ASCOLTA LA RADIO RADIO  

Anche con Nzonzi i giallorossi giocheranno con il 4-3-3

Per il tecnico giallorosso non cambia niente, il francese sarà l’alternativa a De Rossi, ma sarà possibile valutare alcune alternative tattiche

15 Agosto 2018 - 07:31

Se non si è disposti a sacrificare l'usuale, ci si dovrà accontentare dell'ordinario. Di Francesco lo ha già spiegato l'anno scorso che gli piace allenare anche con gli slogan e chissà allora se sia solo un caso che in questi giorni sul suo account whatsapp non ci sia più una foto profilo, ma campeggi questa frase stampata con caratteri giallorossi. Quel che è certo è che sarà sul campo che l'allenatore dovrà (ri)cominciare a lavorare con il francese neo campione del mondo Steven N'Zonzi per facilitare il suo graduale inserimento nella prima squadra, supponiamo non già dalla sfida col Torino. Bisognerà vedere che cosa significherà, nello specifico, sacrificare l'usuale per non doversi accontentare dell'ordinario. È usuale per la Roma, ad esempio, considerare De Rossi il regista titolare e Gonalons la sua prima riserva. L'arrivo di N'Zonzi potrebbe cambiare la scala gerarchica sul ruolo? Si vedrà, e probabilmente sarà il campo a rispondere a questa domanda. Di sicuro è stato raggiunto l'obiettivo di avere due giocatori in ogni ruolo di pari valore o, comunque, di caratteristiche complementari laddove non servono cloni, ma somme di qualità.

Così come per il momento possiamo escludere che l'arrivo del francese preluda a un cambio di sistema di gioco, magari con l'adattamento al 4231 per sfruttare la contemporanea presenza di De Rossi e N'Zonzi sulla mediana e l'avanzamento di Pastore più centrale rispetto al tridente offensivo. Il successo stagionale di questa squadra dipenderà dalla capacità dell'allenatore di tenere sulla corda - pronti all'uso - tutti i suoi giocatori e questo cambiamento tattico comporterebbe quale prima conseguenza il degradamento a orpelli dei tanti interni di centrocampo (mezze ali) in organico alla Roma, come Pellegrini, Cristante, Strootman, Coric, Zaniolo. E senza considerare Gonalons, tuttora in organico. Ma di sicuro avere nove centrocampisti in un organico il cui sistema di gioco prevede di utilizzarne contemporaneamente al massimo tre, più che un vantaggio - per l'allenatore che ad ogni partita deve fare queste scelte - rischia di diventare un boomerang.

Diverso sarà considerare miniaggiustamenti in corso d'opera a seconda dell'evoluzione e delle esigenze tattiche delle partite. Il profilo tattico di N'Zonzi del resto è adattabile ad ogni progettualità. La sua zona di competenza è quella davanti alla difesa e lì può giocarci da solo (le prime partite della stagione del Siviglia con Berizzo, ad esempio) o condividendo l'onere con un compagno (è accaduto con Berizzo, con Montella e con Caparros). Quattro i sistemi di gioco utilizzati, nella stagione dei tre allenatori al Siviglia: 4141, 4231, 3421 e 442. Steven ha giocato indifferentemente con Krohn Dehli, Banega, Pizarro, giocando più o meno sempre. Il periodo più difficile l'ha vissuto a dicembre con Berizzo: dopo il rocambolesco Siviglia-Liverpool 3-3 del 21 novembre 2017 (nel primo tempo i Reds segnarono tre reti, all'intervallo il tecnico sostituì il francese e nella ripresa gli spagnoli pareggiarono miracolosamente la partita), N'Zonzi perse il posto in squadra e maturò propositi di divorzio a gennaio. Poi l'arrivo di Montella gli restituì la fiducia e tornò a giocare costantemente. Di sicuro Di Francesco in quel ruolo vuole giocatori di una certa fisicità e da questo punto di vista Steven è una certezza (196 cm di altezza). Sampaoli l'aveva soprannominato il "pulpo" per la sua capacità di rubare palloni agli avversari. Ma la sua percentuale di passaggi riusciti (77,5 a partita) ne fa anche uno dei registi più produttivi. L'ideale, in quel ruolo, per la Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA