Koşukavak racconta Celik: "I grandi club turchi non credevano in lui. Si è preso la Roma"
L'allenatore di Zeki all'Istanbulspor: "In una partita di coppa contro il Fenerbahce, Valbuena ne rimase impressionato. È un calciatore perfetto per il calcio moderno"

Ci sono storie diverse, percorsi diversi. Strade in cui l'estro e il talento lasciano spazio al lavoro incessante, all'ossessione per un obiettivo, alle ore spese e al sudore grondante sulla pelle. Sacrifici che ripagano, perché in fin dei conti il lavoro ripaga sempre: è il caso di Zeki Celik. Dedizione, costanza e responsabilità: qualità intrise nell'animo del calciatore turco, riconosciute da chiunque lo abbia incontrato su un campo da calcio. Impossibile non affezionarsi a Zeki. Chiedere all'Istanbulspor, squadra di Serie B turca che lo ha lanciato nel grande calcio, scegliendo di ritirare il numero di maglia (22) una volta ufficializzato l'addio. Chiedere, soprattutto, a Yalçın Koşukavak: mentore calcistico di Zeki nei due anni passati (2016-17 e 2017-18) all'Istanbulspor. L’ex tecnico dei turchi ha raccontato Celik a 360° a Il Romanista.
Per cominciare, può raccontarci del suo rapporto con Zeki, come persona e come calciatore? Se siete ancora in contatto, avete parlato della sua esperienza a Roma?
"Posso dire che ho avuto un ottimo rapporto con Zeki; all'epoca eravamo sulla stessa barca, entrambi lottavamo per farci strada senza essere nessuno. La Roma è stata la sua seconda esperienza di livello, e lui si è presentato sicuramente più consapevole. Quindi il passaggio al Lille è stato un punto di svolta importante per lui. Era molto più difficile passare direttamente alla Ligue 1 francese senza aver giocato nella Super League turca, e lui ci è riuscito vincendo il campionato di Ligue 1. La Roma ha rappresentato ovviamente uno step ancora più difficile; José Mourinho e la Roma erano una squadra di molto più alto profilo. Il campionato italiano è tatticamente molto più forte di quello francese, quindi raggiungere le 34 partite (complessive, ndr) nella prima stagione è stato un traguardo significativo. Ha lavorato duramente per raggiungere questo obiettivo e ci è riuscito, diventando uno dei giocatori chiave della Roma".
Celik sta lasciando il segno a Roma come difensore centrale destro, cosa che ha sorpreso i tifosi dato che in precedenza giocava come terzino destro. Aveva mai giocato come difensore centrale prima? Si aspettava che avrebbe giocato così bene in quella posizione?
"Zeki è effettivamente un calciatore che gioca come terzino destro. Durante il periodo in cui abbiamo lavorato insieme, ho schierato Zeki come terzino destro in una difesa a quattro, ma anche come difensore centrale destro in una difesa a tre o esterno basso, e abbiamo lavorato molto, sia dal punto di vista teorico che pratico, sulle tattiche relative a queste posizioni. Zeki è un giocatore di squadra molto concentrato e attento. Per me è una situazione del tutto normale, non mi ha sorpreso affatto. È un giocatore in grado di soddisfare tutti i requisiti del calcio moderno".
Cosa mi può dire della mentalità di Celik? A Roma è stato criticato in alcune occasioni, ma non si è mai arreso. Che tipo di personalità ha nel lavoro quotidiano?
"È un giocatore molto forte mentalmente. Non molla mai finché non ottiene ciò che vuole: è un ragazzo testardo e ambizioso. Già all'epoca aveva un carattere molto maturo per la sua età, non mi sono mai preoccupato per lui. E penso che i tifosi della Roma si stiano rendendo conto ogni giorno di quanto sia bravo come giocatore di squadra".
Lei ha svolto un ruolo molto importante nella crescita di Zeki, dato che sotto la sua guida ha lasciato la Turchia per trasferirsi al Lille. Cosa può dirci della sua crescita come calciatore?
