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Tatticamente

L'analisi di Atalanta-Roma: la gara perfetta su cui consolidarsi

In attesa del ritorno degli infortunati, la difesa dà certezze se si punta anche sulle transizioni. Con la Samp, l'ultima partita del 2021, all’attacco

La Roma esulta a Bergamo con Abraham in testa (Getty Images)

La Roma esulta a Bergamo con Abraham in testa (Getty Images)

20 Dicembre 2021 - 08:47

È quasi tempo di bilanci tattici per la Roma di Mourinho, ma manca ancora una partita per terminare il girone d'andata. Quindi aspettiamo per il consuntivo e proviamo a capire dove la partita di Bergamo può aver proiettato la squadra giallorossa. Se la vittoria al Gewiss Stadium rappresenterà la svolta della stagione lo si capirà solo più avanti, intanto ha chiarito alcuni fattori che è bene stampare a fuoco negli appunti di questa stagione. Come spesso accade agli allenatori di tutto il mondo l'emergenza porta a fare delle scelte sulle quali poi si costruiscono anche cicli che possono diventare più o meno vincenti. Non è più fresco, ma è ancora vivo il ricordo della meravigliosa Roma di Spalletti nata in seguito all'emergenza punte: da lì, prima di una trasferta europea, il tecnico toscano si inventò Perrotta trequartista e Totti finto nove e la Roma cominciò a volare. Stavolta a incoraggiare Mourinho è risultata decisiva la contemporanea assenza di tre terzini sinistri su tre, contingenza che ha convinto il portoghese a rinunciare alla difesa a quattro per mancanza di interpreti specifici, inserire un centrale in più, inventarsi nel ruolo un El Shaarawy a tutta fascia che ha dato subito buoni risultati. In più è stato decisivo il fattore della fase di non possesso con tre centrocampisti, ma con il vertice basso. Questo ha indotto il tecnico a ritenere possibile l'utilizzo nel ruolo di intermedi di centrocampo elementi utilizzati diversamente e che invece in quella porzione di campo danno il meglio delle proprie potenzialità. Ci riferiamo a Mkhitaryan, Pellegrini, Veretout e, in prospettiva, anche Zaniolo. L'altro grande obiettivo raggiunto è stato quello di avere finalmente un giocatore offensivo costantemente in appoggio ad Abraham, non più unico terminale un po' isolato ma perfetto complice di scorribande offensive, meglio se in transizione. Quando poi possono giocare insieme Smalling, Mancini e Ibañez la solidità della squadra è garantita e lo stesso Kumbulla, senza l'onere della difesa a due, offre maggiori certezze. Sulle fasce poi chiunque giochi non ha l'onere della difesa esclusiva né quello dell'eterno sostegno offensivo, ma può essere utile in entrambi i casi e rappresentare anzi un motivo di sorpresa per gli avversari. Tutto questo senza considerare chi, ad esempio, in questo periodo non ha potuto dare il suo contributo. Immaginiamo la ricchezza tecnica di cui speriamo possa presto godere l'allenatore con i rientri di Pellegrini, Spinazzola ed El Shaarawy. A rinforzare la rosa servirà invariabilmente un esterno alternativo a Karsdorp, un centrocampista se Mou, come ha fatto capire nei fatti, non ha troppa fiducia in Diawara e Villar, e possibilmente un centrale in più: se si gioca a tre, almeno due alternative sono necessarie.

La vittoria di Bergamo è strettamente legata alle valutazioni sui calciatori a disposizione dell'allenatore. Come abbiamo già rilevato, rispetto alla partita persa malamente, e soprattutto senza alcuna prospettiva che potesse andare diversamente, quella contro l'Inter, sabato Mou aveva a disposizione tre giocatori che non a caso sono stati tra i migliori in campo, mentre contro Inzaghi erano rimasti a guardare in tribuna: Karsdorp, Mancini e Abraham. In più ha giocato a favore della Roma un altro fattore che in questi casi può essere decisivo: il gol del vantaggio. Sotto con l'Inter la Roma da subito ha dato l'impressione di non avere né i requisiti tecnici né la strategia tattica per poter risalire la corrente, anzi, spaventata, si è chiusa ancora di più e la partita è sostanzialmente finita dopo 15 minuti. Il doping dell'adrenalina per il vantaggio arrivato dopo neanche un minuto di gioco a Bergamo ha dato invece la forza alla squadra giallorossa di affrontare la sfida in una maniera decisamente diversa. In più, fattore non trascurabile, stavolta Mourinho non ha avuto neanche bisogno di studiare un piano particolare sulle pressioni, l'Atalanta non ha un play di riferimento tipo Brozovic su cui indirizzare Zaniolo, così ha tenuto i due attaccanti più alti sull'impostazione dei tre centrali (almeno fino a che hanno giocato così, 35 minuti) in mezzo al campo ha avuto comunque sempre la superiorità numerica e quando si abbassavano a giocare Ilicic (nel primo tempo), Pasalic e Zapata o, più tardi, Malinowski o Miranchuck, la squadra nerazzurra perdeva uno dei vantaggi che solitamente si prende, quello di occupare l'area con un numero di giocatori a volte superiore a quello dei difendenti. E quando si sono messi a due ha perso l'altro vantaggio: quello dell'inserimento del terzo centrale a sorpresa.

Tecnicamente poi la Roma è riuscita uscire molto spesso nelle transizioni mettendo quella qualità che in questi casi è necessaria a tenere gli avversari sempre in tensione e, quindi, a farli attaccare sempre con il timore di perdere l'equilibrio. I primi due gol, che abbiamo illustrato in grafica, sono stati piccoli capolavori di come si può far male alla Dea. La partita di Bergamo può consolidare questa squadra? La risposta è decisamente affermativa. Certo è che quella di sabato è stata un tipo di partita particolare. Già mercoledì con la Sampdoria non ci sarà lo stesso canovaccio. Impensabile lasciare l'iniziativa alla squadra di D'Aversa, anzi è probabile/possibile che accada il contrario: e la Roma dovrà essere brava ad attaccare. Ma Bergamo ha fatto capire che la Roma al completo sa anche difendersi bene con il blocco basso, tanto da tirar fuori la partita perfetta. Se non bastasse il risultato, che parla da solo, attenzione a questi numeri: pur gestendo il pallone per il 72% del tempo e creando 67 azioni offensive (con 85 possessi portati nella metà campo avversaria), l'Atalanta ha tirato verso la porta appena 12 volte, di cui solo 6 nello specchio (la Roma 5), determinando così un valore di gol attesi appena di 0,70, contro l'1,09 della Roma. Con l'Atalanta, dunque, non è certo un peccato impostare una partita difensiva se poi si ha l'idea di colpire continuamente ad ogni transizione. Non va dimenticato che lo scorso anno in Champions League il Real Madrid ha cambiato il sistema di gioco (rinunciando al totem della difesa a 4 per mettersi a 5) proprio per affrontare la squadra di Gasperini, per di più in casa. E che l'anno scorso con una strategia di gioco decisamente più offensiva, la Roma di Fonseca ha perso 4-1 a Bergamo, crollando paurosamente dopo il gol dell'1-1, inchiodata in area dall'offensiva di Gasperini, a quel punto incontenibile. Meglio sabato, no?

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