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Atalanta-Roma, l'analisi tattica: i giallorossi come un pugile suonato

I perché di una metamorfosi: due tecnici che amano attaccare come due boxeur che menano senza paure. E alla fine ne esce meglio chi ha più resistenza fisica

, di LaPresse

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29 Gennaio 2019 - 10:17

Metti di fronte due squadre in salute di gran livello con due allenatori diversi ma molto offensivi e viene fuori una partita assai divertente se la vedi con gli occhi distaccati del calciofilo neutro, ma che assume contorni da psicodramma se invece ci entri dentro con l'animo appassionato del tifoso di una delle due. Al 40' del primo tempo, chi avesse ancora la registrazione della partita su Sky e volesse sentire con il solo audio ambientale la reazione dei tifosi dell'Atalanta al terzo gol della Roma (ri)sentirebbe il florilegio di insulti e di imprecazioni anche blasfeme che hanno coperto i giocatori dell'Atalanta, mai visti così in difficoltà nelle precedenti venti partite del campionato italiano. Ma l'epilogo della partita ha ribaltato il quadro e chi avesse ascoltato nel pomeriggio di domenica o nella giornata di ieri i commenti dei tifosi nei confronti di calciatori e allenatore della Roma avrebbe registrato umori ugualmente forti, ma ovviamente contrari. Qui che tifosi lo siamo ma che abbiamo anche una minima pretesa di poter valutare una gara con un'analisi che prescinda dai fattori emotivi proviamo però a tener presente tutto, a partire dal primo tempo.

Quel peccato di presunzione

Eh sì perché mentre i tifosi atalantini al 40' insultavano i propri giocatori per la sconfitta che andava maturando, Gasperini rimuginava in panchina su quell'atteggiamento allegro anzi, sconsiderato dei suoi giocatori, troppo aperti sulle costanti transizioni romaniste: «Di solito non lasciamo tanti spazi, ma è stata anche brava la Roma a prenderseli». Cerchiamo di capire, partendo da come gioca l'Atalanta. In un modo sconosciuto ai più. E cioè: quando è in possesso palla cerca di impostare con i tre difensori (soprattutto Toloi, il più dotato dal punto di vista tecnico, il meno da quello squisitamente difensivo) e a volte aggiunge proprio il brasiliano alla fase offensiva, che già conta su due esterni inesauribili, due centrocampisti che accompagnano, Gomez a trequarti e due punte mobilissime che attirano i difensori anche fuori dalle loro zone di competenza proprio per favorire gli inserimenti dei mediani e degli esterni, spesso in area tutti insieme. Il pallone deve girare velocissimo anche perché tecnicamente sono anche molto dotati, con i picchi di eccellenza di Gomez e Ilicic. Logico che quando perdono il pallone rischiano di trovarsi in difficoltà sulle giocate veloci e magari di prima, che scardinano il piano di marcature personalizzate rigidamente imposto dal tecnico. Se guardiamo i tre gol e anche le altre occasioni giallorosse noteremo che la Roma ha ogni volta saputo uscire rapidamente o in verticale sfruttando ogni volta varchi non casuali, ma liberati anche con il sapiente movimento dei suoi giocatori (vedi dettaglio sul primo gol nella pagina accanto). Sì, Gasperini aveva peccato un po' di presunzione, pensando di poter attaccare con il solito numero di giocatori una squadra che tecnicamente è tra le prime in Italia e che, punto di fondamentale rilevanza, nel primo tempo era ancora nel pieno delle forze mentali e fisiche. Se è dunque fuorviante dire che la Roma abbia dominato il primo tempo, di sicuro è sembrata la sfida sbilanciata tra una squadra molto in forma che provava ad attaccare e una molto forte e matura che sapeva quando e come colpire.

