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L'analisi di Nizza-Roma: nessun dorma, con Gasp si rischia la figuraccia

Nella bella vittoria in Francia i prodromi della filosofia del tecnico. E c’è un motivo per cui non si può mai abbassare la guardia...

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
26 Settembre 2025 - 06:00

Oltre al riscontro meramente statistico (e non è assolutamente disprezzabile cominciare l’avventura europea con una vittoria in trasferta, specialmente se è la quarta in cinque partite, con un nuovo allenatore e dopo tante settimane di polemiche più o meno striscianti sul mercato, le difficoltà finanziare, l’armonia nel club e chi più ne ha più ne inventi), c’è un’altra vittoria che Gasperini si è portato a casa da Nizza: l’atteggiamento della squadra dopo il vantaggio ad inizio gara e persino dopo il raddoppio tre minuti più tardi. È vero che di fronte non c’era il Paris Saint Germain, ma la dodicesima, al momento, squadra della Ligue 1, peraltro nel bel mezzo di una crisi piuttosto radicata (le critiche per l’ennesima sconfitta stagionale sono state piuttosto dure soprattutto nei confronti dell’allenatore Haise), ma come sa bene chi segue la Roma in giro per l’Europa ci sono state squadre di lignaggio assai superiore nel recente e meno recente passato che hanno messo i giallorossi in difficoltà sul proprio campo. E quindi vincere in quella maniera autorevole, senza sostanzialmente rischiare mai nulla se non per quella furbata ben riuscita di Mendy ai danni dell’ingenuo Pisilli, che ha restituito nei minuti finali significati agonistici che la gara non aveva mai avuto, è piuttosto confortante. E, di più, va apprezzato soprattutto il fatto che la Roma abbia seguito stavolta alla lettera le indicazioni dell’allenatore: se una partita va nella direzione giusta per motivazioni tecnico-tattiche, non è produttivo cambiarne il senso solo perché si è passati in vantaggio. E infatti il raddoppio immediato ha consentito di gestire tutto sommato con disinvoltura l’episodio contrario del rigore assegnato un po’ frettolosamente ai padroni di casa.

L’importanza di ogni ingranaggio

Che cosa è stato fatto di diverso stavolta rispetto al derby? Detto che oggettivamente le condizioni ambientali (il caldo dell’Olimpico col fresco dell’Allianz Riviera), tecniche (la Lazio con il Nizza), tattiche (l’efficacia del 433 sarriano con l’arrendevolezza del 352 di Haise) erano stavolta più favorevoli, ma l’importanza della posta in palio domenica ha prevalso sulla voglia dei giallorossi di imporre il proprio gioco contro i rivali di sempre e nonostante la sopraggiunta superiorità numerica, nel derby il ritmo è calato all’improvviso mentre in Francia non è stato così. Le parole di Gasperini – immaginiamo che ce ne siano state anche in privato, visto il riscontro che lui stesso ha voluto dare in pubblico – hanno sortito subito il loro effetto. Per come si sta strutturando, la Roma non ha alcuna necessità di addormentare le partite neanche quando è in vantaggio. Anzi, può averne solo svantaggi. Esattamente com’era accaduto con l’Atalanta, Gasperini ha provvisto i suoi giocatori di un arsenale di soluzioni tattiche tali per cui il progetto generale può funzionare solo se tutti i tasselli specifici stanno al loro posto. Altrimenti rischia di crollare miseramente (e in certe partite con i bergamaschi è successo, con i famosi momenti di down a cui però è stato sempre posto rimedio rapidamente). Il primo imperativo: le pressioni offensive continue sui riferimenti individuali. In certi casi può bastare anche un momento di distrazione di un solo giocatore per aprire agli avversari delle clamorose autostrade verso la porta: nel dettaglio, parliamo di una lieve disattenzione di Koné che avrebbe potuto costar cara e che invece è stata assorbita per l’errore tecnico di Boudaoui, centrocampista del Nizza che avrebbe potuto lanciare a rete un compagno e invece ha offerto un gentile assist a Svilar

I rischi che vale la pena correre

Si potrebbe obiettare che allora correre un rischio così grande per una singola disattenzione potrebbe vanificare sforzi sensibilissimi di cento minuti per ogni giocatore, ma è sempre questione di mettere sulla bilancia pro e contro e pesare: la carriera di Gasperini dimostra che il gioco vale la candela e in fondo sono in tanti anche quelli che all’inizio della sua avventura dicevano a Guardiola che giocare con la linea difensiva così alta e con quella rete di passaggi estenuante con una squadra tanto squilibrata in avanti poteva portare a correre grossi rischi. Per Gasperini, in percentuale per ora storicamente infinitesimale rispetto a quello che ha vinto il catalano in carriera, conta ciò che ha raggiunto fino ad oggi con le sue convinzioni. L’importante è che i giocatori siano convinti di quello che fanno. E al momento sembrano davvero esserlo tutti. In assoluto il calcio di Gasperini non produce partite spettacolari, tutt’altro. Come spesso è accaduto con la sua Atalanta, a divertirsi sono stati spesso soprattutto loro, assai meno gli avversari. Nell’applicazione feroce del suo controgioco, Gasp ti sfinisce fisicamente fino a sopraffarti tecnicamente. Non ti batte per superiorità tecnica, ma vince a braccio di ferro. E quando ti mancano le forze ti monta sopra e non ti molla più. Per far sì che questo accada devi essere fisicamente preparatissimo: a quel punto conterà solo il fattore tecnico. Ecco perché nella Roma ha potenzialmente possibilità molto maggiori di imporsi in Italia e in Europa rispetto a ciò che a Bergamo hanno mai potuto sognare: perché si può investire di più in giocatori. Non sarà facile imporsi, ma neanche un’utopia.

Le riflessioni su Pellegrini

Ecco perché in maniera piuttosto sorprendente, a fine partita, stavolta Gasp non si è sperticato negli elogi per Pellegrini, che col suo ingresso ha contribuito a cambiare il destino della partita, ma piuttosto ha sottolineato come lo abbia trovato più “macchinoso” rispetto al derby. Può sembrare un paradosso, ma non lo è. Tutto torna: Gasperini sa che ha bisogno soprattutto di atleti prima che di calciatori, altrimenti il presupposto stesso della sua filosofia calcistica decade. Da lì il richiamo specifico. Non si fa incantare dal tempismo mostrato dal ritrovato capitano (splendidi i suoi inserimenti in area sin dall’inizio del secondo tempo), dalle proprietà tecniche (suo l’assist per il vantaggio di Ndicka, e uno spettacolare assist di prima non sfruttato da Dovbyk), dalle conoscenze tattiche (Lorenzo sa muoversi tra le linee come nessuno): lui aspetta che Pellegrini sia perfettamente tirato dal punto di vista atletico e questo per il momento è un obiettivo non ancora raggiunto. Noi, più modesti osservatori, ci limitiamo a godere della luce che l’ingresso di Pellegrini ha garantito ad una squadra che sembrava ancora muoversi nell’ombra di una gestione tattica chiara, ma improduttiva.

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