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Roma, quanta paura in difesa: Fonseca studia i correttivi

Problema mentale o tattico? Troppi i retropassaggi e gli appoggi ritardati: i difensori non sono sereni e sbagliano spesso. Il mister alla ricerca delle soluzioni

22 Febbraio 2020 - 10:32

Un brodino. Che in ogni caso scalda l'anima nel freddo di questi giorni, lascia un vantaggio da gestire nella partita di ritorno e rialza un po' l'umore sotterrato dopo l'inquietante inizio di 2020. La vittoria di giovedì col Gent, insomma, consente di rimisurare di nuovo la temperatura del "malato" poggiando le considerazioni sulla speranza che la guarigione sia vicina, pur dovendo constatare che ancora molti segnali fanno capire che il virus non sia estirpato.

Già dopo 38 secondi si era capita l'antifona, visto che per tre volte - prima Fazio, poi Cristante e infine Smalling - si sono fatti pericolosamente ribattere il loro tentativo di lancio da tre pressioni individuali portate da Bezus e Depoitre. Alla fine gli errori nei passaggi dei giocatori della Roma sono stati 73, nella media, ma colpisce la quantità di errori semplici.

Un classico esempio di movimenti difensivi sbagliati in un'azione poi sfumata e quindi "dimenticata" 1 Su un tranquillo giro-palla del Gent a difesa romanista schierata, Perotti e Pellegrini risalgono rapidamente il campo senza valutare

Così come i retropassaggi sono stati 24 e tante volte Pau Lopez è stato sollecitato dai suoi compagni: ben 46 i suoi passaggi, dato davvero inconsueto per un portiere (peraltro con una percentuale di riuscita del 74%, ben 12 sono stati sbagliati). Che significa? Che la Roma ha giocato sempre all'indietro e non può essere certo merito del Gent.

Quando Bezus, il loro trequartista, fa un movimento corto-lungo per prendere il tempo al suo avversario e dettare il passaggio in profondità, il terzino serbo sembra sorpreso. Ma la palla "libera" consiglierebbe prudenza a tutta la linea

Con tutto il rispetto per i belgi, all'Olimpico in Europa si sono viste squadre più attrezzate sia dal punto di vista tecnico-tattico, sia dal punto di vista fisico-atletico. Dunque, è stata più la Roma ad aver paura, una volta che ha visto che tatticamente non si riuscivano a trovare le linee di passaggio per saltare le prime pressioni.

Con i tempi completamente sbagliati, Kolarov prende la sua decisione quando ormai è tardi, e decide di risalire per mettere in fuorigioco l'avversario con il pallone già in viaggio

Il piano di Fonseca

Tatticamente la Roma aveva provato ad impostare con un centrocampista in mezzo ai due difensori per alzare gli esterni e andarsi a giocare la superiorità numerica sulle fasce da centrocampo in su: schierando Thorup due attaccanti centrali e un trequartista, diventava inevitabile per i loro interni di centrocampo doversi aprire a fronteggiare le salite dei terzini romanisti. Nei primi minuti la Roma spesso ha trovato questa soluzione, con Spinazzola e Kolarov lanciati nei varchi grazie anche al supporto delle punte di zona e di uno dei due riferimenti più avanzati, Dzeko e Pellegrini.

L'effetto è disastroso, ma per fortuna della Roma Ngadeu non sfrutta l'ampio spazio aperto, ma serve in verticale Depoitre che però non stoppa bene e consente a Pau Lopez di recuperare il pallone

Ma con il passare del tempo il pallone ha preso a scorrere più lentamente, alcuni errori di misura nei passaggi hanno creato scompensi tattici che per un dettaglio non hanno consentito al Gent di trovare con maggior efficacia la via della rete e questo ha fatto aumentare il nervosismo, fino a far commettere nuovi errori anche nello scaglionamento difensivo (si vedano le grafiche qui riportate) che sollevano nuovi dubbi anche sull'efficacia della didattica degli allenamenti settimanali.

L'occasione migliore per il Gent nel secondo tempo nasce da un'altra bizzarra interpretazione difensiva dei giocatori della Roma. E qui la mente non c'entra niente, questa dovrebbe essere solo didattica tattica. Sull'affondo a sinistra di due giocatori, la difesa romanista si schiera correttamente nella direzione del pericolo

Ma poi ricordiamo che in questa città sono stati accusati di scarsa competenza anche tecnici dalle indiscutibili conoscenze (si pensi a Luis Enrique, Spalletti, Ranieri, Di Francesco) e quindi tendiamo a pensare che il problema non sia solo sulla validità o meno delle esercitazioni quotidiane a Trigoria. Ma è indubbio che soprattutto per i difensori è diventato difficilissimo interpretare le due fasi: sembra sempre che in non possesso siano costretti a correre dietro agli avversari senza mai riuscire a intuire in anticipo la portata del pericolo, e poi, in fase di possesso, siano obbligati a cominciare l'azione sotto pressione senza adeguati piani per uscirne. Così non sono sereni e finiscono per sbagliare troppo.

