«Passano gli anni, cambiano i giocatori...»
Chissà se quarant’anni fa quando avevo sottoscritto il mio primo abbonamento avrei mai immaginato di ritrovarmi, una vita dopo, ancora oggi nello stesso posto

(GETTY IMAGES)
Chissà se quarant’anni fa quando, grazie a mio padre, avevo sottoscritto il mio primo abbonamento alla ROMA avrei mai immaginato di ritrovarmi, una vita dopo, ancora oggi nello stesso posto.
Già, una vita... perché dentro tutto questo tempo sono cambiato ancora di più di quel che è accaduto, mica roba di poco, al calcio. E quel ragazzino con i capelli a caschetto è cresciuto, ha attraversato l’adolescenza e la giovinezza fino a diventare un uomo con una figlia che oggi ha, su per giù, proprio la mia età di quando – foglietto dopo foglietto della mia tessera con fotografia – fremevo all’idea di andare allo stadio alimentando questa passione con gli album delle figurine, le fotografie dei calciatori ritagliate per appicciarle ovunque e il sogno, un giorno, di poter calcare anche io quel prato color verde smeraldo.
Eppure non mi sono mosso, fermo accanto alla ROMA: a prescindere dagli obiettivi stagionali, dal nome del presidente, dell’allenatore o dalle potenzialità del centravanti. E proprio come me migliaia di altri Romanisti, di diverse generazioni, perché di questa squadra, ben oltre quello che per alcuni è retorica, ne faccio parte pure se non ho mai segnato un gol per lei. Le ho dedicato, in compenso, ore di sonno perso, soldi mai rimpianti, panini freddi mal digeriti, ricorrenza familiari saltate, un pezzo di fegato soffrendo durante qualsiasi novanta minuti, litri di birra tracannati a Piazza Mancini in attesa di incamminarmi verso l’Olimpico con gli amici o, quando ancora andavo con mio padre, infiniti chilometri sulla Tangenziale – da e per lo stadio – popolandola di chiacchiere e confidenze che mi porto dietro, grazie al cielo ancora oggi, come un bagaglio di ricordi dal valore inestimabile.
Qui, ancora: oggi.
Con addosso un velato senso di tristezza per un’altra stagione che sta per finire e anche, però, la consapevolezza che tra poco più di novanta giorni – con la stessa voglia, la stessa forza e lo stesso amore – tutto ricomincerà da capo.
«È piuttosto confortante se ci pensi»...
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