Tra primo e secondo tempo

A conferma di quanto appena enunciato, il dato dell'evoluzione degli expected goal, che potete vedere qui riprodotto: per tutto il primo tempo la Roma è stata superiore agli avversari in quanto a pericolosità. Il brutto segnale per la squadra di Di Francesco è stato il gol di Castagne, preso per responsabilità individuale di Karsdorp, decisamente inadeguato nel contrasto aereo con il rivale. Lì è cambiata la partita perché nella ripresa la Roma è sembrata calare gradualmente le forze, tanto da non riuscire mai a tirare in porta, da non toccare mai un pallone in area avversaria (contro i 24 dell'Atalanta), da non costruire neanche un'azione pericolosa, da non sapere più nemmeno tenere un pallone per ripartire negli spazi che gli avversari avrebbero lasciato, senza nessun romanista però in grado di andarseli a prendere. La solita fobia collettiva che annebbia i muscoli, come quelli di un pugile che ha dato tutto nei primi round e poi molla, senza più forze. Mentre l'Atalanta picchiava ancora, forte di una preparazione atletica che in Italia, purtroppo, puoi permetterti solo in provincia.

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???? TATTICAMENTE PARTE 2 ???? Di @danielelomonaco Nell'elogio della bellezza dell'Atalanta per la partita di domenica non si può non sottolineare il gol di Toloi visto che quella bergamasca è una delle rarissime squadre d'Europa che va ad attaccare l'area su azione manovrata anche con i difensori centrali. La scelta del brasiliano (fotogramma 1) è perfetta dal punto di vista tempistico e strategico perché va ad attaccare l'area con la Roma tutta schiacciata all'indietro subito imitato da Zapata. Così i due entrano all'altezza del dischetto con il solo Manolas ad occuparsi di loro mentre Karsdorp resta largo su Castagne e Marcano si apre verso Ilicic. De Roon (fotogramma 2) serve allora forte nella zona in cui s'è creato il 2 vs 1 e la bravura di Toloi fa il resto, con uno stacco che manda il pallone all'angolino

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???? TATTICAMENTE ???? Di @danielelomonaco L'epilogo di #AtalantaRoma ha fatto dimenticare ai più tutto quello che di buono la squadra di Di Francesco aveva saputo costruire nel primo tempo. Dei difetti emersi nel secondo tempo di Bergamo parliamo in abbondanza nell'altra parte della rubrica. Qui illustriamo invece la bellezza della manovra che ha portato la Roma in vantaggio dopo neanche tre minuti di partita. E tutti quelli che non riescono a distinguere le caratteristiche del gioco di Di Francesco (non certo la sua efficacia, ma le sue colonne costituenti) possono prendere appunti: come spesso accade quando il portiere è pressato, la soluzione dev'essere lunga ed esterna per avere la possibilità di attirare fino all'estremo punto di rottura gli avversari e colpirli nel lato scoperto. Così accade quando Olsen cerca la testa di Kolarov che rimettendo verso il centrocampo di prima trova lo spazio per far ripartire la Roma (fotogramma 1). L'azione (che peraltro prima che arrivasse a Olsen era già passata in un prolungato palleggio sui piedi di Nzonzi, Pellegrini, Manolas, Cristante, Karsdorp e Manolas) si sviluppa allora sulla fascia opposta, col passaggio di Pellegrini a Karsdorp (fotogramma 2) e da questi a Dzeko che prima va incontro al pallone sul fronte destro e poi, da buon regista aggiuntivo, si riporta di nuovo verso il lato opposto scambiando con Nzonzi, sullo sfogo a sinistra dove nel frattempo Kolarov ha preso campo (fotogramma 3). Il terzino serbo a quel punto temporeggia e consente a Dzeko di andare a riattaccare la porta verticalmente mentre Pellegrini porta fuori zona il suo marcatore in un lunghissimo taglio, mentre El Shaarawy dopo aver guadagnato la profondità riattacca l'area andando nel senso contrario rispetto a Dzeko e mentre Zaniolo va incontro al pallone per servire l'attaccante bosniaco con un magnifico assist di petto. Applausi

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