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Tatticamente

L'analisi di Brescia-Roma: il sistema a tre funziona, ma con il Verona servirà più intensità

Al Rigamonti partita senza storia, evidenti i progressi. Ma da Firenze risuona un allarme: Juric è alla guida di una piccola Atalanta

, di LaPresse

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13 Luglio 2020 - 11:05

Come ogni bravo allenatore, anche Fonseca dopo una vittoria larga e rassicurante come quella di Brescia sfrutterà sicuramente la ritrovata serenità per affrontare con maggior attenzione la questione delle cose da migliorare, più che cullarsi sui motivi che hanno determinato il successo. Intanto perché l'avversario stavolta ci ha messo molto del suo, con la sua arrendevolezza, con le sue carenze tecniche e con una strategia tattica priva di brillantezza, con una sola idea di base: lo scarico dall'esterno su Tonali con traversone di prima alle spalle della linea difensiva romanista. Ci ha provato tre o quattro volte il talentino da tempo nel mirino delle grandi (c'era anche la Roma, una volta), in un paio ha trovato anche il varco giusto, ma poi davanti né Torregrossa né il chiacchierone Donnarumma nella ripresa hanno mai trovato modo di mettere in difficoltà Mirante, se non sugli errori dei difensori della Roma. Quelli del Brescia si sono poi distinti per le innumerevoli e davvero ingiustificate proteste, svelate impietosamente dai sensibilissimi impianti audio nel silenzio degli stadi del Covid. A un certo punto Sabelli andando a battere un fallo laterale ha rampognato il quarto uomo: «Ci avete negato già due rigori». E Pellegrini gli ha risposto: «Sì, Sabe. Quattro, non due». «Perché non è così, Pelle?». No, non era così. Ma andava spiegato anche al presidente Cellino, irrequieto in tribuna, che ha avuto da ridire anche sul gol di Zaniolo: «Nasce tutto - ha urlato - da una punizione battuta con la palla in movimento. Arbitro, il regolamento deve essere uguale anche per la Roma». Pessima figura, davvero. E da quella protesta è nato il battibecco tra Torregrossa e Zaniolo, poi rimproverato anche da Dessena a fine partita.

Troppi errori tecnici

Ora entriamo nel primo capitolo del ripasso di giornata: gli errori individuali, spesso tecnici, che rischiano di penalizzare la prestazione della Roma. Nelle grafiche della pagina accanto abbiamo analizzato in particolare l'azione che dopo neanche due minuti ha portato Torregrossa ad involarsi uno contro uno nella metà campo romanista. Ma potremmo ricordare anche il mancato controllo di Fazio che ha permesso allo stesso avversario di sparare da un metro addosso a Mirante, i mancati interventi di testa in area di Ibanez (colpo di testa quasi a botta sicura di Mangraviti su corner nel secondo tempo) e anche i palleggi approssimativi tra gli stessi Ibanez e Fazio. Sono stati tutti errori di approssimazione, per via magari di un approccio presuntuoso all'intervento tecnico, con quell'atteggiamento che tante volte è costato alla Roma nella storia anche il raggiungimento di qualche traguardo: basti pensare, campionato a parte, quante volte la squadra giallorossa con diversi allenatori tra coppa Italia e coppe europee è stata eliminata da squadra a lei inferiori. Quella mentalità si costruisce nel tempo, ma anche con l'inflessibilità degli allenatori che analizzano, individuano e correggono la natura di certi errori.

La crescita dei singoli

Anche nell'analisi degli errori, in ogni caso, ci sono diversi gradi di responsabilità e, soprattutto, diversi margini di crescita. I già citati Fazio e Ibanez hanno ovviamente storie diverse alle spalle e diverse prospettive future. L'argentino ha una monumentale struttura fisica ed è quasi imbattibile nei duelli aerei (anche sabato 100% vinti), ma ormai ha una lentezza sul breve così evidente che ne penalizza in maniera decisiva il rendimento. L'azione personale di Lasagna che porterà al primo gol dell'Udinese resterà impressa nella fedina tecnico-tattica del giocatore, ma all'interno di una difesa a tre può anche rappresentare una valida alternativa. Ibanez ha sbagliato molto l'altra sera, ma fisicamente, tecnicamente e anche tatticamente ha mostrato delle potenzialità su cui Fonseca farà bene a lavorare. A naso potrebbe rivelarsi anche un ottimo acquisto, così come Carles Perez, un altro arrivato a gennaio. Da rivedere, invece, Villar, regista puntiglioso ma ancora privo di guizzi. In ogni caso se anche due soli dei tre acquisti di gennaio si riveleranno giocatori importanti per il futuro della Roma, l'ultimo investimento di Petrachi sarà ricordato indubbiamente come produttivo.

Il sistema di gioco funziona

È invece già sicuramente oltre ogni ragionevole dubbio il fatto che il nuovo sistema di gioco con la difesa a tre abbia conferito maggior solidità nella fase di non possesso senza togliere soluzioni offensive, anzi. Va ovviamente considerato il valore degli avversari, ma i dati degli expected goal, oltre che ovviamente anche quello puro e semplice dei gol, segnalano un trend in netta ascesa. Un altro esempio: il coinvolgimento degli esterni bassi è decisamente più consono alle caratteristiche tecniche dei giocatori nella rosa della Roma. Peres e Kolarov sono stati tra i più produttivi a Brescia (12 cross in due: i tre terzini messi in campo con l'Udinese ne hanno sommati 5), senza essere chiamati a compiti difensivi particolarmente complicati. Certo, l'impegno di mercoledì con il Verona non sarà altrettanto semplice e l'allarme che risuona da Firenze, dove ieri sera gli scaligeri sono stati ripresi solo all'ultimo minuto di recupero, deve far riflettere Fonseca. Per prevalere mercoledì ci vorrà un'intensità diversa.

Il primo tempo del Verona ieri sera è stato impressionante: Juric guida una piccola Atalanta, che difende uomo contro uomo con una ferocia impressionante, ti asfissia con le pressioni alte, attacca con tanti uomini (due esterni di centrocampo, i due trequartisti, la punta centrale e spesso uno dei tre centrali in inserimento), dà sempre l'idea di sapere che cosa fare e non concede niente al compiacimento estetico. Ad esempio, difficilmente vedremo la squadra costruire dal basso, le rimesse dal fondo spesso sono calciate lunghe e quasi mai il portiere Silvestri palleggia con i compagni. Hanno una batteria di saltatori altissimi e nelle palle inattive si fanno valere sia nella propria area sia in quella avversaria: ieri saltavano sempre in cinque (Rrahmani, Kubulla, Günter, Pessina, Di Carmine) su un unico schema da calcio d'angolo a favore, il giro a uscire. Quale minima consolazione, la partita della Roma è stata poco dispendiosa, quella del Verona moltissimo e la botta al morale arrivata dal pareggio della Fiorentina all'ultimo secondo del recupero rischia di farsi sentire: Juric è rimasto con le mani davanti agli occhi in panchina quando tutti i giocatori erano rientrati. Ma in 48 ore ritroverà di sicuro le motivazioni giuste.

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