Probabilmente basterebbe poco...
Il colore della maglia influenza il racconto e le strisce ne indirizzano il senso di marcia. Ma vuoi vedere che a Mancini più che i comportamenti basterebbe cambiar maglia?!?
(GETTY IMAGES)
Televisioni, radio, giornali e social come fossero un solo bar.
Tutti insieme al bancone aspettando un caffè corretto, alle nove del mattino, con le macchine in seconda fila e quelli nel traffico a suonare i clacson ma chi se ne frega, non uscirà nessuno a spostare niente perché l’argomento Gianluca Mancini li appassiona troppo.
Fanno squadra, una sola a prescindere dai colori, dal mestiere, il pregresso sui loro giudizi per tanti altri prima, chiunque verrà dopo: non conta, non conta più. Mancini sbattiamolo in prima pagina, sulla bocca di tutti, facciamo pressione e raccontiamolo in un solo modo tralasciando che è il perno insostituibile della squadra con la difesa meno battuta della serie A: A come adesso, fatalità prima della partita di Torino contro quella squadra che per anni ha fondato la sua, di difesa, su Bonucci e Chiellini.
Non ho un libro a disposizione, solamente un articolo. E, allora, ne scelgo uno dei due: Chiellini, anzi “Re Giorgio”. Bello Re Giorgio, no?!? Senti come suona bene. Ecco... Re Giorgio, dopo il codice etico di Prandelli in vista dei mondiali del 2014, rifilò una gomitata sul naso a Pjanic: espulso, tre giornate. E Prandelli che aveva tenuto fuori dalla nazionale Destro, dopo una tripletta a Cagliari, per un’altra gomitata ad Astori, quel codice etico lo mandò in naftalina. Re Giorgio, quello che in una partita contro il Catania di tre anni prima, con una entrata da dietro mandò in frantumi il perone di Bergessio: neanche il giallo. Re Giorgio, quello che, in una sfida di Champions contro il Real, urlò “You pay” agli avversari – mimandolo pure metti che qualcuno non lo avesse sentito – perché l’arbitro gli aveva concesso un calcio di rigore che, tra l’altro, c’era pure.
Non ci furono tavole rotonde su Chiellini, prime pagine o intere trasmissioni sul carattere del difensore bianconero. Ecco il punto, bianconero. E non è populismo, è amaro realismo: il colore della maglia influenza il racconto e le strisce ne indirizzano il senso di marcia perché la squadra di appartenenza è la discriminante che determina una etichetta negativa o, al contrario, ti regala una corona e in un attimo – proprio come Giorgio – diventi Re.
Ma vuoi vedere, allora, che a Mancini più che i comportamenti basterebbe cambiar maglia?!?
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