Cogito Ergo Sud

Mama I'm coming home

La prima di campionato ha insieme il sapore di un inizio e quello di un ritorno a casa. È il nostro Capodanno. Forza Magica Roma

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
23 Agosto 2025 - 06:00

La prima in casa ha un valore tutto suo: dà insieme un senso di inizio eppure di ritorno. È un sentimento doppio ma non ambivalente, perché è chiaro, netto come la voglia di tornare: la nostalgia della casa nel momento in cui la riapri, nitida come le parole di ieri di Gasperini in conferenza. Abbiamo un allenatore che ha fatto del lavoro l’unico suo fronzolo, cioè esattamente quello che serve sempre, ma un po’ di più a Roma. Ha usato le parole come schemi, i concetti come assi oltre che come assiomi: chiari, so’ quelli e basta. 

L’addio (ancora virtuale) a Pellegrini dispiace (e dispiacciono le cattiverie su di lui), il ritardo sul mercato un po’ preoccupa eccetera, ma Gasperini le questioni le ha messe tutte sul tavolo, o per affrontarle o perché le ha già affrontate. È il nostro Geppetto, artigiano che deve costruire con sudore, perizia, passione e pazienza una favola. Perché per poterle raccontare le Roma vittoriose, c’è solo un modo: costruirle con la fatica, senza illusioni, guardando in faccia la realtà. Anche se oggi possiamo tornare a guardare negli occhi un sogno, il nostro: la Roma.

 Oggi si torna a casa la prima volta, che è un paradosso ma che è - lo sapete - esattamente quello che proverete non solo all’ultimo gradino prima di spizzare il campo, ma già appena svegli, dal mattino. È insieme scoperta e conforto, curiosità e conferma. Il primo giorno di scuola, e quello delle elementari, il nostro Capodanno laico. Anzi no, per qualcuno (me, per esempio) pure religioso. Mai come in questa stagione questa dimensione- sconosciuta nella vita borghese e “civile” - di comunità è importante.

Bisogna fare muro, quadrato, testuggine, scegliete voi riferimenti storici o forme geometriche, attorno all’allenatore della Roma, Gian Piero Gasperini. Dare anche tempo, ma non per aspettare, piuttosto per non perderne altro: a parte la Conference e Mourinho è troppo che non vinciamo niente. Questi sono diventati gli anni del Napoli campione e questo deve essere per tutti noi solo uno sprone: non esiste che la Roma continui a essere assente, dove invece deve essere. Gasperini ha dimostrato (non solo nell’impensabile decennio a Bergamo, ma anche a Genova e a Crotone) di aver costruito un calcio che ha saputo dare risultati ma che è, soprattutto, garanzia di rispetto verso i tifosi. Lasciamo da parte la fregola e l’isteria, immaginiamo un orizzonte: la visione del traguardo finale renderà più facili gli ostacoli che ci saranno da superare.

“Per chi ho corso? Roma. Per chi ho lottato? Roma. Per chi sono morto? Roma”. Era questa l’“haka” di Daniele De Rossi prima di entrare in campo, il grido condiviso coi suoi compagni. La Roma va vissuta con questo spirito qua. Soprattutto quando torni a casa sua. Sarebbe brutto ritrovarla senza di Lei.

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