L'analisi di Roma-Genoa: sul suo stesso piano Gasperini ti stritola
L’amarezza di De Rossi a fine partita: «Non esiste un altro modo per affrontare la Roma». Ma una via c’è. Quanto contano i singoli
(GETTY IMAGES)
La Roma ha chiuso il suo 2025 da favola con una vittoria netta che è stata sancita in sostanza al 31’ del primo tempo, con il gol del 3-0 realizzato da Ferguson. Spazzato via il temutissimo avversario, il Genoa di Daniele De Rossi che contro Inter e Atalanta nelle due precedenti giornate aveva sì perso i tre punti, rimanendo però fino alla fine in partita e dimostrando una preparazione tattica e atletica di primissimo livello. Che cosa non ha funzionato per De Rossi contro la Roma, al di là dell’inevitabile coinvolgimento emotivo che indubbiamente non gli ha fatto vivere la partita con la serenità con cui di solito affronta un altro avversario? Per quanto l’asserzione possa essere considerata risibile, il primo dato da cui bisogna partire è l’estremo equilibrio che c’è stato nei primi 14 minuti di gioco. Quando un allenatore sconfitto se ne esce con una frase così, solitamente viene preso in giro dagli avversari e, conoscendo i suoi polli, De Rossi ha evitato di dirlo. Anzi, ha affermato il contrario: «Quando dal mio staff mi hanno fatto notare che avevamo cominciato bene la partita ho risposto loro che io non me ne sono accorto». E invece i collaboratori di De Rossi hanno ragione: il Genoa aveva cominciato la partita spaventando la Roma.
Le costrizioni e le alternative
Sul campo si erano immediatamente formate una serie di coppie che hanno dato vita ad una prima serie di duelli nei quali è parso chiaro a tutti che sarebbe stato pericolosissimo commettere anche un solo errore che avrebbe potuto essere decisivo per compromettere la partita. Così è successo esattamente al minuto 14 quando da un rinvio difensivo di Ziolkowski, è arrivato l’assist involontario di Vazquez all’indietro per Soulé, poi chirurgico nella sua conclusione, anche per via del leggero, ma decisivo spostamento di traiettoria di Otoa. Da quel momento al Genoa sono progressivamente venute meno tutte le sicurezze iniziali e altri errori individuali hanno favorito le altre due reti. Ora, se De Rossi fosse un allenatore superficiale, darebbe a se stesso e alla sua squadra l’alibi dell’errore individuale, ma essendo un uomo che pretende il massimo da se stesso prima che dagli altri non commetterà questo errore e rifletterà invece su un altro aspetto. A fine partita abbiamo infatti provato a chiedergli se secondo lui può esistere un modo diverso per affrontare la Roma che non sia quello di accettare il confronto di duelli individuali a tutto campo. La sua risposta è stata laconica: «Non l’ho trovato. Lo hanno fatto in pochi, anche Psg e Manchester City si sono dovute adeguare contro la sua Atalanta. Di certo non l’avevo preparata così da farmi attaccare dietro alle spalle, anzi, pensavo di poterlo fare io». Chiaro che il Genoa ha pensato di sfruttare diversamente qualche piccola debolezza individuata nello studio dell’avversaria fatta in settimana. Viene da pensare, ad esempio, che per mettere in difficoltà Dybala De Rossi avesse pensato di alzare il suo interlocutore nei duelli (Ostigard nello specifico, anche se nell’immediata vigilia Gasperini ha mischiato le carte anche per via dell’indisponibilità di Baldanzi e quindi ha spostato anche l’argentino da designato centroboa a esterno), così come la scelta di Ekuban in attacco al posto di Colombo sembrava preludere a un atteggiamento di attacco della profondità e dinamismo “spinto” che avrebbe potuto mettere in difficoltà il marcatore designato, che fosse Mancini o Ziolkowski. Quello che non ha funzionato nei meccanismi del Genoa è stato il giro-palla con verticalizzazione veloce, scarico e attacco della profondità, perché i difensori della Roma si sono letteralmente mangiati gli attaccanti rossoblù. E quando il Genoa ha alzato le pressioni, proprio imitando in qualche modo l’atteggiamento della Roma di Gasperini, sono arrivate delle uscite dal basso molto tecniche dei giocatori della Roma che attraverso l’ampiezza e le linee di passaggio diagonali tra gli avversari sono riusciti spesso ad uscire con pericolosità, trasformando rapidamente il giro palla difensivo in percussione offensiva e uno contro uno (l’occasione di Ferguson tra il primo e il secondo gol nasce proprio così). De Rossi dice che è inevitabile quando si gioca contro le squadre di Gasperini accettare l’uno contro uno. Ma quando succede, se l’avversario non è al 100% dal punto di vista fisico e se tecnicamente paga un gap rilevante, diventa assai probabile che Gasperini ti stritoli con il suo gioco. Ed è questo quello che è successo. Una via alternativa ci potrebbe essere: a volte potrebbe significare la rinuncia ai propri principi offensivi, ma in cambio si potrebbe anche ottenere qualcosa di più produttivo di una sconfitta così netta. Ad esempio, si potrebbe evitare di andare a fare pressioni alte e provare magari a difendere con un blocco più basso, soprattutto quando la differenza tecnica è così elevata. Ma nel percorso di crescita, anche mentale che De Rossi sta impostando con la sua nuova squadra ci sta anche che abbia provato a seguire l’onda delle ultime due partite così gagliarde contro Inter e Atalanta e abbia provato ad affrontare nella stessa maniera anche il re dei duelli individuali, Gian Piero Gasperini. Il risultato è stato nettissimo a favore della Roma. In questo ci sono molte virtù della Roma di oggi.
Il valore dei singoli
Nell’analisi non si può prescindere inizialmente dal valore espresso dai difensori della Roma e anche dalla qualità dinamica degli esterni. Viene da pensare, ad esempio, che se la Roma avesse avuto Hermoso nel massimo della forma anche a Torino, magari le cose sarebbero andate diversamente, così come Wesley sarebbe stato utilissimo a Cagliari in opposizione a Palestra che invece quel giorno fece il bello e il cattivo tempo. E il rammarico, semmai, si rinforza quando ci si rende conto che il giorno dopo la partita di Cagliari Wesley era a Trigoria ad allenarsi regolarmente spingendo al massimo nelle sedute. E forse certe filippiche di Gasperini a proposito dell’eccessiva cautela che a volte medici e fisioterapisti adottano nel trattamento di qualche infortunio non meglio identificato, non sono proprio fuori luogo. In ogni caso, Ziolkowski è stato la nota lieta di giornata, mentre Mancini ed Hermoso rappresentano ormai due sicuri punti di riferimento. Sugli esterni Celik è stato bravissimo con Martin mentre Wesley ha letteralmente annullato uno dei giocatori di maggior forza del Genoa, non a caso un pezzo pregiato del prossimo mercato: Norton-Cuffy. Davanti ci hanno pensato poi Soulé e Dybala con la loro qualità a fornire percorsi nuovi e alternativi per arrivare verso la porta di Sommariva e Ferguson ha dimostrato intanto dentro l’area di rigore di essere un riferimento importante, anche se nella costruzione della manovra continua a difettare dal punto di vista delle scelte tattiche prima che tecniche. Logico dunque che Gasperini pretenda qualcosa di meglio nella costruzione di una squadra che miri sempre più in alto.
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