Con tutto l'amore che posso
Guardate ogni padre allo stadio con suo figlio, come fosse un altro pezzetto della stessa famiglia... Così la chiamò Mourinho, la Roma. E ce la chiamiamo io, te, noi e tutti gli altri Romanisti
Guardate ogni padre allo stadio con suo figlio. Fate caso a quel mezzo sorriso scolpito sulle labbra, alla mano stretta intorno a quella del piccolo, alle parole dolci utilizzate per spiegare tutto quello che lo circonda.
Certe volte, mentre li vedo camminare verso l’Olimpico, ripenso a me ragazzino e al mio, di padre, a percorrere lo stesso viale, con gli stessi stati d’animo e quel pizzico di orgoglio che smuove un genitore – mamme comprese naturalmente – nell’aggiungere un’altra generazione a tutte quelle prima che questa squadra l’hanno amata, e sostenuta, come fosse un altro pezzetto della stessa famiglia.
Famiglia, ecco. Ce la chiamava Mourinho così, la ROMA. E ce la chiamiamo io, te, noi e tutti gli altri Romanisti che alimentano questo sogno collettivo con cura e senza luoghi comuni, con slancio e senza rassegnazione, con la volontà di fregarsene di tutto – e certe volte anche dei risultati – pur di mantenere vivo questo fuoco dove certe volte, quando la vita va al contrario, ci ritroviamo a scaldarci tutti insieme.
E tutti insieme, ancora una volta, ci ritroveremo riempiendo l’Olimpico. E come se questa partita con il Parma non avesse già tanti significati, basterebbe leggere la classifica, un altro ancora, il più bello, per me lo avrà nel portare mia figlia allo stadio: ogni volta diventa un giorno speciale. Adoro farla crescere conoscendo quell’irrazionale caos calmo pronto a deflagrare per un gol, disperarsi per uno incassato: è la vita, papà.
Basta sapersi rialzare.
Perciò guardati intorno, tieni il telefono nella tasca e fotografa con gli occhi le cose belle che ti circondano perché ogni emozione che popola i novanta minuti, e tutti quelli prima e dopo, non ha bisogno di filtri. E poi tieniteli stretti questi ricordi così come, tanti anni fa, io con il mio di papà... Quel nonno affettuoso che ti racconta, pure lui, la ROMA allo stesso modo mio: con cura. È la seconda volta che la scrivo questa parola, pure poco: andrebbe scritta e detta ogni volta che uno la nomina questa squadra.
E, allora, guardate ogni padre allo stadio con suo figlio: vi ci ritroverete. Ripensando a tutte le volte in cui eravate voi quelli piccoli e questo stadio vi sembrava ancora più grande di quello che è.
Nemmeno la metà dell’amore mio per te, Bianca.
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