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Nove anni tra colpi e record: alla scoperta del metodo Petrachi

La storia: da Belotti a Izzo, tutti gli affari. Un 11 costato meno di Paquetà e Piatek. D’Ambrosio fra le sue prime intuizioni

Gianluca Petrachi prima di Genoa-Torino, di LaPresse

Gianluca Petrachi prima di Genoa-Torino, di LaPresse

30 Aprile 2019 - 08:00

Quando nell'estate del 2017 ha strappato Berenguer al Napoli, vendicando lo "scippo" di Giaccherini, già in parola con Cairo, avvenuto l'anno prima, Gianluca Petrachi non poteva immaginare di fare indirettamente un favore a quella che, a meno di colpi di scena improvvisi, sarà la sua prossima squadra. Domenica sera, infatti, la rete dello spagnolo ha reso felici in ugual misura i tifosi del Torino e quelli della Roma che, grazie al 2-0 dei granata contro il Milan, è riuscita a mantenere due punti di vantaggio sui rossoneri. L'acquisto del ventitreenne di Pamplona incarna bene il modus operandi del dirigente salentino, abile a muoversi a fari spenti per poi piazzare l'affondo decisivo come successo anche un anno prima con Boyé, strappato proprio alla Roma di Sabatini, o più di recente con Zaza, preso al fotofinish battendo la concorrenza della Sampdoria.

Cairo nicchia

Un metodo che negli ultimi nove anni e mezzo ha fatto le fortune di Urbano Cairo. Anche ieri il presidente del Torino ha glissato sul probabile arrivo di Petrachi nella Capitale, conscio di essere sul punto di perdere uno dei principali artefici dei buoni risultati ottenuti a livello economico e sportivo. «Se ne parla, ma mi stupisce la cosa perché ha un contratto con noi (fino al 2020, ndr). Contro il Milan l'ho abbracciato al secondo gol, con lui non ho mai parlato dell'ipotesi Roma», ha detto a Radio 24 durante la trasmissione "Tutti convocati". Se a quattro giornate dal termine Cairo può ancora coltivare ambizioni da Champions, d'altronde, parte del merito va ascritto, oltre che a Mazzarri, proprio a Petrachi. Analizzando la formazione tipo dei granata (Sirigu; Izzo, Nkoulou, Moretti; De Silvestri, Rincon, Meité, Ansaldi; Baselli, Berenguer o Iago Falque; Belotti), la spesa complessiva si attesta attorno ai 60 milioni di euro, dieci milioni meno di quanto sborsato dal Milan per i soli Paquetá e Piatek. Sirigu (a zero) e Nkoulou (500mila euro per il prestito e 3,5 milioni per il riscatto) sono sicuramente i capolavori all'interno di una galleria che comprende altri pezzi pregiati pagati relativamente poco come Izzo (8 milioni), Meité (10 milioni), Berenguer (5,5 milioni) e Belotti (8,4 milioni). L'altra faccia della medaglia è rappresentata dagli acquisti più cari della storia del club che non sono tuttavia riusciti a incidere: Zaza (2 milioni per il prestito e 12 per il riscatto) e Niang (11 milioni).

In entrata e in uscita

Dopo l'esperienza come team manager all'Ancona (2003-2006) e come ds al Pisa (2006-2008), Petrachi è arrivato al Torino nel dicembre del 2009 come vice di Rino Foschi, diventando direttore sportivo a tutti gli effetti il 6 gennaio del 2010, dopo le dimissioni dell'attuale presidente del Palermo. Uno dei suoi primi colpi è stato l'attuale esterno interista Danilo D'Ambrosio, preso in comproprietà dalla Juve Stabia il 12 gennaio dello stesso anno e acquistato a titolo definitivo in estate. Dopo aver mancato per due stagioni consecutive la promozione in Serie A, il direttore sportivo dei granata nel giugno del 2011 indovina la scelta dell'allenatore, affidandosi a Gian Piero Ventura e ristabilendo il connubio che nella stagione 2007/08 portò il Pisa a un passo dalla promozione in Serie A. Proprio nell'estate del 2011, Petrachi piazza il primo colpo da plusvalenza comprando Glik per 2,35 milioni: cinque anni dopo andrà al Monaco per 11 milioni. Al primo anno in Serie A, indovina i colpi Cerci (preso a 6,75 milioni e rivenduto a 15) e Darmian (preso a 2,33 e rivenduto a 18). Nell'estate del 2013 punta su Immobile, preso prima in comproprietà a 2,75 milioni e nell'estate del 2014 a titolo definitivo (sborsando ulteriori 8 milioni), pochi giorni prima di cederlo al Borussia Dortmund a 19,4 milioni. Tra le cessioni più importanti realizzate c'è anche quella di Bruno Peres alla Roma, acquistato per 2 milioni dal Santos e rivenduto a 13,5 tra prestito e riscatto. Ma la cessione record è arrivata grazie al suo grande amico Antonio Conte, che il 31 agosto del 2017 ha portato Zappacosta al Chelsea per 25 milioni di euro (al Toro era costato poco più di 4 milioni). Tra prestito (5) e riscatto (20), nel 2016 Cairo ha incassato la stessa cifra dal Napoli per Maksimovic, scovato tre anni prima nella Stella Rossa e pagato 3 milioni complessivi (0,5 milioni per il prestito e 2,5 per il riscatto).

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