Kums rientra sul destro e studia la soluzione migliore: i movimenti dei suoi compagni gliene offrono diversi (uno incontro, uno in profondità, uno in ampiezza). I romanisti seguono invece solo il pallone (questo deve essere un precetto di Fonseca)

Il caso Pellegrini

Quello che poi sta accadendo intorno a Lorenzo Pellegrini è inquietante: un giocatore che era uscito trionfatore alla vigilia di Natale dalla partita di Firenze che sembrava rilanciare le ambizioni sue e della Roma tutta in vista di uno splendido 2020 (con la prospettiva di giocare da titolare gli Europei nella Nazionale che Mancini sembrava poter costruire intorno a lui) e che oggi, a distanza di un mese e mezzo, sembra involuto in una crisi senza fine, come testimoniano quei fischi piovuti sulla sua testa al momento della sostituzione con Mkhitaryan.

I numeri più significativi della sua partita sono questi: su 49 azioni gliene sono riuscite appena 29, il 59%. Ma a prescindere dalle statistiche, il suo contributo non è più decisivo, i suoi assist solo un ricordo, le sue giocate sembrano diventate basiche, e più di un tentativo di triangolo, magari letto in anticipo dagli avversari, delle sue partite si ricorda poco d'altro. E lo stesso si potrebbe dire di Perotti, Cristante, Kolarov e degli altri terzini che di volta in volta vengono mandati in campo, tanto che il migliore sembra sempre quello che subentra.

Quali soluzioni

Nei giorni scorsi avevamo analizzato il problema della coperta corta di Fonseca che quando provava ad alzare il baricentro (vedi partite con Sassuolo e Bologna), lasciava spazi troppo ampi in difesa, e quando invece cercava un atteggiamento più accorto (vedi gara con l'Atalanta) non riusciva più a pungere davanti (un solo tiro in porta in 90 minuti). Allora forse ci si potrebbe chiedere se, al netto delle ripercussioni psicologiche di cui bisogna in ogni caso tener conto, sia ancora giusto insistere sul 4231 visto che in questo modo la squadra sembra sempre squilibrata.

L'allenatore non sembra aver intenzione di cambiar niente perché, come ha detto in conferenza stampa al termine della partita col Gent, in questo momento i giocatori devono continuare a fare quello che fanno meglio e visto che fino a Natale riusciva loro tutto con questo sistema di gioco, non è il caso di fare altre rivoluzioni. Però qualche riflessione la starà facendo di sicuro e volendo analizzare le possibili alternative ci vengono in mente solo due soluzioni praticabili senza cambiare tutto il sistema filosofico del portoghese.

Quando parte il suggerimento dell'ex Udinese, Fazio non chiude la linea di passaggio e Kolarov non assorbe il movimento in taglio di Depoitre (ma lo tiene in gioco), che così si presenta da solo in porta

Si potrebbe dunque virare al 433 (che poi in qualche modo è il modulo adottato a Bergamo, con Mancini vertice basso e Pellegrini e Mkhitaryan intermedi: un sistema che consente di essere lo stesso molto aggressivi ma che garantisce un uomo in più davanti alla difesa in fase di non possesso) o passare alla difesa a tre, con la variante 3-4-3 o 3-5-2.

Per fortuna della Roma, il "Riganò delle Fiandre" conclude malissimo, sfiorando appena il pallone che si ferma docile tra le braccia di Pau

Nel primo caso basterebbe aggiungere un centrale ai due solitamente impiegati (es. Mancini tra Fazio e Smalling), togliendo il trequartista. Nel secondo caso ci sarebbe da cambiare di più, ma è un po' il modo scelto per giocarsi la sfida contro il Parma di D'Aversa in Coppa Italia. Gli interni potrebbero anche essere di qualità (per esempio Pellegrini e Mkhitaryan) e in non possesso si difenderebbe spesso con otto giocatori più il portiere, un po' come fanno Lazio e Inter, non a caso le squadre con le difese meno battute del nostro campionato.

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