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L'analisi di Atalanta-Roma: stavolta il blocco basso non ha portato risultati

Dopo un inizio promettente, i gol hanno cambiato l’inerzia della gara. Ma nella ripresa la Roma ha abbassato il baricentro, reagendo solo in svantaggio

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
14 Maggio 2025 - 06:30

La Roma ha perso a Bergamo la sua prima partita del 2025 e siamo a maggio inoltrato. Non si può non partire da questo dato per analizzare una partita storta in cui, come vedremo, ci sono stati molti episodi di natura tecnica, tattica e regolamentare che hanno inciso in maniera significativa sul risultato finale. Delle questioni arbitrali, però, ci occupiamo in altre pagine del giornale e dunque, come da abitudine, qui ci limitiamo a sottolineare gli aspetti più prettamente calcistici, ben sapendo che l’assegnazione poi revocata di quel rigore, e ovviamente il relativo esito, avrebbe inevitabilmente condizionato anche tutte le altre considerazioni sul valore della Roma, in assoluto e sulla prestazione stessa di Bergamo.

La scelta del 3421 a specchio

Nell’analisi partiamo dunque dall’inizio e dalla formazione schierata da Ranieri con l’evidenza del relativo piano strategico di gara. Cambiando il sistema di gioco l’allenatore ha certamente adeguato all’avversario la sua strategia. Contro Inter e Fiorentina, due squadre schierate pur con le differenti interpretazioni con il 352, Ranieri aveva scelto lo stesso sistema con una mossa tattica che aveva garantito alla squadra in fase di non possesso quell’aggressività da cui è disceso il coraggio per affrontare le due avversarie a viso aperto (le pressioni alte con le mezze ali). Risultato: due vittorie per uno a zero e grandissimi elogi per le scelte strategiche dell’allenatore. Stavolta Ranieri ha deciso di cambiare, tornando al vecchio 3421 essenzialmente per due motivi: il primo è che nell’inevitabile contrapposizione di duelli individuali sarebbe stato più comodo per la squadra schierarsi stavolta realmente a specchio (nel 352 in realtà due attaccanti sono contrapposti teoricamente ai tre difensori, nelle pressioni poi bisogna fare scelte diverse per non lasciare un uomo libero, e infatti Ranieri contro Inter e Fiorentina aveva mandato la seconda punta sul play e le due mezze ali alternativamente sugli altri braccetti), così ha inserito Soulé da mezzapunta al fianco di Shomurodov e dietro Dovbyk per impedire la facile costruzione del gioco ai tre difensori dell’Atalanta, chiedendo ai quattro centrocampisti di occuparsi dei quattro dirimpettai e lasciando agli uno contro uno in difesa i tre difensori sui tre attaccanti nerazzurri. L’altra motivazione, secondo chi scrive, alla base della scelta di questo diverso sistema di gioco, da cui è nata evidentemente anche una scelta tecnica, è stata la necessità di coprirsi sulla fascia destra con un uomo più abituato alla marcatura rispetto a Soulé, ecco perché ha mandato in campo a destra Rensch con il preciso compito di aiutare Celik, soprattutto in caso di difesa a blocco basso nella marcatura di Lookman. Chiaro che in questi casi l’allenatore deve pensare a due diversi momenti della fase di non possesso: sulla prima impostazione dal portiere avversario, Rensch avrebbe potuto alzarsi su Zappacosta, ma in caso di possesso prolungato degli avversari, allora l’olandese si sarebbe dovuto abbassare sulla linea dei tre difensori e avrebbe costruito una trincea un po’ più compatta di fronte all’imprevedibilità di Lookman. La casualità ha voluto che proprio l’incertezza di questa doppia marcatura abbia favorito il primo gol del nigeriano: nello sviluppo dell’azione, infatti, Rensch ha stretto la marcatura verso l’interno dell’area proprio per aiutare Celik sull’avversario, ma quando poi si è reso conto che aveva lasciato spazio per l’inserimento di Zappacosta sull’esterno, ha avuto quel fatale momento di esitazione che ha consentito a Lookman di girarsi verso la porta e calciare praticamente senza ostacoli, di fatto ingannando anche Celik. 

Il coraggio a intermittenza

Prima del gol la Roma era sembrata assistita dalla vena dei giorni migliori, con quel coraggio tattico che in altre situazioni l’aveva premiata. Dopo il gol, invece, sono arrivate quelle incertezze tra pressione forte e difesa bassa che hanno consentito all’Atalanta di trovare all’improvviso grandi spazi di manovra per le percussioni veloci in verticale e per diversi minuti la Roma è stata in balia dell’Atalanta. Ancora una volta è stato il gol di Cristante a spostare di nuovo l’inerzia della gara. Ed è stato proprio qui che è mancata un po’ di qualità ai giocatori giallorossi nelle rifiniture, con Cristante sempre un po’ a disagio negli spazi stretti, Koné spesso vittima del suo stesso dinamismo, Shomurodov non sempre lucidissimo, Soulé che quando sente di dover vestire i panni del supereroe alla Dybala, a volte va fuori giri e Dovbyk che se c’è da partecipare a rifiniture veloci e di fino sulla trequarti non è l’attaccante più adatto. 

Quel baricentro basso

Nel secondo tempo, la colpa della Roma è stata quella di abbassare troppo il proprio baricentro, lasciando il possesso palla ai più freschi avversari. L’Atalanta è una squadra che sa prendersi gli spazi che le vengono concessi dagli avversari e più una squadra arretra il proprio baricentro più i nerazzurri sembrano moltiplicare le proprie forze. Come abbiamo poi scritto all’inizio, l’eventuale rigore avrebbe potuto sparigliare le carte in tavola e cambiare l’esito della sfida in una maniera che sarebbe diventata trionfale per la Roma, ma Abisso e Sozza l’hanno pensata in maniera diversa e a poco a poco si è concretizzato l’ineluttabile. Nello specifico l’azione decisiva ha avuto un esito persino un po’ casuale, di sicuro il rimpianto più grande per come la Roma si è contrapposta in quel contesto deriva dal mancato intervento di Shomurodov. In situazioni come quelle, infatti, bisogna andare a contrasto con tutto il vigore possibile, e purtroppo l’uzbeko non ce l’ha messo. Quel che è accaduto poi, infine, dimostra che a mancare alla Roma non sono state le forze fisiche, altrimenti non avrebbero potuto gettare il cuore oltre l’ostacolo come hanno provato a fare nei 15 minuti finali. La Roma ha infatti rialzato immediatamente il proprio baricentro e l’Atalanta ha difeso a fatica anche se non sono state create vere e proprie occasioni da gol, ma solo potenziali. Resta il rammarico per alcune scelte di Ranieri, peraltro poco spiegate, visto il tema dominante degli spogliatoio relativo alle decisioni arbitrali. Ma la scelta di Pisilli in sostituzione di Rensch - rimangiata peraltro due minuti dopo, a gol subito, con la riproposizione di Soule a tutta fascia - e soprattutto l’inserimento di Saelemaekers, El Shaarawy e Baldanzi solo nei minuti finali ha lasciato molti dubbi in qualche commentatore. Per quanto ci riguarda. Ciò che ha fatto Ranieri in questi mesi merita stima e fiducia incondizionata e non può essere certo la condivisione o meno di una sostituzione a mettere in dubbio neanche un grammo del valore mostrato dall’allenatore.

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