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Roma-Porto 2-1, l'ambiente: l'Olimpico fa (quasi) pace con la squadra

La serata. Solo col Real presente più gente sugli spalti. Cori e qualche cenno di contestazione. Poi la doppia esplosione per la doppietta di Zaniolo

, di LaPresse

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13 Febbraio 2019 - 09:22

Inizia con una sciarpata delle grandi occasioni Roma-Porto, la prima partita di Champions League del 2019, la seconda gara casalinga in stagione nella speciale classifica delle presenze sugli spalti (51.727 totali). Seconda solo alla gara contro i campioni d'Europa del Real Madrid nel girone eliminatorio. Una serata particolare all'Olimpico, dove va in scena il tanto atteso ritorno della massima competizione continentale. Una serata po' fredda, per il clima, e sugli spalti, ma soprattutto umida. Strana, però, perché le recenti ferite si fanno ancora sentire e non basta, o non del tutto, la notte da sogni di coppe e di campioni a ricompattare completamente quella frattura di cui anche il Capitano Daniele De Rossi aveva parlato nella conferenza stampa pre-partita. La cocente delusione per l'eliminazione in Coppa Italia aveva già pesato nella gara con il Milan, subito successiva. I tre gol di Verona si erano portati dietro gli strascichi della contestazione a Kolarov.

Nel momento dell'inno il colpo d'occhio dello stadio Olimpico è davvero notevole. Colorato di giallorosso per intero (ad eccezione dello spicchio del rumorosissimo settore ospiti, gremito di 4.000 sostenitori portoghesi), con la Tevere che si presenta come una muraglia umana, che quasi senza soluzione di continuità prosegue verso i distinti e la curva Nord.
Sì, «solo la maglia», intona subito la Sud, che vuole mantenere il punto, ma anche e soprattutto «voglio solo star con te», il coro che riecheggiava nella stagione scorsa e spingeva la squadra nelle impresa in particolar modo di Champions. C'è lo striscione "Rispetto per la maglia", affisso sopra lo stendardo classico dei Fedayn. C'è qualche timido fischio dedicato a Kolarov (ma nulla di paragonabile alle querelle delle scorse settimane) nel riscaldamento. Uno striscione nella parte centrale della Curva Sud contro il serbo si alza dopo un quarto d'ora di gioco. Ma il tentativo di coro che parte è subito coperto dai fischi della quasi totalità del settore caldo del tifo giallorosso.

Prima che lo stadio s'infiammi per le magie di Zaniolo nel secondo tempo, c'è il brivido della Var, che però non interviene per un mani di Pepe (probabilmente fuori area): l'Olimpico chiede l'intervento della tecnologia a gran voce, quasi a voler "spiegare" come si usa la Var a questo signor Makkelie sempre molto avaro nei confronti della Roma nelle decisioni.

«E forza Roma facci un gol», canta la Sud a inizio ripresa quando la manovra della squadra si fa più convincente. Fino all'esplosione per il destro di Nicolò, il predestinato. Che fa una corsa che sembrano due, meravigliosa, sotto la Sud. No, non è un sogno, sono due le corse sotto la Curva. Perché Zaniolo raddoppia anche. La Nord cerca di cantare sopra ai dragoni, molto (troppo) agitati nel settore ospiti dopo il gol dell'1-0 e tutto lo stadio ricorda a Sergio Conceiçao, in polemica con Di Francesco, il suo passato da giocatore sull'altra sponda del Tevere. Prima del gol beffardo di Adrian Lopez, che gela un po' gli entusiasmi e fa crescere il rammarico. Perché la squadra non meritava di subire gol e perché la prestazione, ancora una volta, c'è stata. A piccoli, neanche tanto piccoli, passi la Roma sta riprendendo terreno. Lo capisce lo stadio, lo capisce la Curva, che alla fine applaude la squadra ed è ricambiata dai giocatori. Che ieri sera hanno lottato compatti, con l'obiettivo, raggiunto, di essere squadra. Da Champions.

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