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Appunti di viaggio da Cremona: Gasperini è l'anima di questa Roma

Gli occhi che seguono la partita, ma vengono sempre attratti dalla furia agonistica del tecnico giallorosso. Tra campo e tribuna, la scena è tutta sua (o quasi)

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Andrea Di Carlo
24 Novembre 2025 - 10:33

«I ragazzi sono la mia fortuna». Firmato: Gian Piero Gasperini. Dobbiamo credergli, ci mancherebbe, ma un po’, giusto un po’ (il mister ci perdonerà) fatichiamo e nemmeno poco. Perché questi «ragazzi», che hanno sin da subito dato piena disponibilità ad un gioco così coinvolgente e dispendioso, meritano di godersi il primato e la crescita che stanno mostrando. Ma l’anima vera, la fortuna, la capacità di andare oltre ogni singolo interprete (a Bergamo lo sanno bene) porta un solo nome e cognome, sempre quello: Gian Piero Gasperini.

Diario di bordo da Cremona

Lo Zini di Cremona sembra uno stadiolo della provincia inglese, incastonato tra le case limitrofe, con gli ingressi divisi da infinite cancellate e dove gli avvisi vengono ancora scritti a penna. Non c’è propriamente spazio proprio per tutto, motivo per il quale il bus della delegazione giallorossa finisce, per forza di cose, parcheggiato alla vicina pompa di benzina. Stranezze del calcio di provincia, appunto. La nostra postazione è in prima fila nel settore stampa, ma allo stesso tempo ci ritroviamo in fondo alla  tribuna: un viavai fastidioso alle nostre spalle genera un chiacchericcio costante, ci consoliamo con una visuale perfetta del manto erboso. E lì, mentre l’occhio viene attratto durante la cronaca dal rotolare del pallone, dalla bellezza della manovra e dalla ferocia e intensità di contrasti e recuperi, i miei occhi continuano, da inizio stagione a dir la verità, ad esser attratti altrove, in maniera magnetica.

Una Gasp-Cam del tutto spontanea, della quale non avrò traccia a fine gara, se non dentro i miei ricordi. Lo noto calmo, riflessivo, nei primi 5 minuti di gioco, prima di iniziare a spazientirsi per errori grossolani dei suoi. Ogni pausa è buona per dare indicazioni, che vengono recepite con bramosa attenzione da parte dei calciatori. Urla, una gestualità sempre accentuata. Ogni volta che si arrabbia, volta le spalle al campo e sfoga la sua frustrazione con i suoi assistenti, prima di eseguire un rapido dietrofront e rituffarsi nel film della partita.

Un curioso fuoriprogramma ci regala poi la possibilità di vederlo da più vicino. Ayroldi si avvicina per ammonirlo, la reazione non piace al quarto uomo Crezzini che richiama il fischietto per far espellere il tecnico giallorosso. Una furia, nella sua reazione a caldo, placata dopo pochi passi, quando vediamo un giaccone rosso sfrecciare vicino a noi e sedersi poche file sotto. Cambia poco, il suo seggiolino è talmente vicino alla panchina che può serenamente guidare la sua Roma anche da lì: gli sguardi di Gritti e Todaro iniziano ad alternarsi tra campo e tribuna, in attesa di indicazioni. Segna Ferguson e Gasperini balza in piedi, si aggrappa alla ringhiera dello Zini e inizia a saltare su e giù, in una reazione quasi fanciullesca, l’adrenalina che abbraccia la gioia, prima di risedersi a fatica. Una scena meravigliosa che nessun tifoso ha avuto la prontezza o la fortuna di immortalare. Peccato.

Qualche tifoso di casa però non la prende bene, vola qualche insulto, altri invece, quelli giallorossi, corrono addirittura ad abbracciarlo. Il gol di Wesley lo vive in maniera più misurata, con un saltello sul posto e qualche cinque distribuito agli uomini della sicurezza vicino a lui. Poi, dopo aver concesso un selfie ad un piccolo tifoso giallorosso, che pazientemente lo aveva atteso all’inizio della fila, prende e fugge dentro gli spogliatoi. Attorno a lui si muovono 4-5 persone, ogni suo input o movimento viene recepito con immediata lucidità dallo staff giallorosso. "Aura". Va tanto di moda come termine in questo periodo, ma in questo caso si sposa bene con la figura di Gasperini, che in questo ricorda tanto Mourinho: una sola sillaba, un gesto o un movimento e tutti sono lì, pronti a mettersi a sua disposizione, pronti ad anticipare o interpretare richieste o esigenze. Interviste, attese e poi la conferenza stampa, prima che la porticina del container, che ingloba a fatica una piccola sala stampa, si apra e lui vi scompaia all’interno.
Sempre di corsa, mai domo. Come la sua Roma. Anzi, proprio come Gasp. 

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