ASCOLTA LA RADIO RADIO  
Tatticamente

L'analisi di Roma-Spezia: se vinci rallentando. Ma ora devi correre

Contro i liguri è stato sufficiente abbassare i ritmi. Ma sabato con l’Atalanta è il vero esame: va ristudiata la gara col Torino

Giallorossi esultano contro lo Spezia (As Roma via Getty Images)

Giallorossi esultano contro lo Spezia (As Roma via Getty Images)

15 Dicembre 2021 - 08:49

Se si possono immaginare due partite diverse tra loro, agli opposti per quello che è stata una e si immagina possa essere l'altra, mettiamo una a fianco all'altra Roma-Spezia e Atalanta-Roma e di sicuro non andremo molto lontani dalla realtà. La Roma ha vinto la partita con i liguri segnando due volte su calcio piazzato, sfiorandone un altro paio su estemporanei transizioni, e poi difendendo in maniera più o meno ordinata, con maggior affanno da quando Smalling ha alzato bandiera bianca e Cristante è stato retrocesso in difesa con l'inserimento di Diawara a metà campo. Lo Spezia è una squadra in costruzione, forse Thiago Motta non è riuscito ancora a darle uno stile definito, l'eredità di Vincenzo Italiano non è facile da raccogliere se non si unisce alla bella teoria (Motta ha già dimostrato di avere idee offensive molto chiare anche prima di approdare allo Spezia) la necessaria praticità, dote fondamentale per una squadra che lotta per non retrocedere. Sta di fatto che l'altra sera all'Olimpico, complice anche l'atmosfera non festosa per il malore occorso al tifoso romanista, è stata giocata su bassi ritmi e con un'intensità davvero ridotta. Le squadre hanno pressato poco, hanno difeso basse, hanno corso pochi rischi. È stato un confronto non troppo vivace tra 352. Interessante la variante utilizzata da Motta con i quinti mandati spesso a giocare dentro al campo: Reca ha trovato così sfogo un paio di volte nel cuore dell'aria romanista, in una è stato bravo Rui Patricio, nell'altra il suo colpo di testa è terminato alto.

Sotto il profilo delle occasioni il dato degli expected goal rispecchia andamento della partita e risultato del campo. Ma non è stata una partita dominata dalla squadra giallorossa sul piano del gioco. Le azioni offensive sono stati appena 41 contro 35, il possesso palla condiviso, più o meno anche il numero di passaggi. Di sicuro ciò che aspetta la Roma sabato è una partita di tutt'altro tenore. Ecco, se si vuole avere un'idea, se si vuole fare un raffronto anche solo ipotetico, si potrebbe prendere in considerazione tipo di partita e rilievi statistici evidenziati dalla recente sfida con il Torino, vinta dalla Roma per uno a zero al termine di una gara decisamente controllata dai granata. Come ormai tutti sanno il Torino, così come il Verona dell'anno scorso (e in parte anche quello di quest'anno), sono piccole Atalanta, nel senso che sono squadre che rappresentano su scala ridotta ciò che Gasperini con la sua Atalanta riesce ormai a fare su grandi livelli. Fase di non possesso articolata su durissimi uno contro uno in ogni zona del campo, fase di possesso con continue aggressioni in verticale con giocatori di tasso tecnico via via superiore, tali ormai da rappresentare un livello di qualità assoluta che non fa davvero sfigurare la squadra nerazzurra neanche al cospetto delle big europee. Il tonfo in Champions League di quest'anno è figlio di alcune partite non perfettamente interpretate, ma siamo sicuri che l'Atalanta avrà un ruolo da protagonista in Europa League. E resta un cliente difficilissimo per chiunque. Lo dimostra il recente cammino: sei vittorie nelle ultime sei partite, Napoli scavalcato, terzo posto conquistato. Mourinho potrà far tesoro delle difficoltà incontrate con il Torino e impostare la partita di Bergamo di conseguenza.

Nel dettaglio, vediamo quali possono essere gli errori da non ripetere e magari le opportunità da cogliere. Intanto lasciare tutti quei metri di campo e l'iniziativa all'impostazione avversaria resta un errore quando si gioca con squadre come l'Inter o, appunto, questa Atalanta. È andata bene con il Torino, ma il risultato fu figlio anche di una certa dose di casualità. Con l'Inter si è capito presto che l'unica chances sarebbe stata quella di rimanere in parità più a lungo possibile. Una volta preso il gol si è avuta subito la sensazione che la partita fosse finita. E non affrontiamo in questa sede la questione tecnica: è chiaro che giocare con Smalling è diverso che giocare con Kumbulla, ma a prescindere dagli uomini il tecnico avrà il dovere di organizzare il piano partita più idoneo possibile. Dunque chiedere ai due attaccanti di dividersi tra l'impostazione dei tre difensori e addirittura uno dei play di centrocampo significa rassegnarsi a lasciare la libera impostazione fin dentro la propria metà campo, con spazi conseguenti concessi ai centrali che avanzano e che nello specifico sanno addirittura far più male di quanto non ne abbia già fatto Bastoni con l'Inter. Altro che abbassare il ritmo: farlo significa consegnarsi al dinamismo degli avversari. Le squadre che sono uscite vincitrici da Bergamo, ultima proprio il Villarreal di quell'illuminato stratega che risponde al nome di Unai Emery, hanno accettato il confronto a viso aperto, hanno sporcato i piani di gioco con pressioni alte, hanno accettato la parità numerica in fase di non possesso nelle zone calde evitando troppe speculazioni.

Schiacciarsi in difesa con i quinti sui quinti, i tre centrali occupati dai tre attaccanti bergamaschi, significa consegnarsi alla loro travolgente ispirazione. Quando poi si conquista il pallone bisognerà fare in modo di liberarsi dei carcerieri individuali attraverso fraseggi corti, scarichi e verticalizzazioni. Sarà fondamentale utilizzare al meglio le transizioni positive. Così la Roma vinto la partita col Torino, liberando un uomo dalla marcatura (Mkhitaryan e Ibañez contro Praet) ed essere feroci nelle conclusioni. I dati specifici sono preoccupanti e vanno migliorati: la Roma è la squadra che tira di più insieme con l'Inter ma è anche quella che ha il rapporto peggiore tra i tiri totali e i tiri nello specchio. Di conseguenza è la squadra che vanta il peggior differenziale tra goal realizzati (26) e attesi (gli expected goal sono 31,24). Non per caso l'Atalanta presenta numeri opposti: 31,76 sarebbero i gol meritati secondo le conclusioni effettuate (numero simile a quello della Roma), ma sono ben 37 i gol segnati ( 11 in più della Roma). Significa che Gasperini ha a disposizione attaccanti più bravi e probabilmente vanno al tiro in maniera più limpida. E anche questo è un merito. Certo, parlarne sulle pagine di un giornale fa sembrare tutto facile. Quel che è sicuro è che l'arrendevolezza mostrata dalla Roma contro l'Inter porterebbe a un'altra sconfitta. Ci vuole coraggio e Mourinho sa come si fa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA