse e l’esaminatore si convince che invece non sappia niente, non gli da altro tempo per rispondere e se ne va pure un po’ indignato di fronte a tanta impreparazione. Quel candidato è la Roma e il verdetto è quello del tribunale sommario del calcio italiano: perché la sconfitta di San Siro nell’interpretazione dei più ridimensiona le ambizioni della squadra di Gasperini ed esalta invece quelle del Milan di Allegri, mirabile interprete una volta di più del calcio cosiddetto all’italiana, quello in cui non riesci ad azzeccare tre passaggi di fila perché il tuo piano di gara (quale?) non funziona, anzi non può funzionare, ma se non prendi gol perché i tuoi avversari tirano storto (perché sbagliano loro, non perché difendi bene, cosa semmai fatta nel finale di gara, grazie anche alla compiacenza dell’arbitro che ha accompagnato le furbizie dei Pavlovic, dei Maignan e dei Saelemaekers) e poi azzecchi un contropiede passi per essere un genio del calcio, e ti ritrovi così tanti elogi che ti convincono che sia davvero quella la strada da seguire. E si compiace della sua stessa bravura. Mentre il candidato che ha studiato si ritrova criticato da chi guarda solo il risultato e non ha visto l’esame (o se lo ha visto non lo ha capito) e magari rischia di dover rimettere tutto in discussione, buttando quanto di buono fatto. Invece il suo dovere ora è solo capire la natura di quei colpi di tosse, e non certo interrogarsi sulla qualità dei giorni passati a studiare. 

La classifica che sarebbe stata

I colpi di tosse sono i gol sbagliati, magari anche solo per casualità: perché Dybala che sbaglia il controllo e non va in porta da solo ma verso la bandierina, Dybala che sbaglia l’esterno sinistro facile dentro l’area, Cristante e El Aynaoui che sprecano le loro chances a 16 metri dal gol, Soulé che non riceve la palla nella zolla giusta su uno schema di calcio di punizione (quasi) perfettamente riuscito, Ndicka che devia di testa verso l’angolo senza calcolare meglio la percentuale di umidità della testa che sposta la traiettoria della conclusione di quei pochi gradi per mandarla fuori, sono dettagli che hanno poco a che fare con la bravura dei calciatori, ma molto di più con il disegno del destino che poteva rendere indimenticabile questa decima giornata e invece l’ha riempita di rimpianti, a ripensare all’autogol fortunoso che ha permesso all’Inter di vincere a Verona all’ultimo minuto e pure ai rigori sbagliati contro il Napoli in successione da Lecce e Como. Pensateci: per uno sbuffo del destino, senza cambiare nulla nelle prestazioni, la classifica oggi avrebbe potuto essere questa: Roma 24, Napoli 21, Inter 19, Milan 18. Con un calendario che prevede per la Roma ora Udinese e Cremonese, per il Napoli Bologna fuori casa e Atalanta, per l’Inter Lazio e Milan, per il Milan Parma fuori e Inter: e tanti saluti ai bookmakers che sarebbero stati costretti in fretta e furia a ridistribuire tutte le percentuali delle favorite per lo scudetto. 

Presto i gol arriveranno

Sono le incoerenze del mondo del calcio, quello in cui dopo la rocambolesca vittoria della Juventus sull’Inter alla quarta giornata, i solerti commentatori del mainstream esaltavano i prodigi di Tudor e ridimensionavano l’Inter del novellino Chivu. Peccato che non sempre poi il calcio restituisca giustizia a chi se la merita: per Chivu e Tudor è successo, speriamo accada anche per Gasperini, autore di una prestazione sontuosa (cit. Walter Sabatini) che meriterebbe gli applausi incondizionati di tutti i commentatori. Certo, restano quei colpi di tosse. Che però non devono portare ad altre sommarie sentenze: la Roma ha un problema di prolificità, e questo è acclarato, ma presto arriveranno anche i gol perché gente come Soulé, Dybala, Dovbyk, Pellegrini, Bailey e ci mettiamo anche Ferguson presto tornerà a fare quello che ha sempre fatto, nelle percentuali più o meno abituali. 

Gli x-gol concessi al Milan

Il dato semmai più allarmante, almeno nell’analisi di chi scrive, è quello degli expected-goal del Milan, 3,32. Ma approfondendo l’analisi, va considerato che il grosso di questo dato (1,90) fa riferimento a tre sole occasioni: il palo di Nkunku (su calcio d’angolo, la palla gli sbatte addosso inavvertitamente e finisce sul montate) e i due tentativi di Ricci e Leao al 68’ nati peraltro da un fallo laterale concesso per errore al Milan dal disattento Guida. Non c’è stato niente di casuale però nella costruzione di ogni singola azione da gol romanista, frutto di precise strategie tattiche, a cominciare dalla scelta di lasciare giocare De Winter alzando verso di lui El Aynaoui con rapida salita alle sue spalle di Hermoso su Fofana, a completare un disegno di pressioni perfetto che ha conosciuto qualche crepa solo nell’azione del gol, nel triplo rimpallo che ha portato all’azione del possibile raddoppio a fine primo tempo, e alla frenesia con cui la Roma è tornata in campo all’inizio del secondo tempo.  Ma indubbiamente è su quello che nell’analisi della partita Gasperini dovrà lavorare. Senza dimenticare però che ciò che è stato fatto in quel primo tempo solitamente è sufficiente non solo per vincere una partita, ma per uscirne da trionfatore. Un po’ quello che accadde al Gasp dopo la finale di Dublino di Europa League, vinta per l’appunto trionfalmente dalla sua Atalanta contro l’imbattuto fino a quel giorno Bayer Leverkusen di Xabi Alonso. Ebbene, sapete quanto fu alla fine della partita il valore di expected-goal della squadra bergamasca? 0,79, più o meno un terzo di quanto prodotto dalla Roma a Milano. Eppure fu un valore sufficiente per determinare il risultato che consentì all’intero mondo calcistico di acclamare Gasperini e la sua Atalanta come nuovi padroni del calcio europeo. I due gol di Lookman nel primo tempo, quelli che scavarono il solco definitivo tra le due squadre, avevano un dato di xg di 0,11 e 0,4. Insieme inferiori al dato di 0,17 ad esempio del tiro di esterno di Dybala nel primo tempo finito a un centimetro dall’incrocio dei pali. Siamo tutti d’accordo che nel calcio conta solo se fai gol. Ma l’Atalanta mostruosa del miglior Gasperini ha solo sfruttato benissimo le poche occasioni create. La Roma di Milano può solo migliorare. Ecco perché dopo la sfida di Milano non si può che essere ottimisti.

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