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Gli scenari

Da tre a quattro difensori: il cambio modulo stuzzica lo Special One

Il terzetto di centrali ha scandito l’intero 2022, ma in Portogallo Mou ha riadottato il sistema preferito. E anche in stagione a gara in corso si è mostrato elastico

Mourinho sulla panchina della Roma

Mourinho sulla panchina della Roma (As Roma via Getty Images)

29 Dicembre 2022 - 09:30

Difesa a tre o a quattro, questo è il dilemma. Più «confortevole» (copyright JM) per i giocatori la prima, più in linea con la storia del tecnico la seconda. Eppure per (quasi) tutto il 2022 José Mourinho ha dissipato con i fatti il quesito, scegliendo sempre (almeno da fine gennaio scorso) la prima soluzione, anche quando le indisponibilità di vari elementi della rosa suggerivano possibili alternative al di fuori delle mura di Trigoria. Unica eccezione a una regola che si è dimostrata ferrea: la gara di Europa League disputata (e vinta) il 27 ottobre a Helsinki. Contro la squadra finlandese l’undici iniziale giallorosso è stato schierato con un singolare ibrido: linea arretrata composta da destra a sinistra da Zalewski, Mancini, Smalling e Viña, ma con licenza di staccarsi per il giovane polacco (e conseguente dettame a stringersi ai due compagni di reparto per l’uruguaiano). Poi più niente, quantomeno dal primo minuto. A gara in corso lo Special One ha cambiato eccome, ribadendo ancora di non far parte di quella schiera di tecnici schiavi delle proprie dogmatiche convinzioni. In più di una circostanza, soprattutto col punteggio non favorevole alla Roma, il cambio offensivo di Mou è andato a rilevare uno dei tre centrali (più spesso Mancini), in modo da ridisporre la linea arretrata con l’abbassamento dei due esterni a tutta fascia e l’inserimento di una presenza ulteriore dalla cintola in su. Fondamentale in questo caso il lavoro sulle corsie laterali, con un terzino più propenso ad attaccare (quasi sempre il sinistro) e l’altro più attento alla fase difensiva. L’allenatore portoghese peraltro non è nuovo a questo genere di accorgimento tattico. La stessa Inter del triplete adottava un espediente simile, ma a lati invertiti, con Maicon freccia dell’arco mourinhano scagliata a ripetizione sulla destra verso la metà campo avversaria e Chivu più bloccato dalla parte opposta. D’altra parte il calcio vero non è quello “balilla” e i numeri sono molto meno rigidi di quanto appaiano sulle lavagnette.

Fatto sta che Mou ha schierato dall’inizio la linea difensiva a quattro in due dei tre test amichevoli disputati nel recente ritiro portoghese. Nella prima partita col Cadice l’esperimento è stato tarpato già nel primo tempo dall’inopinata espulsione di Viña; accantonato momentaneamente nella seconda col Casa Pia; e ripristinato nella terza contro il Waalwijk. Di fronte agli olandesi, la coppia centrale è stata formata da Kumbulla e Ibañez, con Celik e Zalewski (stavolta sulla fascia mancina) esterni. E per quanto l’avversario fosse modesto e il match non fosse propedeutico ad accumulare punti, a poco più di dieci giorni dalla ripresa del campionato qualche indicazione è arrivata. Tanto più che mancava Smalling, vero e proprio perno del reparto e forse unico insostituibile con entrambi i sistemi. L’inglese non rappresenta però l’unica chiave per (ri)modulare la Roma. Molto dipende anche da attitudine difensiva e “gamba” degli esterni: agli ultimi Europei lo Spinazzola pre-ko fu devastante partendo da una linea a quattro. E visto che la squadra resta un blocco unico, sarà determinante anche il ritorno a pieno regime di tutti quei giocatori che nella prima di stagione hanno reso sotto le aspettative, per lo più per motivi fisici. Dal lungodegente Wijnaldum, che può cambiare volto e dinamismo della mediana; a Pellegrini oscillante fra centrocampo e trequarti; a Dybala in cerca di continuità; per finire con Zaniolo e Abraham davanti. Ce n’è per tutti i gusti, con ogni modulo.

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