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L'analisi tattica: come ti restituisco la Roma in quattro mosse

Premiate le scelte di Fonseca: ecco la trasformazione di una squadra spenta. Azzeccate tutte le decisioni tattiche, atletiche e psicologiche

Paulo Fonseca

Paulo Fonseca

25 Febbraio 2020 - 16:22

La risposta, dunque, è arrivata: chi pensava che la Roma fosse una barca alla deriva si sbagliava. La squadra è, invece, ancora saldamente in mano al suo timoniere, Paulo Fonseca, l'uomo che con quattro mosse, tutte azzeccate, ha ritrovato gioco, schemi, spirito e brillantezza e adesso può permettersi di guardare al futuro con rinnovato ottimismo, a patto ovviamente che giovedì in Belgio la squadra non faccia brutti scherzi e porti a casa la qualificazione agli ottavi di Europa league.

L'aspetto tattico

Due diversi esempi di impostazione della manovra in due diverse zone del campo: più alta la prima, più bassa la seconda 1 Qui la Roma è proiettata nella metà campo avversaria, Mancini imposta centralmente, Veretout si apre a destra lasciando il vero regista, Cristante, più avanzato, Kolarov è altissimo a sinistra, Peres è la vera ala destra

Bisogna dare atto al tecnico che non era, dunque, un problema di natura tattica. La Roma contro il Lecce ha dato spettacolo, almeno a tratti, e comunque ha convinto tutti gli osservatori puntando sempre sul suo sistema di gioco di riferimento, con quattro difensori, due centrocampisti, tre mezze punte e un attaccante centrale. Ma Fonseca è tornato a dar fondo alla sua fantasia e, per evitare di abbassare troppo Cristante (che in qualche modo se ne era lamentato nelle interviste post-Gent), ha scelto di cominciare l'impostazione del gioco in altra maniera: allargando Veretout a destra sulla linea dei centrali, avanzando i terzini fino al livello dei trequarti e coinvolgendo, di conseguenza, Cristante solo da metà campo in su, con qualche metro di spazio disponibile liberato proprio dal continuo dinamismo degli altri giocatori.

2 Qui nel secondo tempo imposta Pau: le posizioni molto aperte di Veretout e di Smalling costringono i tre attaccanti del Lecce a dividersi una porzione troppo ampia di campo così il portiere trova Cristante in verticale

Come spieghiamo nelle grafiche qui accanto, l'idea ha consentito di sviluppare la manovra grazie alle continue rotazioni dei giocatori mano a mano coinvolti nel palleggio e con il decisivo contributo delle mancate pressioni del Lecce. Sì è venuto dunque a formare, in fase di impostazione, un 31411 che ha colto impreparato Liverani che, a sua volta, solo dopo la strigliata ai suoi giocatori all'intervallo è riuscito ad ottenere dai suoi quella personalità che nel primo tempo era mancata.

3 In pochi passaggi (qui non visualizzati), Cristante scambia e riceve e poi serve ancora in verticale Dzeko che riceve, rientra e si orienta verso destra

E infatti l'unico periodo in cui i salentino hanno controllato il possesso-palla è stato proprio nei primi 30 minuti del secondo tempo: 7 minuti e 51 secondi ha tenuto palla la Roma, 10 minuti e 6 secondi l'ha tenuta il Lecce. Una differenza abissale con i primi 30 minuti della partita, quando la Roma ha gestito il pallone per 13 minuti e 53 secondi lasciandone appena un terzo agli avversari: 5 minuti e 58 secondi.

L'aspetto agonistico

4 Così Peres sfrutta la sua posizione altissima andando a raccogliere il preciso taglio del centravanti nel corridoio interno tra Rossettini e Calderoni: il cross del terzino brasiliano sarà comunque intercettato

Così si può anche sostenere che la differenza l'abbia fatta (anche) l'approccio agonistico alla partita. E qui, più che in altri fattori, sta la prova del coinvolgimento dei giocatori alla causa dell'allenatore e, di conseguenza, della Roma. Nei primi 30 minuti di gioco, quando maggiormente si risente delle incitazioni impartite dal tecnico, i giocatori giallorossi sono apparsi lucidi, spietati, determinati, dediti l'uno ad appoggiare la causa dell'altro. E quando corri tanto, in realtà corri meno perché corri meglio. Non è un caso che la prima stanchezza che si accusa è quella mentale. Ecco perché restiamo convinti che i maggiori margini di miglioramento nel futuro di questo straordinario sport che è il calcio siano proprio nella capacità di lavorare a livello mentale sugli atleti per far sì che il corpo reagisca sempre nella maniera più lucida, senza farsi condizionare da fattori esterni quali l'ambiente, il risultato, la classifica e chissà che altro.

