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L'analisi tattica del campionato della Roma: i giallorossi sono durati poco

La regina dei primi tempi. Nessuno ha segnato tanto dal 1’ al 45’ minuto, nessuno ne ha fatti di più in casa. Nessuna delle grandi è andata così male in trasferta

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
28 Maggio 2019 - 10:51

In casa e nel primo tempo. Se c'è bisogno di una confort zone, e niente rassicura più dei primi 45 minuti da giocare sul campo amico, allora lì la Roma tira fuori tutto il suo potenziale. Forse di tante analisi che si sono azzardate sui malanni di una squadra che quest'anno ha fallito malamente due traguardi su tre e nel terzo ha fatto quanto era nelle sue possibilità, ma niente di più, quella di rafforzare soprattutto la forza mentale di questo gruppo è la più leggibile.

Quel gap tra casa e fuori

Nessuno infatti ha fatto meglio della Roma quanto a reti realizzate in casa: la classifica vede i giallorossi al comando con 43 reti, e poi il Napoli con 41, la Juventus con 39, l'Atalanta e la Lazio con 36 e poi Sassuolo e Empoli con 33. E nessuno ha fatto meglio della Roma in serie A limitatamente alle reti segnate nei primi tempi: 33, poi c'è la Juve a 30, il Napoli a 29, l'Atalanta a 28 e la Lazio a 27. Quale spiacevole conseguenza c'è il pessimo differenziale dei gol segnati tra casa e trasferta: in una classifica in cui comanda la coraggiosissima Atalanta di Gasperini, capace di segnare addirittura 5 gol in più fuori da Bergamo, è terribile il -20 della Roma.

Bene invece anche la Sampdoria (+4 in trasferta) e l'Inter (+3). Chiaro il significato: ci sono squadre che puntano molto sul gioco e fanno bene fuori come in casa, altre che invece quest'anno hanno avuto problemi di gioco o di personalità e hanno pagato le carenze realizzative a caro prezzo. E i punti? La classifica generale dei punti vede in casa e fuori trionfare la Juventus (49+41), bene anche il Napoli (43+36), molto equilibrata l'Atalanta (35+34).

Disastrosa la differenza invece per il Milan (40+28) e la Roma (41+25). La squadra di Di Francesco e poi Ranieri, insomma, ha perso la sua qualificazione alla Champions League soprattutto in trasferta e soprattutto nei secondi tempi. Tipico, per l'appunto, di chi ha il fiato corto e le ginocchia tremolanti. E anche così si potrebbe spiegare allora la scelta dei dirigenti di rivolgersi a un hombre vertical come Gasperini.

Non più disciplinati

L'anno scorso la Roma aveva il primato assoluto della correttezza in campo. Era la squadra meno fallosa e, di conseguenza, la meno sanzionata della serie A. Quest'anno anche su questo fronte le cose sono un po' peggiorate.

Tra le grandi, ci sono state tre squadre (oltre all'Empoli) che hanno commesso meno falli della Roma (Napoli, con appena 410 falli, poi Milan e Atalanta, 445). La Roma vanta il numero più basso di espulsioni (appena due, come il Frosinone; a tre Inter e Atalanta, a quattro Lazio e Juventus, a 5 Napoli e Milan), ma è dodicesima nella graduatoria dei cartellini gialli, la peggiore di tutte le grandi.

La bravura di Mirante

Una delle mosse più efficaci di Ranieri è stata indubbiamente la scelta di cambiare il portiere, dopo la pessima esibizione di Olsen con il Napoli. Risultato? A prescindere dai clean sheet (cinque nelle ultime nove partite) o dal dato assoluto dei gol subiti (sempre cinque), la bontà della decisione è testimoniata dal differenziale tra i gol subiti e il dato dei cosiddetti expected goals, i gol attesi, e cioè la stima dei gol che calciando da una determinata posizione è presumibile che si segnino.

Quando Mirante ha preso il posto del suo collega svedese, la Roma aveva subito 43 gol a fronte dei 42,27 presumibili: significava che aveva persino arrotondato in eccesso il dato degli expected goals. Il numero finale della stagione invece è chiarissimo: la Roma ha subito un totale di 48 gol, con un dato di gol attesi di 52,73. Significa che la Roma ha preso appena cinque gol con in porta Mirante, ma secondo statistiche le conclusioni effettuale dagli avversari dei giallorossi ne avrebbero meritati dieci. Quei cinque in meno sono perlopiù opera di Mirante (e in qualche caso di scarsa mira).

Troppi tiri subiti

Questo per dire che se ha sempre costruito tanto, la fase difensiva della Roma non era irreprensibile con Di Francesco e non lo è stata neanche con Ranieri. Lo conferma comunque la classifica dei tiri totali, fatti e subiti. Solo Napoli (236) e Atalanta (222) hanno trovato lo specchio della porta un maggior numero di volte della Roma (219). Ma quanto all'attenzione difensiva, la Roma ha lasciato parecchio a desiderare.

Nella classifica dei tiri subiti (dall'Atalanta capace di subire appena 414 tiri, al Parma che ne ha presi 752), la Roma si colloca addirittura dodicesima, con 542, la peggiore tra le grandi. Chissà se può essere solo un caso che la Roma risulta essere anche la squadra che ha il maggior numero di fuorigioco provocati, con 125 (seguita da Sampdoria con 122 e Sassuolo con 103, guarda caso squadre allenate da tecnici con mentalità spiccatamente offensiva).

Curiosamente, la squadra che ne ha provocati di meno è anche la squadra che ha subito meno gol: la Juventus con appena 35, neanche una media di uno a partita (pochi ne hanno registrati anche Udinese, Parma e Lazio, altre squadre assai poco generose nel gioco offensivo quest'anno). Questo dato è una bella arma tra gli argomenti da utilizzare da chi sostiene che non può esserci una difesa alta realmente efficace.

Che cosa è cambiato?

Insomma, la Roma quest'anno ha tirato tanto ma ha difeso male e in maniera a volte scriteriata, ha peggiorato la sua disciplina e per fortuna ha difeso meglio la porta con Mirante. Ma la cura Ranieri a cosa è servita? Sotto il profilo pratico non è cambiato quasi niente: la Roma quando Di Francesco è stato esonerato era quinta e ha chiuso sesta, aveva una media punti di 1,69 che Ranieri ha aumentato di pochissimo (1,83), ma se il raffronto si fa con le ultime dodici di Di Francesco i conti sono peggiorati (2 punti a partita per DiFra).

E in ogni caso ha fallito l'obiettivo di rientrare tra le prime quattro, confermando quella sensazione di vorrei ma non posso che c'è stata lungo tutto l'anno. Basti pensare che sarebbe bastato battere Genoa e Sassuolo (due partite praticamente vinte che a un certo punto si potevano perdere e che alla fine sono state pareggiate) per arrivare addirittura a quel terzo posto che avrebbe dato un senso molto diverso alla stagione.

Che cosa si può salvare?

Ma se è andato tutto male, c'è qualcosa di cui si possa andar fieri? Purtroppo c'è molto poco. Detto delle reti nel primo tempo e delle reti in casa, un altro primato stagionale è che la Roma è la squadra che conta il maggior numero di giocatori (11) con almeno tre reti realizzate, nei cinque maggiori campionati europei. Una sorta di cooperativa del gol che quale altra faccia della medaglia ha il fatto che un solo giocatore della Roma è arrivato in doppia cifra (El Shaarawy, 11) e l'uomo su cui si puntava maggiormente, Dzeko, si è fermato a 9.

Il Faraone è anche il giocatore che ha segnato maggiormente nei primi 15 minuti di gioco in questa Serie A (cinque). Onore al merito anche per Kolarov, il difensore che ha segnato più reti (otto) nei cinque maggiori campionati europei 2018/19. Prima di lui, l'ultimo difensore straniero ad averne realizzati altrettanti in una singola stagione di Serie A era stato Sinisa Mihajlovic, nel 1998/99. Un bel riconoscimento se l'è meritato infine Nicolò Zaniolo, il più giovane calciatore ad aver segnato i suoi primi 3 gol con la maglia della Roma in Serie A (19 anni e 7 mesi) dai tempi di Francesco Totti (che ci riuscì a 18 anni e 6 mesi nel 1995).

Bene i calci piazzati

Tornando invece alle classifiche generali, la Roma ha chiuso al secondo posto in quella delle reti su calci piazzati con 22 reti, dietro alle Juventus con 23, entrambe il 33% del loro totale. In percentuale, la squadra che ne ha fatti di più in base alle proprie segnature è la Spal, con il 45%.

Infine un primato assoluto e insuperabile della Roma che in questo caso è stato condiviso solo con la Juventus: in tutte e 38 le partite disputate per il campionato, infatti, i tecnici di queste due squadre hanno presentato formazioni diverse. Tra i trasformisti anche De Zerbi e Ancelotti, con 37 formazioni diverse su 38. Poco incline ai cambiamenti (o forse poca scelta) per Gattuso: appena 27 formazioni diverse su 38.

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