L'analisi di Cremonese-Roma: quelle intuizioni geniali per tamponare le assenze
Senza 5 titolari, Gasperini l’artigiano s’inventa soluzioni Ecco Baldanzi, Ziolkowski, Cristante braccetto: e la Roma vola molto in alto
(GETTY IMAGES)
Per quanto sia un’operazione che nelle premesse sembra possibile, raramente si ritiene capace di vincere un campionato quella squadra ritenuta capace di tutto nelle singole partite. Pensateci: quante volte avete sentito questa frase? “Questa è una squadra che, nel bene o nel male, è capace di tutto e quindi anche di vincere contro chiunque”. È uno stereotipo tipico del calcio, utilizzato spesso per quelle squadre che hanno grandi potenzialità, ma che raramente poi hanno quella continuità che permette loro di restare davanti a tutti quando conta. In questa stagione, per il momento almeno, c’è un’eccezione che conferma la regola: la Roma. È dagli anni di Mourinho che si ritiene questa squadra capace di vincere contro chiunque, quasi mai per la somma dei suoi valori tecnici, quasi sempre per la resilienza, per la capacità di adattamento, oggi per la tigna, domani per il conforto ambientale dell’Olimpico, o per la serenità con cui gioca in trasferta, magari davanti a diverse migliaia di appassionati sostenitori, oppure per il contributo di un singolo: molto spesso, ad esempio, è stato così con Dybala. Poi, rituale, quasi periodico, arrivava il crollo, il momento in cui invece all’improvviso sembrava che si potesse perdere contro chiunque. Quest’anno sta accadendo qualcosa di particolare: nessuno ritiene la Roma in grado davvero di vincere lo scudetto e anche oggi i bookmakers sembrano guardare da un’altra parte: se sabato le quote erano chiaramente indirizzate verso l’Inter (1,8 la quota scudetto, contro 5 di Milan e Napoli e 9 della Roma) i risultati dell’ultimo weekend hanno spostato qualcosa, ma restano piuttosto metti: ora la quota dell’Inter è salita a 2,2, il Milan e il Napoli si giocano tra 4 e 4,5, la Roma ad esempio la Snai la propone a 6,5. Due considerazioni stanno facendo cominciare a ragionare in maniera diversa anche i più razionali tra i commentatori: intanto la continuità che la Roma ha avuto lungo tutto l’arco dell’anno solare, da gennaio a oggi: 76 i punti sommati in campionato, addirittura 10 in più della seconda, il Napoli. In più c’è l’effetto Gasperini. E qui si entra proprio in un’altra dimensione.
La Roma gioca a prescindere
La vittoria di Cremona ha infatti reso plastica una realtà che comincia a spaventare tutti quelli che non hanno particolari simpatia per i colori giallorossi, e speriamo che in questa categoria non si debbano annoverare anche i nostri direttori di gara, nonostante alcuni segnali inquietanti. Ma di questo parliamo altrove. Qui ci concentriamo sulle questioni tecniche e tattiche e nell’analisi della partita di domenica non possiamo che partire da un dato piuttosto preciso: al pronti-via alla Roma mancavano cinque giocatori che non nell’opinione dei più, ad agosto, erano considerati titolari sicuri della formazione in costruzione di Gasperini: Hermoso in difesa, Angeliño sulla fascia sinistra, e il tridente teoricamente più affidabile, Dybala, Bailey (investimento tecnico più importante dell’estate) e Dovbyk. Nonostante questo, la Roma aggiustata nelle due settimane di lavoro da Gasperini e rifinita proprio alla vigilia per via dell’improvvisa indisponibilità di Hermoso, ha fornito una prova esaltante dimostrando di aver ormai assimilato, a prescindere quasi dai giocatori, le richieste tattiche dell’allenatore. Il merito maggiore di Gasperini è proprio questo: aver giunto in un tempo decisamente breve una tale coerenza tattica che prescinde quasi da chi scende in campo ed esalta anzi anche gli ultimi arrivati. E se c’è qualcuno che nella circostanza non sembra particolarmente focalizzato - leggi Ziolkowski, nello specifico - arriva rapido l’input dalla panchina con l’immediata correzione, che a molti sarebbe apparsa sgangherata, con l’ngresso di El Aynaoui e conseguente arretramento di Cristante addirittura da braccetto di destra, ruolo mai occupato in carriera, eppure funzionale a ciò che l’allenatore stava leggendo nella partita: nello specifico, il terzo difensore di destra (nel primo tempo Mancini) era quello destinato alla marcatura individuale della mezzala (Vandeputte, poi Bondo), tanto valeva mettere lì un centrocampista in grado all’occorrenza di aiutare con i suoi centimetri sui cross, piuttosto che inserire magari Ghilardi, non ancora evidentemente ritenuto all’altezza di un impegno così gravoso. Nessuna bocciatura, sia chiaro: come ha già dimostrato, Gasperini dà a tutti una chance, basta saperla meritare facendo fuoco e fiamme in allenamento e spingendo quanto più è possibile alla prima occasione. Dal punto di vista tattico, insomma, la partita di Cremona è un piccolo capolavoro dell’allenatore che merita di essere analizzato, sin dal momento delle scelte effettuate in settimana.
Cristante braccetto destro
L’allenatore ha fatto di necessità virtù nel momento in cui ha capito di dover rinunciare oltre al lungodegente Dovbyk anche alla qualità e al dinamismo di giocatori come Dybala e Bailey, fermati dai medici (non sarà sfuggita ai più la sottolineatura puntuta in conferenza stampa della vigilia quando ha fatto capire che avrebbe gradito l’ok dall’infermeria per l’eventuale disponibilità dei due fantasisti e invece non l’ha avuta) a cui si è aggiunto poi il forfait di Hermoso, per un altro piccolo contrattempo non meglio identificato: non potendo disporre di vere e proprie alternative offensive a Ferguson, Gasp ha deciso di tenersi l’ariete irlandese in panchina, proprio per avere la possibilità di potenziare l’attacco nel secondo tempo alla bisogna esattamente come è accaduto poi nel corso della partita. Di conseguenza la scelta è ricaduta su Baldanzi che poteva garantirgli imprevedibilità e ritmo soprattutto nelle transizioni, con una capacità di pressione continua a infastidire la prima impostazione degli avversari. Dietro ha scelto invece Ziolkowski, dopo aver valutato tutte le possibilità, per non perdere la spinta di Mancini come terzo centrale e anche per confermare la spinta sulle fasce di Celik a destra e di Wesley a sinistra, ormai diventati punti di forza della squadra giallorossa. E dopo il cambio all’intervallo, ha preferito mantenere Ndicka su Vardy e spostare Mancini a sinistra, anche per cominciare a valutare le opzioni disponibili per dicembre, quando l’ivoriano raggiungerà la sua Nazionale impegnata nella Coppa d’Africa. Contro le squadre che schierano due punte (o punta e trequartista centrale, tipo 4231) Gasp fa alzare spesso uno dei centrali su un centrocampista e magari Cristante può farlo meglio di un difensore, proprio come ha fatto a Cremona. E poi lì nel mezzo bisogna far posto anche a Pisilli che dietro scalpita. E Gasperini se n’è accorto.
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