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Giù le mani

Quanno ce vo’ ce vo’: si dice così anche in Texas

Cari perbenisti presunti e compagnia canticchiando, se non volete sentire i romanisti, vogliate almeno sentire la AS Roma: quando è troppo, è troppo

José Mourinho in panchina contro il Sassuolo

José Mourinho in panchina contro il Sassuolo (GETTY IMAGES)

05 Dicembre 2023 - 08:07

Adesso fate una cosa tanto cara a Mourinho: distogliete l’attenzione, ma da lui. Cari perbenisti presunti e compagnia canticchiando, se non volete sentire i romanisti, vogliate almeno sentire la AS Roma. Che ha sì il profilo del silenzio, ma quando è troppo è troppo. Saranno pure californiani trapiantati in Texas, ma i Friedkin hanno imparato parecchio di Roma in tre anni. Sicuramente il detto che dice quanno ce vo’ ce vo’. Per la prima volta in modo forte e chiaro sul tema degli scontri di “palazzo” la proprietà si è schierata con il suo allenatore per dire basta. Che significa? Niente voli pindarici. I fatti: domenica pomeriggio prima della gara col Sassuolo Pinto ha alzato la voce contro una serie di sistemi che dal 4 maggio 2021 in poi ha preso a cuore una causa: bacchettare Mou, lasciando chiagnere e fottere tutti gli altri. 
Si potrebbero rinvangare i deferimenti spediti in tempo e quelli spediti in ritardo di serriana memoria, ma limitiamoci a questa stagione, che dimostra la pratica sfacciata dei due pesi e delle due misure, habitué del calcio che predica (finte) trasparenze e dell’ipocrita Italietta di quarta fascia: in principio fu De Siervo, ad della Lega Calcio, a inaugurare i contrattacchi. A pensarci bene, con un calendario asimmetrico è normale aspettarsi delle istituzioni asimmetriche (ancora nessuna nota ufficiale sulle identiche critiche di Sarri). Tanto vale per il capo degli arbitri ed erede del destituito Trentalange, Carlo Pacifici, che è diventato più noto di prima per aver condannato le parole di Mourinho su Marcenaro e Di Bello, mai offesi - sempre che di recente non sia stato introdotto il reato d’opinione - dal tecnico nella lingua che ogni italiano dovrebbe imparare a scuola. Difendere la categoria è legittimo per il presidente dell’Aia e non c’entra nulla col fatto che si scagli contro Mou addirittura additandolo come istigatore di possibili violenze la diceria che non abbia mai nascosto le sue simpatie calcistiche (diversamente  romaniste). Lui è uomo delle istituzioni e sicuramente rimprovererà anche Sarri, Ranieri e Thiago Motta, che hanno attaccato arbitri e Var vari. A Roma c’è il Tevere, noi, stavolta con Tiago, Dan e Ryan, aspettiamo sulla riva del fiume. 
Quanto a Berardi (molti la pensano come José, ma non lo dicono così si credono assolti pur essendo coinvolti), che pure al Mapei ha provato a recitare con Ndicka ma è finito presto dietro le quinte, dopo la scarpata involontaria con cui ha fornito a Henrique l’assist per l’inutile gol dei neroverdi, e al presunto fair play di Dionisi, li invitiamo solo a rivedere l’espulsione di Kumbulla in Roma-Sassuolo del marzo scorso e cliccare su rewind come avrebbe dovuto fare il Var in quell’occasione.
Nel frattempo, oltre al solito minestrone-mainstream, si è risvegliata una certa stampa che ha fatto tornare più giovani molti di noi, un bel tuffo agli anni precedenti il 2006, quelli meglio noti come Calciopoli (per i più giovani: googlate). Pietà.
Per finire, sul fascicolo della Procura federale Pinto si è appellato al buonsenso e vedremo come finirà. Intanto, matematico, magari anche per distogliere l’attenzione, è stato “inquisito” il povero Thiago Motta. La Roma è quadrata, non morirà tonda.

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