L'aspetto psicologico

Qui un altro esempio della verticalità della Roma sfruttando i vantaggi della costruzione dal basso 5 Al 15' del primo tempo, con risultato già sull'1-0, il Lecce prova ad alzare le pressioni, ma la Roma sfrutta tutti gli spazi in ampiezza per trovare sempre Cristante libero di giocare: Pau va su Lopez che serve subito il regista

Indubbiamente Fonseca ha lavorato molto anche sotto questo profilo, cominciando già dalla conferenza stampa pre-partita, quando ha spiegato che avrebbe continuato a dar fiducia a Pellegrini e Kolarov nonostante prestazioni non esattamente soddisfacenti. Ha cercato l'all-in, come si dice in gergo pokeristico, e si è portato a casa il piatto. Kolarov, autore di un goal e un assist, è stato interprete di una partita quasi perfetta, Pellegrini ci ha provato in tutti modi, anche se i due errori sotto porta hanno abbassato di molto la valutazione media della sua prestazione, e poi è stato costreto a uscire per un altro risentimento muscolare. Ma anche altri uomini di Fonseca hanno risposto al meglio, a cominciare da Bruno Peres, diventato un beniamino della curva con tanto di coro dedicato, in perenne bilico tra goliardia ed effettivo sostegno, passando da Mancini e e arrivando a tutti gli altri, convinti protagonisti di una partita che ha restituito la vera Roma ai suoi tifosi. O almeno questo è quello che sperano tutti.

L'aspetto tecnico

6 L'ex atalantino si orienta subito dalla parte opposta per sfruttare l'inerzia e cambiare fronte

C'è poi l'approfondimento più importante di tutti ed è quello che riguarda la tecnica in senso stretto. Una grande squadra non può prescindere infatti dal contributo di qualità che ogni suo giocatore singolarmente è in grado di produrre. Lo spartito tattico più affascinante del mondo può essere rovinato da un passaggio sbagliato, la prestazione agonistica più performante di sempre non avrebbero risalto alcuno se una corsa o un balzo fossero fini a se stessi e non applicati al raggiungimento di uno scopo, che nel calcio è sempre un passaggio azzeccato o un tiro ben assestato.

7 Dopo stretto palleggio la palla arriva sui piedi di Pellegrini, forse il giocatore della Roma con maggior capacità di verticalizzazione rapida sullo sviluppo veloce, che infatti intuisce le potenzialità dinamiche di Ünder e lo serve in un corridoio apparentemente chiuso

Basta guardare la percentuale di passaggi progressivi tra le due più recenti partite (vedi box a parte) per rendersi conto di come siano poi ancora i piedi in campo a fare la differenza. Se migliora la circolazione della palla, se ci si presenta in maniera più minacciosa nella metà campo avversaria, si si liberano in continuazione linee di passaggio, se si calciano meglio calci d'angolo e punizioni (domenica i corner li ha battuti quasi tutti Veretout, lasciando solo l'ultimo a Kolarov), sarà sicuramente più facile ottenere una vittoria. La qualità dei giocatori della Roma resta indiscutibile. Anzi, l'aspetto davvero bizzarro di questa stagione è legato all'incredibile rendimento negativo delle prime partite del nuovo anno, non certo alla goleada con il Lecce.

E ora?

8 Così il turco arriva in discreto vantaggio sul pallone rispetto all'uscita di Vigorito, ma forse spaventato dal rischio dell'impatto in corsa, non riesce a spostare la traiettoria del pallone e lo lascia lì, consentendo al portiere di rinviare in fallo laterale

Tra Gand e Cagliari cambierà sicuramente qualche interprete (Mancini è squalificato in campionato, Bruno Peres non è nella lista Uefa), ma tatticamente ormai è chiaro che la Roma resterà questa. L'esperimento di Veretout aperto con i centrali in impostazione per liberare il terzino può essere confermato anche in Europa pure se giocherà in difesa uno tra Santon e Spinazzola, oltretutto l'assetto tattico del Gent è piuttosto simile a quello del Lecce e dunque avere terzini larghi e alti costringerebbe le mezze ali avversarie ad aprirsi in continuazione in fase di non possesso, con evidenti vantaggi in zona centrale per i trequartisti stretti intorno a Dzeko.

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