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L'analisi di Fiorentina-Roma

E se Mourinho cambiasse tutto?

Con il nuovo assetto il portoghese ha già sorpreso Italiano. Il Siviglia somiglia ai viola, la rinuncia a un difensore può portare vantaggi

José Mourinho a bordocampo durante Fiorentina-Roma

José Mourinho a bordocampo durante Fiorentina-Roma (GETTY IMAGES)

29 Maggio 2023 - 09:30

La confessione di Vincenzo Italiano nella sala stampa del Franchi è sembrata sincera: "L’assetto della Roma con la difesa a quattro ci ha sorpreso. Avevamo preparato pressioni e uscite diverse, in campo per un po’ non c’abbiamo capito niente. Poi però siamo stati bravi a ritrovarci e nel secondo tempo gli episodi ci hanno aiutato". Nessuno si aspettava che Mourinho scegliesse proprio alla penultima giornata di ripudiare lo schieramento a tre (che poi in fase di non possesso diventa forzatamente a cinque) stanti le già evidenti difficoltà a schierare una formazione affidabile, dovendo fare i conti con l’impegno in finale di Europa League, la cui importanza rispetto alla sfida con la Fiorentina non va neanche sottolineata. 

Difesa a 3 e a 4
Ma Mourinho, con i suoi collaboratori, aveva studiato perfettamente l’avversaria e ha deciso di contrapporsi al sistema tattico di Italiano con uno schieramento a specchio, ma con il vertice del triangolo dei centrocampisti invertito. Così Tahirovic si è ritrovato accoppiato con Barak, mentre Bove e Wijnaldum si sono occupati rispettivamente di Mandragola e Duncan. La presenza poi di tre attaccanti larghi invece di due centrali ha messo in forte difficoltà la Fiorentina in fase di non possesso e aperto diversi varchi nei quali, nel primo tempo, quando ha mantenuto lo spirito di iniziativa senza l’assillante pensiero di dover difendere il vantaggio maturato, ha attaccato con chiara efficacia. Il paradosso ha voluto però che la Roma abbia subito le reti della rimonta proprio quando si è sistemata nella sua comfort zone, quando cioè Mourinho ha rinforzato la difesa con un terzo centrale rinunciando quasi completamente alla riproposta offensiva. Certo, se l’arbitro avesse fatto il suo, forse il vantaggio sarebbe stato mantenuto e l’analisi di oggi punterebbe più su altri aspetti ma è un fatto, a prescindere dai goal subiti, che nella parte finale della partita la Roma si sia fatta schiacciare dentro la sua area di rigore come spesso accade quando ci si difende a cinque e i tre centrocampisti davanti non bastano a chiudere tutte le linee di passaggio avversarie sulla tre quarti. Certo, poi è anche una questione di uomini: un conto è avere in campo Smalling, un conto è non averlo. Ma tante altre volte, anche quando l’esito di una insistita fase difensiva è stato positivo per la Roma, abbiamo sottolineato come di fronte a certi tambureggianti assalti avversari non basta poi la bravura dei difendenti per evitare di subire reti, molto dipende anche dalla capacità balistica di chi tira e, inevitabilmente, anche dal contributo della buona sorte. 

Un gran primo tempo
I numeri contrapposti tra primo e secondo tempo della sfida del Franchi parlano però chiaro: gli expected goal della Roma, ad esempio, sono stati conteggiati tutti nella prima frazione (1,36), proprio quando la Fiorentina non ha praticamente mai messo in difficoltà Svilar (appena 0,27). Opposto il dato statistico della ripresa, con la porta romanista messa sotto pressione e con la partita che è stata poi indirizzata in maniera definitiva dalle reti descritte nelle grafiche. A questo punto, però, ci sorge un sospetto: per quale motivo l’allenatore portoghese ha voluto cambiare l’assetto tattico proprio nell’ultima partita prima della finale? Lo ha fatto perché al netto degli uomini da utilizzare gli restava più semplice garantire un’alternanza affidabile con la difesa a quattro? Oppure è stato lo studio dell’avversario a dare una precisa indicazione circa la necessità di immaginare un assetto diverso? Perché se così fosse, si potrebbe essere autorizzati a ritenere che qualche indicazione analoga potrebbe derivare dallo studio del Siviglia, non a caso schierata nel suo assetto base proprio come la Fiorentina di Italiano. 
La domanda allora sorge spontanea: e se Mourinho avesse voluto testare l’efficacia di un modulo alternativo anche in chiave Budapest? Contro il Siviglia la Roma deve affrontare una partita che va vinta, non pareggiata. Stavolta non ci sarà solo da difendersi, vanno anzi immaginati i più diversi scenari possibili. Si può restare in parità per larga parte della sfida, si potrebbe andare in vantaggio, si potrebbe andare sotto. Solo nel caso in cui, un po’ come accaduto a Tirana, la squadra giallorossa si dovessi trovare a difendere un gol sarebbe giustificabile il ricorso di una difesa a oltranza dove fondamentale sarebbe il contributo di almeno tre difensori dei quattro a disposizione, di due esterni e magari di tre centrocampisti in grado di assorbire la spinta offensiva degli andalusi (che proprio sulla trequarti tra titolari e riserve dispongono di una discreta batteria di talenti). Negli altri due casi, invece, bisognerebbe pensare anche ad attaccare. Indubbiamente, per mettere in difficoltà il Siviglia, lo schieramento con quattro difensori, tre centrocampisti, due mezze punte e un attaccante centrale potrebbe essere decisamente più efficace. Rinunciare a Ibañez, ad esempio, potrebbe consentire a Mourinho di utilizzare contemporaneamente Bove, Pellegrini e Wijnaldum, oltre a Matic e Cristante, lasciando il primo nel suo ruolo di intermedio di centrocampo e chiedendo uno sforzo agli altri due di aprirsi nella prima fase di impostazione a schermo dei terzini avversari. La Roma sarebbe in questa maniera solida, compatta e pronta alla reazione, non perderebbe nulla della sua potenziale qualità della fase di possesso palla e potrebbe accoppiare agevolmente i suoi uomini a quelli di Mendilibar senza dover necessariamente perdere metri di campo. 

Il fattore palle inattive
Conoscendo Mourinho, difficilmente nella conferenza stampa di domani lascerà indicazioni al riguardo, e sinceramente, senza la partita di Firenze, nessuno avrebbe mai preso in considerazione l’ipotesi di immaginare per Budapest una Roma con un assetto diverso rispetto a quello interpretato per tutta la stagione. Ma questa è una finale e niente va lasciato di intentato. Mourinho, oltretutto, su certi temi è il numero uno e anche solo per valutare ogni ipotesi siamo sicuri che è una riflessione sul tema la stia facendo. Così come è sicuro che in questi giorni stia preparando anche qualche sorpresa sulle palle inattive. Il Siviglia per esempio sui calci d’angolo marca a zona e spesso lascia varchi nei quali le torri giallorosse possono inserirsi. Anche sulle punizioni laterali soffrono le parabole tagliate forti, la specialità della casa per Pellegrini. E in assoluto, nelle transizioni spesso si aprono praterie. Un’altra fragilità che non sarà sfuggita a Mou.

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