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Desideri: «Ecco perché mi sentivo un anti Juve. Mi fa ridere chi parla di rivalità minore»

Intervista all'ex centrocampista che ci ha raccontato il suoi Roma-Juventus più belli: «Ai miei tempi, più che gare erano battaglie»

13 Maggio 2018 - 09:00

Con Stefano Desideri avevamo parlato a gennaio, alla vigilia della gara di San Siro con l'Inter, quando la Roma non era ancora quella ammirata in primavera, ma una squadra in difficoltà, capace di conquistare un solo punto in tre partite. «Ci riprenderemo, ne sono sicuro: un calo fisiologico ci sta in una stagione lunga. La Roma se lo è messo alle spalle, vedrete, faremo bene sia in campionato sia in Champions». Sono passati quattro mesi e la profezia di Desideri si è avverata. «Non avevo dubbi che le cose sarebbero cambiate in positivo - ha ribadito con la soddisfazione di chi ha avuto ragione - Ero convinto di quello che dicevo perché osservavo i ragazzi durante gli allenamenti, vedevo in loro la determinazione di chi aveva voglia di riscatto. Il morale nonostante il periodo negativo era alto, l'ambiente era positivo e poi avevo piena fiducia in Eusebio. Avevo ragione io anche sul nostro allenatore».

È arrivato il giorno di Roma-Juventus. Una partita che non è mai come le altre...
«Non lo era prima e non lo è adesso. Chi dice che che la rivalità nel corso degli anni si sia stemperata mi fa ridere. Ai miei tempi erano sfide importanti che iniziavano molti giorni prima del fischio d'inizio, poi erano animate dagli scontri dialettici tra Dino Viola e Giampiero Boniperti: i presidenti erano i protagonisti assoluti dei pre-partita, e dopo i 90 minuti tornavano ad esserlo. Più che gare erano battaglie. Oggi il calcio è cambiato: tra nuove regole e Var molte cose non sono più permesse, ma la rivalità resta intatta».

Qual è il suo Roma-Juve?
«Ce ne sono tanti. Ne ricordo uno in particolare: feci doppietta, vincemmo 2-0, fu una bella festa all'Olimpico. Segnai anche in un 3-0 con una botta da fuori, il pallone si infilò all'incrocio, anche in quel caso festeggiammo molto. Nel mio cuore, poi, c'è un altro Roma-Juve che ricordo con particolare orgoglio. Al Flaminio battemmo i bianconeri 1-0 grazie a un mio gol».

Lei si sentiva una sorta di anti Juve?
«In un certo senso sì. Ho battuto spesso i bianconeri, poi erano gare che sentivo molto. Ci tenevo in particolare a superarli. Il fatto di aver segnato quattro gol mi ha aiutato in questa posizione di anti Juve, per me è sempre stato un motivo di orgoglio».

Questo Roma-Juve come se lo aspetta?
«Non credo a una partita senza emozioni. Poi magari finirà pari, ma la gara me l'aspetto tosta, combattuta e spettacolare. La Roma sta bene, è carica, fisicamente in forma, mentalmente anche. Poi si tratta dell'ultima in casa e la squadra ci tiene molto a vincere. Lo stadio sarà bello, colorato e caldo: abbiamo tutte le carte in regola per vincere. Sicuramente la Juve non ci regalerà nulla anche se ormai ha lo Scudetto in tasca. Noi dovremo fare la nostra partita, con tranquillità, senza farci prendere dalla frenesia di strafare. Non sarà una gara scontata come invece si aspettano in molti. Si gioca per vincere, ne sono sicuro».

La Juve sta per festeggiare il settimo Scudetto di fila. Quando sarà colmato il gap?
«Alla base di questo dominio c'è lo stadio di proprietà. La Juve lo ha, noi ancora no. Il club bianconero può godere di una posizione privilegiata rispetto alla concorrenza: non è retorica, ma pura verità». 

Come considera la nostra stagione?
«Con il piazzamento in Champions sarà positiva sotto tutti i punti di vista: questa stagione può essere il punto di partenza per costruire un progetto molto importante. La cavalcata europea è stata fantastica, la Roma è consapevole di essere forte. Il prossimo anno potrebbe essere quello buono».

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