Cogito Ergo Sud

Chi difende la Roma

Chi ha difeso Mou? Chi DDR? Chi l'ha difesa quest'anno? È arrivato una volta Ghisolfi a parlare in francese e l’hanno perculato, è arrivato Ranieri e ha zittito tutti. Da romanista. Perché quando parlate della Roma quello bisogna fa’: silenzio

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
14 Maggio 2025 - 06:00

Pensavo che dopo aver visto Di Canio difendere la Roma in seguito al triplo furto subito a Genova che è costato la panchina a De Rossi, non arrivasse pure il giorno in cui Parolo dicesse quasi da solo a Dazn che quello a Bergamo era rigore per la Roma.  Menomale che c’è un “quasi” e che quel “quasi” si chiama Claudio Ranieri. Visto che domenica col Milan gioca l’ultima partita in casa da allenatore della Roma, ricordiamocelo. Ricordiamoci tutto, non solo la rimonta del 2010, non solo questa da Como a Bergamo (maledetta tratta lombarda), o i 6 derby giocati, 5 vinti e uno pareggiato in rimonta; non solo le lacrime nello stesso giorno dell’addio di De Rossi con inchino verso la Sud, o il saluto dalla tribuna da tribuno al mondo durante Roma-Leicester tratta perfetta del suo destino. Non ricordatevi nemmeno solo le sublimi dichiarazioni de “li state a fa gode’ come ricci i romanisti” o la disponibilità a dire sempre di sì alla squadra della città in cui è nato, giocato e allenato uno, due, tre, stella al merito. Per me nel giorno in cui la Roma cade dopo 19 partite in volo (avendo preso la rincorsa dall’inferno) Claudio Ranieri mette la sua firma romanista più bella: ci mette faccia, voce e cuore e in diretta tv difende la Roma, zittisce chi non è abituato al contraddittorio, ma anzi è pratico a scivolare facilmente lungo le coordinate mainstream. Magari correggerà qualcosa, edulcorerà, perché è maestro di diplomazia, ma non cambia la sensazione che ha dato ai tifosi della Roma: essere rappresentati in un contesto dove o non ci siamo o dove veniamo bypassati, avere voce in capitolo dentro una scatola dove solitamente echeggia solo la voce del padrone. 

A me frega quasi niente se c’è il rigore, a me importa che della Roma si abbia cura. Che i romanisti non passino come “piagnoni” o “vittime” perché è una pratica che fanno proprio i colpevoli e i carnefici. Paulo Roberto Falcao, cioè il sinonimo perfetto di mentalità vincente (quindi tutto ciò che non è “scusa”, “alibi”, “giustificazione da perdente”) solo quattro giorni fa in un post ha ricordato il gol di Turone nel giorno del 44esimo anniversario dal furto. Non è piangersi addosso, è memoria, non è lamentela, è amor proprio: senza di quello non si cresce. Io sto ancora fermo lì e non sopporto i romanisti che fanno i meme sulla nostra storia. Sto ancora nel garage di Budapest. Chi ha difeso la Roma là? Chi ha difeso Mou? Chi ha difeso De Rossi? Chi ha ricordato quest’anno il rigore di Shomurodov con l’Empoli, lo scempio di Genova, quello peggiore di Monza, il gol del Verona eccetera? È arrivato una volta Ghisolfi a parlare in francese e l’hanno perculato, l’altro ieri è arrivato Claudio Ranieri e ha zittito tutti. Da romanista. Da romano. Perché quando parlate della Roma quello bisogna fa’: silenzio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI