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Controvento

The sound of silence

Si cambia in campo e prima ancora nello stile. Quello di Petrachi è tosto, fedele a se stesso, "omertoso", come si è più volte autodefinito il ds

16 Luglio 2019 - 11:58

C'è voglia di ricominciare. Si percepisce in città, si respira a pieni polmoni a Trigoria, dove il sorriso stampato sul volto di Spinazzola rappresenta l'emblema di un nuovo corso le cui parole d'ordine sono entusiasmo e orgoglio. Di indossare questa maglia come di far parte della squadra che sta nascendo, a patto che lo si faccia con tutti i sentimenti. Per chi non fa proprio il desiderio, nessuna strada porterà a Roma. Piacere di non incontrarsi e tanti saluti. Senza rimpianti.

Il diktat di Petrachi era arrivato già nel corso della sua prima conferenza stampa, ma è stato ribadito a chiare lettere ieri, quando il ds avrebbe dovuto ricoprire soltanto il ruolo di comprimario accanto al neo-acquisto, ma alla fine ha comunque occupato la scena, forse perfino suo malgrado. Questa volta ci è riuscito senza regalare alcuna rivelazione sconcertante, ma tenendo il punto sui capisaldi del suo pensiero.

Delle trattative recenti e più ancora di quelle alle liste risponde soltanto lui, senza attribuzioni né ingerenze, semplicemente sfruttando ogni risorsa in dotazione al club come una ricchezza. Non sono in corso vendite, tantomeno svendite, dei gioielli di famiglia: le vie del mercato sono infinite, ma la volontà della Roma conta più di qualsiasi capriccio, come qualcuno ha già imparato nelle ultime settimane. L'aria nuova non appartiene alla sfera delle astrazioni: è un dato di fatto, certificato dal desiderio (espresso senza remore) di cambiare quanto più possibile. Non solo per dare un volto differente dopo una stagione cominciata male e finita peggio, ma anche per restituire nuova linfa alla squadra.

Si cambia in campo e prima ancora nello stile. Quello di Petrachi è tosto, fedele a se stesso, «omertoso», come si è più volte autodefinito il ds lasciando intendere che alle promesse dialettiche preferisce decisamente i fatti. Lontano dall'eloquio barocco e spesso criptico di Sabatini, lontanissimo dai proclami di Monchi diventati boomerang in troppe occasioni, Petrachi è forse il duro che mancava. Lo scopriremo solo vivendo. Per ora ci godiamo il suono accattivante del silenzio che prelude ai fatti e che segue il più importante: chi farà parte della Roma, dovrà farlo con entusiasmo e orgoglio.

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