I precedenti della Roma con le danesi: all'ultimo respiro
Il 24 aprile 1991 il gol di Völler all’87’ piega i danesi e ci regala la finale. Quattro anni dopo decide Carboni al 90’. Nel 1998-99 doppia vittoria con l’Helsinborg
Ci sono dei boati che ancora sembrano riecheggiare tra le mura dell’Olimpico. Boati che rappresentano un patrimonio genetico di tutti i romanisti, presenti, passati e futuri. Sono (e saranno sempre) il nostro dna, anche quando non ci saremo più, anche se all’epoca neppure esistevamo. Uno di questi è quello dell’8 dicembre 1982, Roma-Colonia, l’esultanza per il gol di Falcao che all’88’ vale il 2-0 e quindi l’accesso ai quarti di Coppa UEFA. C’è quello causato dal gol di Luca Toni all’Inter di Mourinho il 27 marzo 2010. In mezzo, c’è l’esplosione di gioia per il gol che Rudi Völler firma all’87’ di Roma-Brøndby, semifinale di ritorno di Coppa UEFA, il 24 aprile 1991. Quel gol è la liberazione il giorno prima della Liberazione, il giusto premio a una cavalcata epica, che avrebbe meritato di essere conclusa con il trofeo. Invece un arbitraggio scellerato nella finale d’andata regalerà la UEFA all’Inter. Ma questa è un’altra storia...
L’andata in Danimarca è terminata 0-0, perciò al ritorno all’Olimpico serve necessariamente una vittoria. Eppure la Roma di Ottavio Bianchi parte contratta e nervosa, di fatto non riesce a giocare. Se ne accorge un grande romanista, Ruggiero Rizzitelli, che decide di scuotere i compagni: lo fa con un fallaccio che gli costa il giallo, ma è una campanella che suona nella testa dei giallorossi. E poco dopo la mezz’ora è proprio Rizzi-gol a portarci in vantaggio sotto la Sud. Peccato che al 63’, nella stessa porta Nela devia il pallone che vale l’1-1: il risultato eliminerebbe la Roma, che si riversa in avanti alla ricerca del secondo gol. Schmeichel, futura leggenda del Manchester United, para di tutto: compie almeno tre miracoli clamorosi. Il portiere non è l’unica stella di quel Brøndby: buona parte di quella squadra farà parte della nazionale danese che vincerà a sorpresa Euro92. Ma alla fine anche i tostissimi danesi sono costretti a capitolare, come Benfifca, Valencia, Bordeaux e Anderlecht prima di loro. Quando mancano 3’ al 90’ Schmeichel respinge come può un tiro di Desideri, ma la palla resta lì: vi si avventano Rizzitelli e Völler, che sembrano colpire assieme. La palla finisce dentro, e questa è l’unica cosa che conti davvero: l’Olimpico, letteralmente, esplode; c’è gente che finisce in un istante venti file più in basso. Il gol è di Rudi, ma alla fine che importa? Non è forse stato segnato, simbolicamente, da tutti i romanisti?
Così come quello di Amedeo Carboni quattro anni più tardi, il 5 dicembre 1995: è il ritorno degli ottavi di Coppa UEFA, e la Roma di Mazzone deve ribaltare il ko per 2-1 dell’andata: apre le danze un Totti diciottenne, nella ripresa raddoppia Balbo e il gioco sembra fatto. Ma all’84’ un gol dei danesi vale il 2-1: sull’Olimpico aleggia lo spettro dei supplementari. A fare i Ghostbusters pensano Totti - geniale ricamatore di assist - e l’improbabile Carboni, che azzecca il destro firmando il suo secondo gol in 200 presenze con la Roma. È una bolgia, in campo e sugli spalti: al 90’, il gol del 3-1 scongiura l’extra-time e ci regala i quarti, dove vivremo un’altra serata memorabile, ma amara, contro lo Slavia Praga. L’unico altro precedente ufficiale contro una squadra danese risale alla doppia sfida con l’Helsingborg nei trentaduesimi della Coppa UEFA 1998-99. La pratica viene regolata già all’andata in trasferta: vittoria per 2-0 grazie alle reti di Totti e Alenichev. Il ritorno all’Olimpico, il 29 settembre 1998, è poco più di una formalità: la squadra di Zeman vince 1-0 con gol di Delvecchio. Ora la prima sfida con il Midtjylland, con l’obiettivo di mantenere il trend positivo e risalire la classifica europea.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PRECEDENTE