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Gasperini non si lascia incantare: 3-1 al Genoa, Roma quarta in classifica

Partita senza storia contro i rossoblù di De Rossi: la sblocca Soulé, poi si sblocca Koné, la chiude Ferguson. Il 3-1 di Ekhator

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
30 Dicembre 2025 - 06:00

Dura poco l’emozione del ritorno da avversario di Daniele De Rossi, la Roma si è presa subito e di prepotenza la partita col Genoa e ha costretto poi questo nostro figlio in esilio ad una sfilata postpartita a testa bassa, quasi umiliato per quel risultato nettissimo, più netto del 3-1 finale. Quel che resta nel cuore dopo averlo visto scendere in campo nella panchina sbagliata dello stadio, ognuno dei 67785 spettatori di ieri (record stagionale di presenze)se lo terrà dentro. Si può parlare invece liberamente della forte soddisfazione per una vittoria che non era affatto scontata e che invece lo è diventata presto, dopo il gol di Soulé al 14’, poi con il raddoppio di Koné quattro minuti più tardi, e poi col tris di Ferguson, che questa partita non avrebbe neanche dovuto giocarla. Ma si dovrebbe parlare anche delle altre cinque o sei occasioni nitide, del palo di Koné (poteva addirittura segnare una doppietta, lui che la porta la vede solo col binocolo), del dominio incontrastato nei duelli e nelle giocate di qualità, e magari del gol di Ekhator del finale (con deviazione di Pisilli) e perfino dell’episodio che ha fatto arrabbiare i genoani a fine primo tempo, per quel contatto di Svilar su Ostigaard (con deviazione in corner) anche se in realtà è apparso l’inevitabile impatto tra un portiere che esce e l’attaccante che entra (verso la porta).

Partita vera c’è stata solo per 14 minuti, il tempo per Soulé di sfruttare il primo regalo della generosissima difesa genoana e di portare la Roma in vantaggio. Prima era sembrata non solo una partita equilibrata ma addirittura piuttosto complicata per la squadra giallorossa, visto il dispositivo robusto e a specchio scelto da De Rossi. Feroci gli accoppiamenti sul campo studiati dai due tecnici: al 352 del Genoa Gasp ha opposto sugli attaccanti Ekuban (preferito a Colombo) e Vitinha, due dei tre centrali di serata (Mancini, Ziolkowski ed Hermoso, in campo quest’ultimo a dispetto di una pubalgia fastidiosa che però non gli ha impedito di giocare ad altissimi livelli), con il terzo (una volta Mancini da una parte, un’altra lo spagnolo dall’altra) ad alzarsi ora su Ellertson e ora su Malinovskyi, le mezzeali del centrocampo rossoblù, con Koné e Cristante a prendersi come riferimenti Frendrup (il regista) e l’altro centrocampista per l’appunto lasciato libero, mentre davanti Dybala ha ingaggiato un bel duello con Ostigard, Ferguson se l’è vista con l’incerto Otoa e Dybala ha fatto girare la testa a Vazquez. Belli i duelli sulle fasce, con Wesley ad annullare sostanzialmente il temutissimo Norton-Cuffy e Celik a intimidire Martin (bravissimo però a calciare ogni punizione). Per un po’ non si trovava uno spiraglio che fosse uno in tutte le zone del campo, ma mentre si allungava sulla gara il presagio della serata complicata come da avvertenze della vigilia (con le assenze conclamate degli africani El Aynaoui e Ndicka e dell’infortunato Pellegrini, e i malanni di stagione di Ziolkowski, comunque in campo, e di Baldanzi, fermato invece alla vigilia dalla febbre, con Ferguson a sorpresa in campo e Dovbyk ancora più a sorpresa in panchina, e poi in campo pure lui nel finale), la Roma ha trovato all’improvviso la chiave per aprire le porte e poi ha trovato un bel tappeto rosso a spianarle il cammino successivo. Il gol, per l’appunto: un rinvio sbilenco della difesa genoana è stato riproposto verso l’area da un anticipo acrobatico ed efficacissimo di Ziolkowski, allo stacco di testa successivo Vazquez ha sbagliato almeno il tempo, così il suo tentativo di respinta è diventato un assist (all’indietro) per Soulé che si è avventato sul pallone come un falco entrando in area da destra e fulminando Sommariva con un sinistro potente e preciso. 

E d’improvviso la partita è cambiata: il Genoa si è reso conto che non avrebbe potuto reggere il confronto fisico né tecnico, ha perso metri e duelli e la Roma è stata spietata: tre minuti dopo una splendida uscita dal basso si è sviluppata con un lancio di Celik per Mancini (effetto delle splendide rotazioni che portano anche i difensori ad attaccare gli spazi più profondi dopo aver avviato l’azione) che ha rifinito al volo per Ferguson (con Otoa ad annaspare nel vuoto) che è entrato in area, si è liberato con una spallata di Ellertson e ha calciato fortissimo in diagonale col destro, costringendo Sommariva ad una prodigiosa deviazione di mano in corner. Altri due minuti e un altro intercetto difensivo (stavolta di Hermoso) ha avviato una nuova transizione veloce che ha portato la palla a viaggiare fulminea da Dybala a Koné a Soulé a Mancini (ennesima sovrapposizione) al cross basso per il destro di Koné deviato da Ostigard fino ad ingannare Sommariva, per il gol del 2-0. Al 31’ il 3-0: stavolta è stato Malinovskyi a chiedere troppo a se stesso in un possesso palla solitario ai limiti della propria area, con Cristante bravo a soffiargli il pallone (con l’ucraino a lasciarsi andare a terra, senza intenerire l’arbitro) e a servire Soulé per l’immediata battuta, con respinta di Sommariva sui piedi di Ferguson, abile a rimettere la palla in porta in due tempi. Il Genoa stordito ha rischiato il cappotto: al 37’ Dybala ha calciato alto di poco da buona posizione; al 38’ un’altra sovrapposizione stavolta di Celik su Soulé ha portato al cross basso deviato ancora da Koné sul palo, con palla ripresa e rimessa in porta dallo stesso francese sull’incerta tenuta di Sommariva, poi graziato da Di Bello che nell’intervento ha visto un fallo sul portiere; al 44’ un altro duetto Wesley-Dybala ha portato ancora al tiro l’argentino, deviato in corner in tuffo dal terzo portiere genoano. Nel finale il tentativo di Ostigard di testa salvato da Svilar, con proteste genoane inascoltate. 

Nella ripresa molte sostituzioni hanno cambiato il volto alle due squadre, senza che in cronaca si registrassero azioni particolarmente pericolose. Colombo, Marcandalli, Fini ed Ekhator non hanno fatto molto meglio dei loro predecessori, mentre El Shaarawy prendeva il posto (e la mansione sul centrodestra) di Soulé e poi Pisilli e Ghilardi quelli di Cristante e Mancini. Al 37’ El Shaarawy ha sfiorato un gran gol in sforbiciata dopo un’altra azione avvolgente romanista, mentre nel finale, dopo gli inserimenti di Rensch e Dovbyk per Wesley e Ferguson il Genoa ha accorciato il risultato facendo arrabbiare Gasperini, con una punizione forte di Martin in area (con la difesa della Roma bassa e raccolta), con doppio rimpallo a favorire il destro al volo di Ekhator, con annessa deviazione di Pisilli a spiazzare Svilar. E dopo il triplice fischio c’è stato spazio per la triste (per lui) ma emozionante (per noi) passarella finale di De Rossi. L’importante è aver ritrovato la testa della classifica del quarto posto, rimettendo dietro la Juventus e staccando Como e Bologna.

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