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L'analisi di Sassuolo-Roma

Una Roma dominante: che bella novità

La tendenza non è più casuale: Mourinho sta riuscendo a cambiare pelle ai giallorossi. Contro la Fiorentina l’attesa controprova

Leandro Paredes in azione con la maglia della Roma

Leandro Paredes in azione con la maglia della Roma (GETTY IMAGES)

05 Dicembre 2023 - 08:02

Se qualcuno pensa che il cambiamento tattico in atto nella Roma sia solo una estemporanea casualità dettata dagli avversari e dal momento specifico della stagione potrebbe convincersi che non è così ammesso che abbia la bontà di seguirci in questo viaggio dentro alle virtù nascoste (o non ancora pienamente ammirate) della squadra di Mourinho. Partiamo intanto da un dato piuttosto evidente: nel confronto di domenica pomeriggio al Mapei di Reggio Emilia (trasformato per incanto in un pezzo di Olimpico, e se citiamo la questione è perché riteniamo che ci sia un rapporto di causa ed effetto, vista l’alternanza di rendimento tra casa e trasferta) le statistiche affermano con chiarezza che una squadra ha decisamente dominato l’altra. Il combinato disposto dei dati che riguardano il possesso palla (34% a 66%), dei tiri totali (8 a 15) e nello specchio (2 a 7), delle occasioni da gol (6 a 10), dei calci d’angolo (1 a 11), dei passaggi riusciti (248 a 547) e della percentuale dei passaggi riusciti in rapporto a quelli tentati (79% a 89%), dei palloni giocati in avanti riusciti (125 a 270) oltre che a quello degli expected goal (0,92 a 2) ci dicono che la Roma ha conquistato la vittoria meritandola sul campo. Ha avuto una sua incidenza anche l’uscita prematura dal campo di Boloca al 17’ del secondo tempo, certo, ma anche fino a quel momento c’era stata in campo una sola squadra dominante, a dispetto del risultato casualmente a favore del Sassuolo. Tanto che l’unico momento favorevole per i padroni di casa è stato proprio quello a ridosso del fischio finale quando i neroverdi, per la forza della disperazione, si sono riversati all’attacco lasciando peraltro generosi spazi alle spalle della linea difensiva purtroppo non sfruttati a dovere dai giallorossi. 

Mai così brillanti col Sassuolo
Questi numeri potrebbero allora essere confrontati con quelli delle quattro sfide intercorse tra le due squadre nei due anni precedenti, con gli stessi Mourinho e Dionisi ad affrontarsi sulla panchina. In questo caso dovrete per forza fidarvi di chi scrive perché non c’è spazio sufficiente per  riportare tutti i dati, ma non c’è stata neanche una sola delle altre quattro partite che abbia prodotto dei dati così favorevoli alla Roma. Ad esempio, nel 2-1 del primo anno all’Olimpico, quello della corsa di Mourinho sotto la curva per il gol all’ultimo secondo di El Shaarawy, possesso, passaggi, tiri e xg sono rimasti sul filo dell’equilibrio, poi rotto dal gol nel finale. Nel 2-2 della partita di ritorno, con un altro gol a tempo scaduto stavolta di Cristante, la Roma aveva provato ad essere aggressiva nelle pressioni, ma dopo l’iniziale gol di Abraham su rigore si era arresa alla rimonta arrembante dei padroni di casa, salvo poi trovare il 2-2 su calcio d’angolo sfruttato dalla testona di Bryan.

E se l’assalto finale (in undici contro dieci) ha favorito qualche occasione in più, come testimonia il dato degli xg favorevole alla Roma, in realtà tiri, occasioni e angoli erano stati molto equilibrati e il risultato finale apparve il più giusto. L’anno scorso l’1-1 del Mapei fu in frutto di una partita perennemente in bilico, col vantaggio romanista a dieci minuti dalla fine recuperato cinque minuti dopo da Pinamonti su assist di Laurienté lasciato libero dal “traditore” Karsdorp. E i numeri ne furono una conseguenza. Mentre la gara di ritorno, vinta 3-4 dai neroverdi, fu frutto essenzialmente dagli svarioni di Fabbri: e comunque nei dati la gara fu chiaramente sbilanciata a vantaggio della squadra di Dionisi.

Terzi nel possesso palla
Il dato aggregato delle prime quattordici giornate di questo campionato ci dice poi che la Roma è terza nella classifica del possesso della palla (con il 55,93%, meglio hanno fatto solo Napoli e Fiorentina), dato che non ha mai interessato particolarmente Mourinho, ma che quest’anno testimonia un evidente cambiamento, visto che nella classifica generale alla fine dello scorso campionato la Roma era solo undicesima, con il 49,45%. E ancora, di queste prime quattordici giornate, solo in due gare la squadra giallorossa ha completamente lasciato l’iniziativa agli avversari: contro Milan e Inter, affrontate però entrambe in condizioni decisamente approssimative sotto il profilo dei giocatori a disposizione. Anche l’orribile sconfitta di Genova è dovuta più ad errori individuali negli episodi chiave che a un controllo del gioco degli avversari.

Anzi, la Roma ebbe addirittura il 71% di possesso palla e tirò 13 volte contro 8 verso la porta avversaria, con mira però decisamente peggiore (3 tiri a 4 nello specchio, e quattro gol subiti). Contro l’Empoli (partita vinta 7-0, risultato che determinò l’esonero di Zanetti) tirò in porta quanto con la Salernitana (2-2 all’esordio) e dieci volte in meno che col Verona (sconfitta 2-1 alla seconda giornata), partite entrambe dominate eppure sfortunatissime nell’esito: aggiungete cinque punti in più in classifica e la Roma sarebbe addirittura terza al fianco del Milan.

Il cammino europeo
«Eh, però in Europa?», potrebbe dissentire lo scettico. Ma anche in Europa c’è stato un solo passaggio a vuoto che non a caso ha fatto infuriare Mourinho: nelle tre partite precedenti prima di Praga e in quella successiva a Ginevra, la Roma ha meritato di vincere sempre (riuscendoci tre volte su quattro), comunque controllando agevolmente le partite. Con lo Slavia la Roma è scivolata in un buco nero che ha complicato il cammino europeo (e se dovesse capitare un avversario insormontabile nel probabilissimo playoff da giocare nessuno se ne potrà lamentare), ma pur sempre all’interno di un girone che si chiuderà quasi sicuramente con 13 punti (su 18), come nel girone della Conference poi vinta due anni fa, tre in più del girone di Europa League dell’anno scorso.

E a Praga la squadra sapeva comunque di essere virtualmente già qualificata e con un derby da giocare di lì a tre giorni. La realtà ci dice insomma che la Roma è diventata una squadra dominante, senza magari esprimere i picchi di gioco del City di Guardiola, ma – almeno per efficacia - superiore a tante squadre più celebrate. E in attesa di migliorare in maniera significativa il rendimento esterno (troppe tre sconfitte già registrate in campionato, pochi i 9 gol segnati finora), domenica se ne potrà avere una controprova intanto in casa, contro l’arrembante Fiorentina di Italiano che però guarda caso è dietro di un punto in campionato e ha le stesse difficoltà in trasferta (anche per loro sono già tre le sconfitte collezionate). Ordinate i popcorn se proprio, com’è assai probabile, non riuscite a trovare più un biglietto per Mourinholand.

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