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gli appuntamenti

Torino e Feyenoord: due finali per dare un senso compiuto alla stagione

Il pareggio col Venezia ha trasformato l’ultima di campionato in una specie di dentro o fuori anticipato per la Roma. Chissà non sia meglio in vista di Tirana

Spinazzola, tornato ieri titolare per la prima volta dopo 380 giorni (As Roma via Getty Images)

Spinazzola, tornato ieri titolare per la prima volta dopo 380 giorni (As Roma via Getty Images)

15 Maggio 2022 - 14:11

Uno pensa: tre punti con il Venezia, aspetti gli altri risultati e poi, magari, vai a Torino gestendo risorse e fiato in funzione della finale di Conference. Bene, anzi male, è successo l'esatto contrario. Il Venezia retrocesso in B prima di scendere in campo, roba che in qualche momento ci ha fatto pensare a quel maledetto Lecce di tanti anni fa, gioca la partita della vita (per i giallorossi un punto su sei contro i lagunari). Segna dopo una manciata di secondi. Il suo improbabile portiere si trasforma in Superman. La Roma per quattro volte rompe i legni veneti. Pareggia con Shomurodov. Crea una quantità industriale di occasioni da gol. Tira quarantasei volte, dicasi quarantasei, verso la porta, sedici nello specchio, dodici fuori, alcuni di uno sputo, diciotto volte i tiri vengono ribattuti. Finisce con un pareggio che va oltre i confini della realtà e che complica assai la qualificazione europea (in campionato) per uno dei due posti validi per la prossima Europa League.

Il risultato è che ora la nostra Roma è appesa ai risultati delle altre in corsa. Dovessero vincere tutte e tre sarebbe un disastro perché in questo caso quell'ottavo posto ironicamente evocato da Mourinho insieme alla questione arbitrale, comincerebbe ad avere contorni inquietanti. Possibile che succeda? Detto che nel nostro calcio a noi non stupisce più nulla, ci sembra francamente difficile che l'Atalanta vinca sul campo del Milan che è a un tiro di schioppo dallo scudetto, che la Lazio vada a prendere i tre punti nello stadio della Juve (siamo cresciuti che ci dicevano che i bianconeri non perdono mai due partite consecutive) e che la Fiorentina torni a casa con un successo sul campo di una Sampdoria non ancora salva (anche se domani sera quando si giocherà potrebbe esserlo ma magari andranno in campo comunque con lo stesso spirito dimostrato ieri sera all'Olimpico dal Venezia).

Certo, il meraviglioso pubblico, come sempre più di sempre, di ieri sera all'Olimpico, avrebbe meritato un'ultima apparizione stagionale con un successo che avrebbe regalato un'altra festa. Ma noi continuiamo a credere che la festa è appena cominciata. Ci sono ancora spazio e possibilità per chiudere alla grande questa stagione uno dell'era mourinhana. Mancano due finali. La prima venerdì prossimo all'Olimpico di Torino contro i granata, la seconda il venticinque a Tirana con l'obbiettivo di alzare nel celo albanese la prima Conference League. Certo, fa male e pure un po' incazzare questo imprevisto pareggio che costringerà la Roma a presentarsi in campo contro i granata con l'obiettivo di conquistare i tre punti per garantirsi comunque l'Europa del prossimo anno (qualunque essa sia), cosa che consentirebbe un avvicinamento a Tirana con un pizzico (magari solo un pizzico) di serenità in più.

Aggrappandoci al nostro naturale, se volete pure irrazionale, ottimismo, chissà che il fatto di dover andare a sfidare la squadra di Juric in una sorta di finale anticipata, non possa essere l'avvicinamento giusto verso l'appuntamento della finale bis, quella che può interrompere un digiuno di trofei che è arrivato a quattordici anni. Mourinho e i suoi discepoli dovranno fare sul serio prima a Torino e poi a Tirana. Centottanta minuti che devono dare un senso compiuto a questa stagione. A Torino non si potranno fare calcoli (a meno che oggi le tre concorrenti non vincano tutte), si dovrà andare in campo con la formazione migliore possibile, giocare una partita vera dal primo all'ultimo minuto, puntare ai tre punti per garantirsi comunque l'Europa. Il risultato con il Venezia che pure a fine partita ci ha fatto ritornare in mente quel maledetto Lecce, costringerà la Roma a vivere con il cuore in gola. Come faranno tutti i tifosi giallorossi. Perché non dovrebbero riuscirci i giocatori? Si può ancora fare festa.

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