L'analisi di Pisa-Roma: si muove come una banda, è l’arancia meccanica
La pressione alta, la difesa preventiva, la crescita di Soulé, le giocate di Dybala: buona pure la seconda, già funziona la nuova Roma mentalizzata da Gasperini

(GETTY IMAGES)
La suggestione è persino facile e rimanda a quel colore acceso del kit da trasferta, quello mostrato sabato a Pisa, il completo orange, come una certa Olanda di qualche tempo fa, quella che volava sul campo e faceva impazzire i tifosi. E nel sottofondo emerge netta la vocina: ma già volete paragonare la Roma di Gasperini ad una delle nazionali più forti e rivoluzionarie di tutti i tempi? Ovviamente no, per questo si parla di suggestione, per adesso solo cromatica, per via di una divisa oggettivamente molto bella che peraltro nella nostra storia si è vista molto raramente. Così come rischierà di essere un unicum la Roma di Gasperini dal punto di vista tattico, proprio per il modo assai originale di giocare del nuovo allenatore giallorosso. Eppure dopo due giornate sono arrivati sei punti, con due soli gol. Altro evento raro. Basti pensare che nei nove anni di Atalanta a Gasperini è successo appena due volte di vincere due gare di seguito col minimo scarto: a maggio 2017, battendo Empoli e Chievo, e tra il 18 settembre e il 2 ottobre 2022, quando vinse all’Olimpico 1-0 contro la Roma di Mourinho (risultato decisamente ingiusto) e poi batté in casa con lo stesso risultato la Fiorentina. Che segno è? Che la strada che si comincia a percorrere è quella giusta, che la squadra segue le indicazioni e che le prestazioni sono decisamente dignitose, a tratti piacevoli e comunque praticamente prive di sofferenze. Perché il Bologna che alla seconda giornata ha battuto il Como dei miracoli e il Pisa che alla prima giornata aveva spaventato l’Atalanta non sono quasi mai riusciti a mettere in difficoltà Svilar, se non in un paio di estemporanee occasioni figlie di casualità più che di un vero e proprio controllo del gioco. Lo testimoniano anche i numeri.
A Pisa gara senza storia
Nelle grafiche sul nostro giornale accanto abbiamo rappresentato la prima delle due occasioni da gol concesse al Pisa nel primo tempo, entrambe piuttosto casuali nella costruzione (nel primo caso una fuga in fascia e un cross, con Mancini che ha perso aderenza nel duello con Meister, poi sempre contenuto nel resto della sfida; nel secondo caso una transizione con la difesa aperta). Due episodi in un tempo in cui la Roma ha gestito il palleggio (quasi il 70% di possesso palla) e ha costruito la vittoria poi arrivata nel secondo, quando ha alzato il ritmo, ha sfruttato la fatica che il Pisa ha cominciato a sentire, ha migliorato la qualità soprattutto grazie a Dybala, e ha colpito non appena ha messo la porta di Semper nel mirino con una certa insistenza. E non va dimenticato che dopo il meritato vantaggio, sempre sull’asse Dybala-Soulé la Roma aveva costruito il gol del raddoppio, che avrebbe potuto anche aprire la strada ad una serata assai più prolifica.
Gol che è stato poi negato da un regolamento paradossale che non tiene conto della regola generale sui falli di mano, ma prevede una specificità solo sui gol, per cui anche il tocco di braccio più innocente, e neanche così marcato, viene punito. Ma Dybala nell’azione aveva premiato l’inserimento del suo più giovane connazionale che a sua volta aveva sfruttato la sua dirompente incursione per mettere la palla alle spalle del portiere. In ogni caso la Roma si è fatta bastare il vantaggio, ha concesso al Pisa solo qualche tiro da lontano (fuori misura o facilmente controllato da Svilar) e alla fine ha avuto anche l’occasione per il raddoppio mancata da Dovbyk. Il tutto giocando come vuole Gasperini, con pressioni altissime, duelli uno contro uno (stavolta gli accoppiamenti erano facili, con il Pisa schierato a specchio 343), inserimenti in attacco dei difensori (guardate dov’è Mancini sul gol di Soulé), rotazioni in mezzo e davanti, sovrapposizioni interne ed esterne e tutto il resto del repertorio gasperiniano. Tanto movimento, tanta grinta, tanta velocità, tanta tecnica. Il tutto mentre l’Atalanta non si ritrova e i Percassi si fanno venire i dubbi su Juric.
L’importanza del manico
Segno che gli allenatori incidono eccome, che il successo del brand Atalanta in questi anni ha la firma impressa del tecnico al di là dell’indubbio buon lavoro dei dirigenti e che ora si sta cercando di trapiantare l’esperienza nella Roma, con potenzialità ambientali, tecniche e finanziarie decisamente più ampie. La Roma di Pisa è sembrata una banda già mentalizzata a prescindere dal risultato. Poco per parlare di Arancia Meccanica? Poco, ma qualcosa si intravede. Perché se a tutto ciò che si comincia a intuire delle potenzialità tattiche di un gioco così indigesto per gli avversari, ci si aggiunge il contributo tecnico che potranno dare i giocatori le cose si fanno interessanti. Soulé, ad esempio, sembra un giocatore decisamente più maturo di quello che avevamo apprezzato solo a tratti la scorsa stagione. Dybala è quel magnifico incantatore di serpenti che quando sta bene gioca uno sport tutto suo. E si devono ancora vedere gli altri attaccanti (Bailey e il mister x di piede destro), e magari un Pellegrini rigenerato dal punto di vista fisico o altrimenti il centrocampista che arriverebbe al suo posto.
Terzo sistema in non possesso
Ora dopo la sosta, che ovviamente Gasperini sfrutterà per migliorare le conoscenze tattiche dei reduci dalle varie Nazionali, la Roma attende in casa il Torino, reduce dalla sconfitta a San Siro con l’Inter alla prima giornata e al pareggio di ieri con la Fiorentina e potrebbe essere il terzo sistema di gioco differente con cui confrontarsi. Dopo il 4231 del Bologna e il 3421 del Pisa, il 433 di Baroni. Gasperini ha modellato la fase di non possesso della squadra sui modelli tattici avversari, affrontando Italiano con il 442 e Gilardino con il 343. In linea puramente teorica, stavolta la scelta potrebbe ricadere su un 3412 con le due punte sui centrali, gli esterni su terzini, il trequartista sul play, i mediani sulle mezzeali e i tre difensori sui tre attaccanti. Ma cambiando modalità con il Bologna rispetto al 4231 dell’Everton, Gasperini ha già dimostrato di saper studiare le caratteristiche degli avversari per adattare quelle dei suoi giocatori. Così col Bologna ha modificato l’asse portante della squadra, alzando Wesley su Lykogiannis e abbassando Angeliño su Orsolini, chiedendo a El Shaarawy di assolvere alla funzioni di esterno di centrocampo per limitare le uscite di De Silvestri. A Pisa invece Wesley e Angeliño sono rimasti praticamente sullo stesso asse, contrapposti ai quinti dello schieramento avversario (Angori e Touré). Tatticamente schierare contro una difesa a 4 Dybala, Soulé e un’altra punta non sarà un’impresa facile. Ma Gasperini è pronto a trovare la soluzione giusta.
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