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TatticaMente - L'analisi di Roma-Lazio: scacco in dieci mosse

Il trionfo di Eusebio. Linea alta e pressing orientato. Bastos punto debole, attenzione sulle palle inattive. E nessuna rinuncia agli inserimenti dei terzini

20 Novembre 2017 - 15:00

Scacco matto in dieci mosse. Proviamo a ripercorrere tutto quello che ha funzionato nella preparazione della partita con la Lazio studiata nelle ultime due settimane da Di Francesco.

1. La linea altissima

Nessun passo indietro rispetto alle più recenti modalità scelte per affrontare gli avversari. Pur sapendo che la Lazio è tra le squadre più preparate tatticamente proprio nell'aggressione della profondità alle spalle delle linee difensive avversarie, Eusebio ha lavorato sull'organizzazione tattica e sull'attenzione rispetto alle abitudini di Immobile e soprattutto dei suggeritori Luis Alberto e Milinkovic Savic. La Roma ha sofferto un po' nei primi minuti, come spieghiamo anche nei fotogrammi della pagina accanto, ma poi si è assestata e non ha mai sofferto troppo.

2. Il pressing orientato

Di Francesco ha aggredito alto mettendo le tre punte sui trecentrali difensivi, chiedendo a Dzeko di andare ad attaccare anche Strakosha (la Roma è tra le poche squadre italiane che pressa anche il portiere), non bravissimo con i piedi, e raccomandandosi con Perotti e El Shaarawy di orientare il giro palla rispettivamente di Bastos e Radu verso l'interno e non sugli esterni. Come conferma la tabella che pubblichiamo qui a fianco, la Roma è la terza squadra in Italia per recupero dei palloni nella metà campo avversaria.

3. Attacco a Bastos

Nella pressione, se c'era un elemento che doveva essere attaccato con maggior forza doveva essere proprio Bastos, ritenuto il punto debole del palleggio difensivo. Operazione decisamente riuscita nel secondo tempo: ha fruttato tutte e due le reti.

4. Occupazione spazi

Una delle scelta tattiche di Inzaghi si è rivelata un vantaggio per la Roma: quando subisce il pressing degli avversari, la Lazio decide di te nere alti quattro o cinque giocatori (di solito Immobile, Milinkovic, Luis Alberto e due tra i due interni e i due esterni), per sfruttare il lancio dei centrali o del portiere e la spizzata soprattutto di Milinkovic a trasformare l'azione da difensiva in offensiva. Il pressing romanista però ha asfissiato i difensori laziali e, come accaduto nell'azione del secondo gol, una volta rubata palla c'è stato spazio per attaccare in evidente superiorità grazie all'ottima occupazione degli spazi.

5. Il controllo dei nervi

Ormai è una caratteristica di questa squadra. Difficilmente si fa prendere dai nervi. Anche una partita tirata come il derby è sfilata via senza danni (appena due ammoniti: Fazio per proteste e Nainggolan per gioco scorretto, senza peraltro toccare Radu) e senza falli evidenti.

6. La preparazione fisica

I giocatori della Roma sono arrivati in splendide condizioni fisiche al derby e hanno avuto successo le operazioni diplomatiche che sostanzialmente hanno evitato sovraccarichi di impegni ai giocatori che erano in giro con le nazionali.

7. Palle inattive a favore

Di Francesco sta dedicando molte esercitazioni alle palle inattive. Anche contro la Lazio ha tentato di sfruttare soprattutto l'abilità aerea su corner e punizioni laterali di Dzeko e Fazio e in un'occasione (quella del bosniaco al 35', girata respinta in tuffo da Strakosha) ha quasi fatto centro, con il gioco dei blocchi. Perotti poi ha fatto centro su rigore. Col suo stile.

8. Palle inattive a sfavore

Grande studio era stato dedicato alle palle inattive della Lazio, maestra nel genere. Inzaghi ha provato anche uno schema nuovo su angolo, mai visto prima: finta di Radu, cross di Luis Alberto e movimento di Immobile a sbucare dall'assembramento intorno ad Alisson sfruttando il blocco di Parolo. Anche in quel caso la Roma non si è fatta trovare impreparata.

9. Inserimento terzini

Florenzi e Kolarov non si sono risparmiati. Nell'azione del secondo gol, l'inserimento a vuoto di Alessandro è stato decisivo per creare lo spazio centrale a Nainggolan.

10. Difesa a cinque

E nel finale, per la seconda volta in stagione, Di Francesco ha fatto ricorso alla difesa a cinque. E ha funzionato, come già avvenuto con l'Atletico Madrid. Ma in questa maniera la squadra si schiaccia troppo. Eusebio lo sa e non ama farlo spesso.

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