Ciak, si gira. Ma il copione lo scrivono sempre i Friedkin
Da Dybala a Lukaku, passando per gli esoneri di Mourinho e De Rossi fino al caso Koné: con i proprietari giallorossi il colpo di scena è sempre dietro l'angolo

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Vanity asset. E alla fine tutto torna. L'investimento, anche dispendioso, che punta più sulla gratificazione personale dell'investitore, su un ritorno d'immagine e di consensi piuttosto che sulla smania di contare i profitti che ne derivano. Questo il motivo principale per cui non bisogna mai sottovalutare il pensiero della famiglia Friedkin negli affari che riguardano la Roma.
Perché, da una parte con clamore e dall'altra con estrema discrezione, proseguono a guidare il club giallorosso come hanno sempre fatto, sin dal primo giorno, con scossoni, colpi di scena e di mercato, decisioni improvvise e riunioni top-secret.
Qualcuno sarà quindi rimasto sorpreso dalla decisione di Dan e Ryan di non sacrificare sull'altare del Fair Play Finanziario il cartellino di Manu Koné, per di più sventando una cessione ad un'altra squadra italiana, territorio dove i Friedkin vogliono portare la Roma a competere, anno dopo anno, per i piani alti della classifica. Ma non c'è sorpresa, alcuna, per chi li conosce, per chi non aveva ancora scritto la parola "fine" ad una trattativa da molti celebrata per chiusa. Avanzata, abbastanza delineata, ma mai chiusa.
Per chi ha condotto, in gran silenzio, José Mourinho sulla panchina della Roma in un'estate dove sognare, con gli effetti della pandemia ancora addosso, sembrava quasi fuori luogo.
Per chi ha soffiato alla concorrenza un talento come Paulo Dybala e condotto Lukaku a Ciampino, "scortandolo" con il proprio jet. Gli stessi, sia chiaro, che hanno accompagnato alla porta di Trigoria lo Special One, il tutto in mezza giornata con tanto di cartoni pieni come si vede nei film di Hollywood, per far poi entrare, poche ore dopo, Daniele De Rossi, scaricato a sua volta pochi mesi dopo mentre posizionava i cinesini sul campo. Questo è signori, prendere o lasciare.
"La Roma vende Koné all'Inter perché in difficoltà economica", "La Roma ha offerto Koné all'Inter". Occhio alla narrazione quando di mezzo ci sono i Friedkin: mai dire al ricco che non è così ricco, soprattutto a due signori che faticano a tenere a bada la loro potenza economica davanti ai paletti del FPF, che tanto (ma tanto) hanno fatto fatica a comprendere e accettare.
Koné resta perché Gasperini lo ritiene un perno imprescindibile del suo ingranaggio, ma anche perché la piazza, ancora una volta, si è fatta sentire e in molte occasioni, questo, è stata fuor di dubbio un fattore di valutazione presente sul loro tavolo.
Qualcuno avrà storto il naso, convinto dalla necessità dell'operazione (se non sarà il francese, tanto partirà qualcun altro), altri avranno esultato come accaduto un anno fa, quando i Friedkin fecero saltare il banco della trattativa tra Roma e Al-Qadsiah per il trasferimento di Dybala in Arabia Saudita, poco convinti dall'offerta economica dei sauditi, prima che la Joya cogliesse la palla al balzo e annunciasse la sua permanenza in giallorosso.
"E adesso come farà la Roma a completare il mercato?". Il tempo ce lo dirà, d'altronde non manca molto. Ma la storia degli ultimi anni ci ha insegnato qualcosa: meglio evitare di correre frettolosamente a scrivere il finale. Il copione lo chiudono e firmano sempre loro, i Friedkin.
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