"Zeki era un giocatore che seguivamo dalla squadra Under 21 del Bursaspor. All'epoca il Bursaspor militava nella Super League e lui non aveva la possibilità di giocare. Volevamo portarlo all'Istanbulspor, ma abbiamo incontrato alcune difficoltà nell'acquistarlo. Al Bursaspor c'era chi voleva lasciarlo andare e chi no. Alla fine, lo abbiamo aggiunto alla rosa dell'Istanbulspor e abbiamo avviato con lui un processo di sviluppo quotidiano. Era molto concentrato sull'apprendimento e abbiamo lavorato molto duramente per la sua crescita individuale. È stato un processo molto impegnativo. Io ero la sua bussola, lui ha avuto successo".
Se dovesse scegliere una partita o un momento chiave in cui Zeki ha fatto il salto di qualità, quale ricorderebbe?
"Ricordo la partita di Coppa di Turchia che abbiamo giocato in trasferta contro il Fenerbahçe. L'ala del Fenerbahçe Mathieu Valbuena diceva “Che cos'è questo terzino destro?” nel corridoio durante l'intervallo. Posso dire che ha difeso molto bene in quella partita. Come squadra, è stata una partita molto importante per me e Zeki Çelik; tutti ci hanno conosciuto quella sera".
Alla Roma, Celik è stato allenato da tre grandi allenatori: prima Mourinho, poi Ranieri e ora Gasperini. Quanto pensa sia stato importante per un difensore come lui aver lavorato con questi tecnici?
"Sì, è vero. Lavorare con allenatori che hanno avuto carriere molto importanti nel calcio mondiale è molto importante per il suo presente e il suo futuro. Tuttavia, abbiamo anticipato queste cose insieme, lavorando insieme sulla duttilità nelle varie posizioni difensive in modo da farlo crescere in tanti ruoli diversi. Zeki può giocare molto bene in ogni posizione e in ogni ruolo in ogni modello di gioco; ha tutte queste qualità".
Cosa ha provato quando Zeki è partito per giocare all'estero? Orgoglioso, sorpreso, o ha temuto che fosse troppo presto? Quali qualità pensa abbiano permesso a Zeki di lasciare il segno alla Roma?
"È stato un momento molto importante per tutta la squadra e per il club in generale. Eravamo tutti orgogliosi e questo trasferimento ha attirato l'attenzione su tutti noi. No, non era affatto troppo presto. Era un giocatore con un grande potenziale; lo abbiamo visto e lo sapevamo, e lui lo ha dimostrato vincendo la Ligue 1. Non ci ha deluso. Posso dire che Zeki ha lasciato il segno a Roma grazie al suo carattere tenace e alla sua grande determinazione, oltre che alla versatilità come dicevo prima".
Un aneddoto dello spogliatoio o di un allenamento che ha visto protagonisti lei e Celik?
"Durante una sessione di allenamento in cui ho dato molte istruzioni per eseguire le rotazioni, ho lanciato la mia scarpa a Zeki (ride, ndr)".
Quanto è stato difficile per Zeki emergere dalla Turchia pur non giocando nei grandi club del campionato turco? Nonostante ciò, è riuscito ad avere una carriera di successo.
"All'epoca, abbiamo suggerito ai principali club di ingaggiare Zeki, ma senza successo. Abbiamo ricevuto informazioni secondo cui i rapporti degli scout indicavano che non sarebbe stato in grado di giocare nella Super League. Non si sbagliavano: effettivamente... Zeki non ha ancora giocato nella Super League turca (sorride, ndr)".
Pensa che Zeki abbia avuto poca rilevanza nei media e tra i tifosi? Resta anche un giocatore importante per la nazionale turca... pensa che sia sottovalutato?
"No, Zeki non è un personaggio molto popolare; è un giocatore orientato alla prestazione e concentrato sul lavoro. La sua identità semplice e orientata al lavoro di squadra è in primo piano, e non dà molta importanza ad altri elementi; ha un comportamento e un carattere modesti".
Per concludere, una domanda più emotiva: quando lo vede indossare la maglia della Roma o della nazionale, cosa prova davvero?
"Risponderò a questa domanda con un pensiero che gli ho dedicato sui social: 'La vita è un lungo viaggio avventuroso per tutti. I giorni belli e i ricordi felici vengono immortalati uno ad uno nelle fotografie. Ognuno ha il proprio significato e le proprie verità nella vita. È una grande gioia per me essere testimone della tua significativa storia di successo. Grazie per avermi reso orgoglioso. Che il tuo cammino sia chiaro, i tuoi successi eterni e che tutto sia bello come il tuo cuore e il tuo carattere'".
© RIPRODUZIONE RISERVATA