Quel che poteva essere e non è stato
«Non c’è cosa peggiore del talento sprecato» dice Mannarino nella sua canzone Vivere la vita. E dentro queste parole ci calza a pennello Nicolò Zaniolo perché sembrano scritte apposta per lui
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«Non c’è cosa peggiore del talento sprecato» dice Mannarino nella sua canzone Vivere la vita. E dentro queste parole ci calza a pennello Nicolò Zaniolo perché sembrano scritte apposta per lui. Lui che se avesse sperperato solamente il suo talento calcistico avrebbe potuto avere, già così, un rammarico vita natural durante e invece, pensa un po’, il suo spreco più grande è stato quello sentimentale. Già, perché quello che c’era tra questo ragazzo toscano e la Roma era qualcosa di più profondo di un accordo contrattuale: era storia, perché un suo gol aveva riportato nella Capitale un trofeo europeo dopo più di sessant’anni. Era affetto, perché quello che lo legava a ogni Romanista era qualcosa di speciale. Era identificazione, perché osteggiato dai laziali in ogni modo compreso quello striscione vergognoso prima ancora che verso di lui verso Francesco Rocca.
Ecco, quei metri di carta tenuti insieme dal nastro adesivo erano stati per lui, paradossalmente, una vera e propria investitura perché Rocca per i Romanisti è tanto e in quel momento tanto era, anche, Zaniolo. Protetto, difeso e sostenuto in ogni modo quando subiva fallo e gli arbitri gli fischiavano contro, quando i media anziché tutelare un patrimonio del calcio italiano facevano a gara per affossarlo. Eppure, sempre, i tifosi della Roma erano dalla sua parte. Pronti a rimetterlo al centro della squadra anche quando, maledizione, le sue ginocchia lo tenevano fuori da tutto meno che dalla nostra considerazione. E, allora, è questo che si è perso, questo che non dovrebbe perdonarsi né – tantomeno – perdonare a chi gli ha sempre vissuto intorno, questo il patrimonio sentimentale che ha compromesso. Chi se ne frega dell’esultanza della scorsa stagione, lo spreco si era consumato prima. Il suo, di spreco. Perché la Roma è andata avanti dopo Falcao, Di Bartolomei, Conti, Giannini, Voeller, Totti, De Rossi e potrei citarne altri duecento arrivando fino, rieccolo, a Francesco Rocca e, allora, figurarsi se avrebbe avuto problemi perché Zaniolo aveva scelto d’andare a fare il figurante in cinque squadre in due anni anziché il protagonista per una tifoseria che lo aveva adottato e che poi, la storia lo insegna, se lo è ritrovato contro. È questo il motivo per il quale io non ce l’ho con Zaniolo. Perché lo sgarbo... l’ha fatto solo a sé stesso.
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