In principio non era il Verbo
l primo gol alla Roma di Ago, il primo gol in campionato di Falcao, il primo di Totti nella prima del campionato tricolore, la prima vittoria in trasferta nel primo Scudetto del ‘42

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In principio non era il Verbo, ma Roma-Bologna: primo ottobre 2000, per un campionato “strano” perché iniziava così tardi e dopo quella cosa che era successa a maggio con quell’altra squadra che aveva vinto addirittura lo Scudetto. Non era cosa.
Il corteo “Roma resta giallorossa”, Batistuta, l’eliminazione in coppa Italia dall’Atalanta (non c’era ancora Gasperini eh), la contestazione al Fulvio Bernardini di Trigoria e finalmente Roma-Bologna. La prima di campionato, il primo di ottobre. Il verbo si coniuga fra un soggetto, un Capitano, Francesco Totti, e più che un complemento di tempo, moto a luogo, spazio eccetera, un completamento di tutto: la Sud.
Cross da destra su punizione di Assuncao, mentre già – purtroppo - c’era qualche fischio all’Olimpico, colpo di testa di Francesco Totti, 1-0, gol, il primo di tutti quelli che porteranno al Tricolore del 17 giugno 2001 Odissea della Lazio (quando Totti chiuderà il ricamo dello Scucetto con una saetta, con una rete che ha ancora l’oro in bocca). Shining.
Roma-Bologna alla prima di campionato e un gol di un capitano sotto la Curva Sud, magari a ottobre. In principio non era il Verbo, ma un’incredibile ripetizione inaugurale: Agostino Di Bartolomei. Storia della Roma, storia magica della Roma, storia magica della magica Roma, fate voi ma è tutto così.
Agostino, il mio Capitano per sempre, ha segnato il primo gol con la sua Roma (per sempre), contro il Bologna, il 7 ottobre 1973, alla prima di campionato, sotto la Curva Sud, per una vittoria di misura. Cross da destra, stavolta non di testa ma per una conclusione paff bum sotto la traversa. Era il 72’, gol della vittoria, dopo il pareggio alla rete di Ghetti, realizzato da Pierino Prati all’esordio in campionato con la Roma. Quel torneo finirà male – con la cosa peggiore – ma che il Capitano abbia cominciato il suo per sempre proprio in quel campionato, in questo modo, recava già in sé una promessa non di rivincita, ma di realizzare il sogno (per uscirne dalla sua prigionia, giusto Presidente Viola?).
Per questa cosa era arrivato non un uomo, né un calciatore, ma un essere biondo, con la fronte aperta al sole. Quanti inizi. Quanti esordi. Quanti verbi. In principio non era il Verbo, ma Paulo Roberto Falcao (intendetelo proprio come cosa che riguarda il Creato, il globo terracqueo nel corso dei tempi, eccetera).
Perché il Divino la prima scintilla che incendiò la Serie A l’ha data sotto la pioggia, miracolo di chi è arrivato il 10 agosto a San Lorenzo ed è sceso dalle stelle. Stavolta non era l’inizio di ottobre, ma quasi la fine di febbraio, il 22 dell’anno 1981. La partita? Roma-Bologna.
Paulo Roberto Falcao, il 5, il Divino, stavolta vestito di bianco (e rimanendo lindo e immacolato, malgrado la pioggia e il fango, malgrado gli affanni degli altri) con un tiro di una geometria impercettibile, di una potenza non calcolabile e di un’eleganza molto poco raccontabile segna la sua prima rete con la Roma in campionato. Siamo alla Genesi.
Stavolta cross da sinistra di Scarnecchia, dopo un’apertura di Agostino Di Bartolomei pensata probabilmente quasi dieci anni prima per il vantaggio durante il suo Roma-Bologna. Stavolta sotto la Nord, e stavolta non bastò: finì 1-1. Ma la rotta era segnata, il dado tratto e ritratto dopo l’infamia fatta con Turone, l’opera d’arte abbozzata, il destino deciso: con un altro 1-1 contro altri rossoblù, a Genoa col Genova, arriverà quel Tricolore che poi comincerà a tornare con un gol di Totti sotto la Sud al Bologna. Una partita che ha troppi inizi e che da troppo tempo non finisce con una vittoria.
Nel 1982/83 la squadra per cui tifava (tanto) Pier Paolo Pasolini stava in Serie B, la prima di quell’anno fu comunque con altri rossoblù, a Cagliari, col primo gol di Faccini dell’intero campionato (cross su punizione dalla destra di Prohaska pressoché sovrapponibile a quello di Assuncao 18 anni dopo).
In questa storia non di numeri, ma di uomini primi – e forse anche soli – manca un riferimento al primo Scudetto: 1941/42, Roma Campione d’Italia. Il campionato così come nel 2000/2001 (e così come per il primo gol di Ago con la Roma) iniziò ad ottobre, la vinciamo 5-1 col Napoli in casa la prima, ma il primo viaggio di quell’anno, la prima trasferta, è su un campo di una squadra fortissima che già faceva tremare un po’ il mondo: a Bologna, col Bologna che era campione, e che non perdeva in casa da tre anni. Vinciamo 2-1, Donati e Krieziu all’82. Poi vinciamo lo Scudetto a giugno del ’42, del 2001. A maggio ’83. E chissà quando. Ma c’è sempre un principio a tutto questo. Non il Verbo, ma Roma-Bologna. le. Oggi. Quasi adesso.
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