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L'analisi di Shakhtar Donetsk-Roma: ops, ora Fonseca sa anche gestire

Qual è la vera Roma? In difficoltà con il Parma, splendente con lo Shakhtar. Perché in Europa la squadra rende di più. Con il Napoli cartina di tornasole

Fonseca a colloquio con i suoi giocatori durante Shakhtar Donetsk-Roma, di LaPresse

Fonseca a colloquio con i suoi giocatori durante Shakhtar Donetsk-Roma, di LaPresse

20 Marzo 2021 - 13:03

Stai a vedere adesso che Fonseca è un genio. Purtroppo no, non lo è. Magari è sempre l'ottimo allenatore che Petrachi e Fienga, con una buona intuizione, avevano scelto per allenare la Roma quasi due anni fa. Magari allora era semplicemente un "Luis Castro". E cioè un ottimo allenatore, come lo è di sicuro il portoghese che allena lo Shakhtar oggi, che non aveva però ancora conosciuto le malizie del tatticismo all'italiana. Ricordate come la Roma di Di Francesco batté lo Shakhtar di Fonseca, no? Fece la differenza la palla trasversa giocata di prima da Strootman alle spalle della linea difensiva, ad inchiodare l'ingenuità della terza linea ucraina. Oggi Fonseca gol di questa fattura, con un intero reparto colto in fallo, non ne prende più. Semmai oggi prende gol nei quali vengono evidenziate mancate letture individuali. E questo spiega meglio che cosa intendesse l'allenatore della Roma quando nell'intervista a Sky al termine della partita di Kiev, ha detto che la Roma si trova meglio in questo tipo di competizioni. In Europa si gioca un calcio più aperto, meno tattico, più libero. Significa forse che gli allenatori stranieri sono più fessi dei nostri? Significa che l'organizzazione difensiva venga lasciata al caso? No, niente di tutto questo… Anzi, da un certo punto di vista significa solo che sono più coraggiosi e se devono tirare da qualche parte la loro coperta (leggi: dedicare più tempo ad allenare la fase offensiva o quella difensiva) preferiscono che a dominare sia l'idea di un calcio d'attacco, che governa quasi tutti i campionati europei, piuttosto che l'idea difensiva che resta invece prevalente in certa parte del calcio italiano, complice l'insufficiente preparazione della maggior parte dei media specializzati, pronti sempre a lodare la "furbizia" di chi vince speculando piuttosto che il coraggio di chi cerca di farlo a viso aperto. Ecco, la cultura "italianista" è la più difficile da intaccare. E il caso Fonseca è esemplare: per quasi tutta questa stagione sportiva, complice la cassa di risonanza garantita da chi era pronto a giurare che Allegri fosse pronto a rilevarne il ruolo, ad ogni sconfitta della Roma ha fatto seguito un processo con un solo colpevole, ovviamente il tecnico. Critiche argomentate, poche: solo l'idea che Allegri debba essere più bravo di lui. Perché più esperto, più italiano, più furbo: e magari ha più amici sparsi dentro varie testate...

La bellezza della Roma

Eppure Fonseca ha fatto di questa squadra una bellissima squadra e lo ha dimostrato anche nel doppio confronto con lo Shakhtar. Se dovessimo indicare i primi tre motivi per spiegare quale sia la bellezza del calcio della Roma fisseremmo tre punti: primo, è una squadra con una filosofia decisamente offensiva. Secondo, è una squadra che ha una buona organizzazione difensiva che spesso non è perfetta soprattutto perché i difensori della Roma sono costretti quasi sempre a difendere correndo all'indietro. Terzo, è una squadra che gioca un calcio moderno e "internazionale", che coniuga quindi le necessità tattiche del nostro calcio alla filosofia più offensiva discesa dai precetti trasmessi dal maestro Guardiola… E se perdi a Parma o per esempio pareggi a Benevento o non vinci con le grandi, bisognerebbe avere la forza (e magari la competenza) per scovare di volta in volta i motivi che hanno impedito alla squadra di raggiungere il successo, e spingere l'allenatore a lavorare su quelli, piuttosto che sbattergli in faccia, senza alcun approfondimento tattico, il fantasma di Allegri. Ma qui forse ancora qualcuno confonde la tattica col tatticismo, una strategia speculativa tendente in primo luogo ad annullare le risorse dell'avversario per poi colpirlo nei suoi punti deboli. Ma chi è un maestro in questo, presto o tardi si trova a dover fare i conti con i suoi stessi limiti strategici. E il fatto che la squadra che sta dominando in questo momento la Serie A sia quella uscita peggio dai vari confronti internazionali conferma che da noi siamo ancora indietro.

Il problema culturale

E non ci stancheremo mai di dire che il problema sta anche in chi elogia gli Inzaghi, i D'Aversa o lo stesso Pirlo quando riescono a strappare i punti (alla Roma, come ad altre squadre) con un tipo di calcio meramente speculativo, puntato tutto sull'esasperato tatticismo infuso a squadre attente soprattutto a non prenderle e a colpire non appena l'avversario si scopre. E con questo non si vuol certo sostenere che la differenza in una partita di calcio non la faccia anche una buona disposizione difensiva. Ma quando punti solo su quella, o primariamente su quella, diventa sempre più difficile poi arrivare ai massimi livelli, a meno che tu non abbia in rosa i calciatori più forti in assoluto. La Roma a Kiev, ad esempio, ha vinto anche attraverso una buona organizzazione difensiva, ma senza mai rinunciare all'idea dell'offesa, pur sapendo che il risultato dell'andata, garantiva anche un margine tale da non dover dispendere troppe energie alla ricerca del gol. Fonseca ha dunque imparato a gestire le partite? Sicuramente l'esperienza del calcio italiano l'ha aiutato. Per vincere in Italia è fondamentale avere innanzitutto una buona fase difensiva. E Fonseca in questo, da quando è passato alla difesa a tre, è molto migliorato. Certo deve far meglio in campionato e la sfida di domani col Napoli sarà una bella cartina di tornasole, al netto delle difficoltà che derivano da assenze e carico di stress mentale e muscolare.

Ciò che in Italia non si considera, se si alza il punto di vista guardando tutto il movimento calcistico del nostro paese, è che pensando soprattutto a difendere non si cresce. E infatti l'Italia negli ultimi anni si era decisamente piantata mentre in tutta Europa si cresceva notevolmente. Ma da un po' la tendenza è stata invertita e l'Italia adesso sta crescendo, a dispetto di quelli che guardano solo il risultato e stanno facendo il funerale del calcio italiano, proprio perché molti allenatori hanno abbandonato la vecchia scuola italianista e si sono adeguati al nuovo vento europeo. Questo provoca crisi di assestamento (la Juventus, sempre in mezzo al guado da quando è stata cambiata la filosofia, ne è un fulgido esempio), ma migliora il movimento: così l'Italia di Mancini è tornata ad essere temuta da tutti, l'Atalanta può permettersi di spaventare il Real Madrid senza sognarsi di avere il suo stesso fatturato, il Milan contende al Manchester United la qualificazione fino all'ultimo minuto e la Roma ha raggiunto per la prima volta i quarti di Europa League e vedremo dove arriverà.

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