Nuovo stadio, stavolta o mai più
Ripresi gli scavi archeologici, step cruciale la consegna del progetto. Un’occasione da cogliere per non far fare a Pietralata la fine di Tor di Valle e Magliana

(AS ROMA)
Questa settimana finalmente sono ripresi gli scavi nell’area di Pietralata, utili a completare le indagini archeologiche, ultimo tassello del Progetto definitivo del nuovo impianto giallorosso. Un passaggio niente affatto scontato e che più volte è stato bloccato dall’attivismo di alcuni residenti e di alcuni comitati, che non hanno perso occasione per presentare ricorsi, esposti e denunce.
Non è un caso se tra i dossier contenuti nella relazione tecnica fornita da Nomisma a conclusione del Dibattito Pubblico, ve ne siano molti dedicati alla relazione tra lo stadio e il quadrante di Pietralata, o agli effetti del progetto sulla città di Roma, o ancora ai risvolti economici, sportivi e sociali dell’opera. Scorrendo le carte non è per niente facile trovare motivi che possano sconsigliare la realizzazione di un investimento privato sulla città che supererà abbondantemente il miliardo di euro.
Lunga storia triste
Ma è storia purtroppo di Roma quella di bloccare questo tipo di investimenti. Accadde per Tor di Valle, con la Giunta Raggi che smembrò un progetto audace ed innovativo (con il taglio delle Torri di Libeskind e la conseguente rinuncia ad importanti opere pubbliche) rendendolo di fatto impraticabile e non sostenibile, rallentando l’iter sino quasi all’immobilismo, e facendolo infine naufragare. La stessa sorte che toccò al sogno dell’Ingegner Dino Viola, che dopo averlo sfiorato con un dito, lo vide tramontare definitivamente nel febbraio del 1987, per il voltafaccia del Comune che preferì (su spinta del Coni, allora guidato da Arrigo Gattai) ristrutturare l’Olimpico. L’ingegner Viola scomparse pochi anni dopo, nel 1991, senza poter realizzare la grande opera che avrebbe regalato alla sua Roma una nuova dimensione, insperata ed insperabile prima di allora. Oggi in quell’area sorgono un cinema, un albergo, un campo da golf, e poco altro. Nulla di lontanamente paragonabile allo stadio che si sarebbe dovuto costruire. Se torniamo a Tor di Valle la situazione è peggiore, visto che dopo l’abbandono definitivo del progetto, l’area è stata completamente lasciata a sé stessa, terreno fertile per discariche a cielo aperto ed altre forme di degrado sociale. Delle tribune parabolidi di Lafuente, che alcuni volevano preservare in quegli anni, restano solo alcuni ruderi che presto o tardi dovranno essere demoliti per tutelare la sicurezza dei cittadini.
Oggi la situazione è diversa, occorre chiarirlo, con Roma e Comune uniti nell’intento di portare a casa il nuovo stadio. Resta da ultimare il progetto, consegnarlo in Campidoglio ed avviare la fase successiva dell’iter, quella della Conferenza dei Servizi Decisoria. L’obiettivo è poter disputare almeno una partita nella stagione 2027-28.
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