Stadio senza sentenza
Rapida udienza al Consiglio di Stato sul caso alberi: nelle prossime ore la decisione. Difficile possa essere ribaltato il no già espresso dal Tar, ma la parola fine ancora non c’è
(AS ROMA)
Si è riunita ieri mattina la quarta sezione del Consiglio di Stato. La camera di consiglio era stata convocata per valutare l’appello avverso il diniego di ordinanza cautelare deciso dal Tar del Lazio lo scorso mese sul ricorso presentato dai rappresentanti del Comitato contrario allo stadio della Roma a Pietralata.
Neanche a dirlo, anche questa volta, il tema è stato quello dell’abbattimento di 26 alberi nell’area destinata al futuro impianto. L’udienza, dopo la relazione del dottor Paolo Marotta, ha visto intervenire gli avvocati del Campidoglio e quelli di parte. Il tutto per pochi minuti, visto che in tribunale erano state già depositate la memoria degli appellanti e pochi giorni fa (il 10 novembre) quelle del Comune e della Roma. Per l’esito occorrerà attendere ancora qualche ora, forse oggi stesso, o più probabilmente lunedì della prossima settimana. Non ci si aspettano particolari sorprese, visto e considerato il dispositivo con cui il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio aveva respinto la richiesta di sospensiva alcune settimane fa. Il Tar infatti non solo non aveva ritenuto vi fossero elementi sostanziali di novità che giustificassero il nuovo ricorso (uno analogo era stato bocciato la scorsa estate sia dal Tar che dal Consiglio di Stato), ma si era spinto oltre, con considerazioni circa le basi giuridiche del ricorso e la legittimità dei ricorrenti nel procedimento.
In sostanza il Tar aveva fatto notare come una delle ragioni addotte dai rappresentanti del Comitato, la perizia presentata dal dottor Mauro Uniformi sull’area boschiva, non fosse un atto amministrativo (in caso potrebbe produrne uno, ma è altra storia) e quindi non potesse essere oggetto di delibera di un, appunto, tribunale amministrativo. In secondo luogo aveva sottolineato come i ricorrenti non avessero prodotto documentazione che attestasse la loro legittimità a difendere l’interesse dell’area. Tutti elementi che difficilmente il Consiglio di Stato potrebbe ribaltare e che quindi lasciano già prefigurare l’esito di questo nuovo appello. Sarebbe l’ennesimo ricorso nel vuoto, che produce come unico risultato quello di rallentare un iter che finora ha dato ampia prova di regolarità, ma che rischia di essere compromesso proprio per questi ritardi. Altra, ennesima, stortura tutta italiana.
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