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Verona-Roma, la prima di campionato finisce Dzeko a zero

Senza il centravanti, in partenza, contro i gialloblù finisce a reti inviolate. Ottimo primo tempo, ripresa più difficoltosa. Tre traverse, due per i padroni di casa

Veretout calcia una punizione contro il Verona, di LaPresse

Veretout calcia una punizione contro il Verona, di LaPresse

20 Settembre 2020 - 07:54

Finisce Dzeko a zero l'esordio della Roma nella stagione 2020/2021, con una squadra schierata senza centravanti per un eccesso di riguardo nei confronti di Edin e della Juventus in una serata in cui avrebbe davvero fatto comodo schierarlo là davanti in attesa di Milik, a quanto pare bloccato ancora dalle curiose pretese di De Laurentiis.

Il centravanti la Roma ancora lo avrebbe, ma se ne è rimasto in panchina per tutta la serata, sfoderando il suo sorriso migliore, mentre in campo i suoi prossimi ex compagni, che tra sei giorni proverà a battere all'Olimpico in maglia bianconera, sbattevano per un tempo contro il muro eretto da Juric e nel secondo invece sbandavano paurosamente, senza un punto di riferimento preciso davanti a cui aggrapparsi.

E alla fine il pareggio è il risultato più giusto, considerando l'equilibrio nelle occasioni da rete (tre le traverse, due del Verona e una nel finale di Spinazzola, il migliore dei giallorossi) e la distribuzione delle azioni migliori, con un tempo per parte in controllo tattico.

A Verona la Roma era arrivata in un crescendo di preoccupazione per le notizie poco confortanti sul fronte Milik, ma poi quando la partita è cominciata la squadra è sembrata non risentire della confusione pomeridiana e ha fatto subito sul serio, con quella squadra senza centravanti eppure piena di qualità e di iniziative offensive, grazie soprattutto alla qualità del terzetto più avanzato rappresentato da Pedro (in campo a sorpresa) e Pellegrini a muoversi alle spalle di Mkhitaryan.

Dietro di loro nessuna sorpresa: in mezzo Diawara e Veretout metronomi a dettare i tempi e metronotti su ogni figura invadente non riconosciuta, sui lati Karsdorp più timido e a sinistra uno scatenato Spinazzola, in difesa Cristante calato tra Mancini e Ibanez e in porta Mirante, perché Pau Lopez non dà più certezze e invece Mirante sì.

E infatti se dopo un primo tempo sostanzialmente condotto dalla Roma il risultato all'intervallo era ancora a reti inviolate il merito è stato proprio del portiere romanista, bravissimo a deviare di coscia una conclusione che sembrava destinata in porta, a chiudere un'azione nata casualmente per un errore di controllo di Tameze che proprio al 45' ha preso in contropiede Mancini e lanciato Faraoni in profondità, poi sul retropassaggio a chiudere il triangolo il camerunense ha avuto sul piatto il gol del (l'ingiusto) vantaggio, ma Mirante per l'appunto ha alzato la coscia e deviato la traiettoria sulla traversa, poi Cristante ha liberato. In tutto il tempo il Verona si era affacciato solo un'altra volta nell'area romanista, al 28', e stavolta l'acerbo slovacco Tupta (classe 1998) aveva preso una corta respinta di Cristante, ma il suo tap-in è finito giusto in braccio a Mirante.

Ma nel resto del tempo la gara è stata saldamente nelle mani della Roma, con un 3421 a specchio col Verona, contrassegnato però dalla grandissima qualità dei suoi rifinitori e dall'inesauribile impulso esterno dato da uno Spinazzola in versione rilucente. Dalla sua parte sono arrivati i pericoli più evidenti per Silvestri, con Faraoni incapace di tenere l'avversario e l'ex romanista Cetin a difendere l'ultimo lembo di campo, ma sempre un po' in difficoltà.

La prima occasione per la Roma è stata al 3', con una sgroppata di Pedro mal controllata da Empereur (subito in difficoltà fisica: e infatti già al 19' ha lasciato il campo a Lovato) e retropassaggio per Diawara, che ha tirato alto. Al 9' Danzi ha fermato fallosamente Veretout giusto al limite dell'area, rischiando il rigore e rimediando il primo giallo. All'11' su calcio d'angolo battuto sul primo palo, Di Marco per impedire la deviazione a Karsdorp ha quasi ingannato il suo portiere. Al 17' un'altra conclusione di Pedro alta ha rifinito una deliziosa triangolazione tra i tre soprani.

Al 25' è cominciato il dominio di Spinazzola, con Miky a deviare fuori sottoporta, al 34' invece è stato Pedro a provarci su stessa imbeccata, fuori misura anche lui. Tra il 38' e il 39' la Roma si è resa pericolosa quattro volte, una delle quali con l'armeno solo davanti a Silvestri, bravo a respingere di piede, su un'iniziativa in sospetto fuorigioco, lasciato comunque andare dall'assistente principale di Chiffi, Preti. Poi il quasi gol di Tameze, un sinistro di Veretout e il fischio di chiusura di metà gara, condotta dalla Roma contro un Verona che non è sembrato ancora quello perfettamente rodato della scorsa stagione, con Juric (squalificato) a sgolarsi in tribuna per suggerire ai suoi nuovi allievi i meccanismi non ancora automatici.

La Roma avrebbe dovuto approfittarne e invece all'inizio del secondo tempo ha dato l'impressione di aver perso definitivamente il treno della possibile vittoria, quando di fronte all'intensificazione del ritmo dei padroni di casa la squadra ha sbandato e concesso molti metri di campo. Faraoni e Di Marco hanno arato le fasce, gli impacci di Tameze e Tupta sono stati sostituiti dagli impulsi ben più significativi di Barak e Zaccagni, poi Rüegg ha rilevato Günter e Ilic Di Carmine, mentre Fonseca ha tardato moltissimo a fare i suoi cambi e alla fine sono entrati solo Santon per Karsdorp (crampi) al 27' e Kluivert per Pellegrini al 33', prima di Villar per Diawara allo scadere del tempo. Faraoni ha sfiorato il gol al 10', al 15' ci ha provato ancora Pedro senza fortuna, al 18' l'ennesima iniziativa di Spinazzola è stata vanificata da un'altra conclusione non troppo ispirata di Mkhitaryan e, proprio nel momento migliore del Verona, una transizione assai brillante condotta da Veretout con Pellegrini è stata rifinita dal neo capitan Lorenzo (Cristante il vice) con un bel destro a giro che Silvestri s'è dovuto impegnare per deviare in corner in tuffo plastico.

La Roma è sembrata a quel punto riprendere fiato e nel finale ci sono state occasioni da una parte e dall'altra, con due clamorose traverse: la prima di Di Marco (il cui tiro quasi casuale ha accarezzato la traversa scavalcando Mirante e poi si è poggiato pure sul palo), la seconda di Spinazzola, con un collo esterno dopo controllo al volo che sembrava destinato al sette degno del miglior Candela. L'ultima occasione l'ha avuta Mancini al 93', ma la sua zuccata è finita fuori.

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